Loki è la creazione che potrebbe far amare ancor di più la MCU. Incomincio a trovare stranamente ironico ciò che sta accadendo al mondo Marvel e Disney. Dopo lo schiocco di dita di Thanos non è cambiato per sempre solo l’ecosistema dei supereroi moderni, ma anche la digitalizzazione. La pendemia ha inghiottito in un warp temporale oltre un anno, e ci sembra ieri che andavamo al cinema per rivedere Avengers Endgame. Così come tempo e quotidianità sono collassati sotto l’edace fardello della pandemia, anche le priorità di Disney sono mutate silenziosamente. L’entrata in scena dirompente di Disney+, la chiusura degli store fisici: molte delle usanze, o dei riti oserei dire, sono mutati in qualcosa di più vicino al focolare familiare. Dopo esserci crogiolati con la struggente conclusione della fase 3 in casa Marvel, ci siamo sentiti giustamente disorientati.
La perdita di alcuni maestosi vessilli della saga, e l’evoluzione delle opere audiovisive annesse, hanno lasciato il mondo con il fiato sospeso. Da WandaVision, passando per The Falcon and The Winter Soldier, ci siamo lasciati cullare dauna formula insolita rispetto al passato. L’apparente entropia e frammentarietà erogata dalla fase tre si è però rivelata un’occasione per inanellare colpi di scena e storie sempre più elaborate. Un percorso di maturazione, un crocevia del sentimento. Così in molti si sono avvicinati con apparente scetticismo alle serie dedicate agli eroi più blasonati del grande schermo, per poi scoprire che è lecito osare di più, e che non per forza è tutto fatto di imprese ermetiche e gloriose epopee. Vi sono altri aspetti umani, talvolta più intriganti, che meritano i riflettori. Oggi su quel palco prende il microfono il mistificatore Loki. Vi ricordiamo che la serie è attesa dal 9 giugno 2021 su Disney+.
Ragioniamo ora sull’incipit decisamente atipico della serie. Dopo aver rubato il Tesseract agli Avengers, la fuga di Loki ha provocato una pericolosa diramazione temporale. Tale anomalia è stata tempestivamente dall’Autorità della Varianza del Tempo: un ente quasi sovrannaturale che si occupa di evitare la creazione di flussi anomali di multiverso. Catturato e condannato, il dio dell’inganno viene preso in custodia da Mobius M. Mobius, un veterano all’interno dell’ente e capace di trasmettere un’atmosfera apparentemente poliziesca. La loro collaborazione forzata spingerà la trama su due direzioni ben delineate: indagare sulle anomali temporali e le potenzialità dell’Autorità, ma anche sulla redenzione di Loki. Un viaggio stratificato e dai continui risvolti imprevedibili, ma che sa affascinare come nessun’altra creazione del MCU. Il parco dei personaggi minori presentati finora è fiorente di personalità serrate, ma che non mancano di regale il giusto brio d’azione. Si prospetta una stagione dal retrogusto poliziesco, ove magia e giustizia si mescolano per fondersi in un qualcosa di insolito, ma che può raccontarci degli scorci ancora non esplorati in casa Marvel. Forse è vero che siamo in uno dei luogo più potenti dell’universo, ma solo gli eventi futuri ci potranno spiegare chi tira le fila di questa realtà da bizzarri pendolari.
Rassereno voi, cortese pubblico, sul fatto che non vi sarà alcun tipo di spoiler. Non solo perché non mi è permesso, ma perché, similmente alle vicissitudini di Wanda e Visione, ogni parola fuori posto potrebbe rovinarvi l’esperienza. Rallegratevi però: ci sarà molto di cui parlare nei prossimi episodi e nei nostri futuri approfondimenti. Cosa dire dunque dell’incipit di Loki? Un terreno lastricato e tortuoso da decantare in poche righe. Citare il suo destino in Endgame, in ogni sua forma, potrebbe nuocere a chi non ha ancora assaporato le beltà narrative del film, quindi su questo taccio. Parlerò tuttavia del mistificatore che noi tutti conosciamo, barcamenandomi tra i possibili risvolti del suo carattere in questa serie. Loki è sempre stato il figlio arrogante e decisamente poco affabile a casa di Odino. La rivalità con il fratello Thor è sicuramente uno degli argomenti iconici di discussione più controversi della serie.
Sebbene da un lato il giovane principe non faccia altro che gridare sommamente ai quattro venti il suo sangue regale, non è che si sia mai dimostrato un grande giocoliere del potere. La sua querula ricerca al controllo è stata, sin dagli albori del personaggio, il suo peccato mortale. Non che non sia un essere potente, ma il più delle volte si è sempre atteggiato da orgoglioso araldo della superbia, senza mai essere preso troppo sul serio. Ciò che è passato in sordina, oltre ai suoi quasi ridicoli fallimenti agli occhi del padre, è però l’incredibile amore verso la sua gente. Impossibile penserete voi, eppure, anche qui senza fare spoiler, la sua fierezza non oscura totalmente l’amore che nutre per la sua terra natia e per il suo nido.
L’impossibilità di sentirsi padrone del proprio destino, che in cuor suo sapeva di dovere proseguire a qualunque costo, lo ha reso una pedina instabile sulla scacchiera degli eventi. Ciò che sappiamo di Loki è il suo vanitoso ostentare di poteri magici e sangue blu. L’asgardiano che è in lui lo abbiamo solo intravisto di sfuggita e ci è sempre sembrato una figura rilegata alla macchietta dell’eroe pomposo e bislacco. La serie che state per vedere, invece, getta da subito le basi per la vera evoluzione del personaggio. Il celebre mistificatore di casa Marvel ha ancora moltissimo da raccontarvi. Avete solo intravisto la complessità psicologica del dio e, soprattutto, non ne avete compreso appieno l’acume. Così come Thor non è solo il signore dei martello, similmente il fratello ha un mazzo intero di carte da mostrarci, ma serve il tavolo giusto. Magari un luogo ove la sua vecchia personalità necessita di esser rimessa in discussione. A cosa servono intelligenza e abilità arcane fuori dal comune, se non si conoscono i propri desideri? Perché scappare dai sentimenti? Basta trucchetti e costumi, ora sì che contempleremo un Loki di vero spessore.
Sarà il focus unico sul singolo personaggio, sarà l’atmosfera della fase quattro che ormai trasuda di raffinata autorevolezza artistica, ma Tom Hiddlestone sta in formissima. Non è solo il Loki che ho analizzato precedentemente, ma quasi un personaggio nuovo, desideroso di mettersi alla prova. Nei primi episodi la sua psiche sbanda in cerca di risposte e comprensione sul suo stato attuale, ma ecco sopraggiungere la necessità improvvisa di una catarsi. La lotta psicologica nella sua mente è resa in modo esemplare e lo investe radicalmente. Lo shock lo trasformerà in un essere diverso, o sta ingannando anche noi spettatori? Occorrerà più tempo per capirlo, ma ad ora le premesse di trama sono stellari. Oserei dire che si tratta della prima serie Marvel in cui possiamo aspettarci letteralmente di tutti.
Sebbene la sceneggiatura getti delle premesse assai galvanizzanti, mi domando ora dove ci porterà il suo viaggio, e come questo influenzerà il corso degli eventi. Troppe variabili in gioco. La scenografia è un altro sontuoso punto di forza da non sottovalutare. L’ambientazione si gonfia di ariosità ad ogni passo e gli orizzonti da varcare sul piano narrativo sono oltremodo infiniti. Siamo in una realtà che va ben oltre il metafisico di WandaVision e la cruenta realtà di The Falcon and The Winter Soldier. Ad oggi, Loki è senza dubbio la serie più variopinta su questo aspetto. Lo stesso tono utilizzato nell’orchestrare gli eventi e il ritmo risuonano di una melodia che raramente abbiamo percepito in casa Marvel e Disney. Non manca un pizzico di goliardia e surrealismo certo, ma si prospetta un’opera decisamente più matura dei suoi predecessori, anche se non aspramente politica.
Conclusione
Loki è dunque un’opera che vuole farsi scoprire e ha gli strumenti per poter incuriosire proprio tutti, anche i non amanti del MCU. È il palcoscenico perfetto per mostrare lo spessore di uno degli antagonisti più amati e criptici del grande schermo. Ora ha un palco tutto suo per fare lo show che stavamo aspettando, solo che dovrà fare i conti con la sua natura imprevedibile. L’incipit conferma le premesse: siamo al cospetto di una serie matura e affascinante, capace di narrare in modo unico e senza mai annoiare. Lo scenario fa da sovrano e si respira un senso di ariosità e mistero, tanto da far sentire lo spettatore smarrito come lo stesso protagonista. Le forze in gioco sono ancestrali, intangibili e sfuggenti, così imponenti che solo una mente brillante come quella di Loki può carpirne il significato. Il personaggio giusto nel posto giusto oserei dire, ma non solo per il corso degli eventi. Decontestualizzare il Loki che conosciamo può aprire ad orizzonti narrativi più ambiziosi e per questo non posso che rimanere estasiato, ma anche ansioso per la catarsi del villain più controverso che conosco. Il retrogusto poliziesco donato dall’Autorità ci lascia però al cospetto di un prodotto atipico, ad ora difficile da comprendere appieno e in cui non riusciamo a decodificare completamente il valore aggiunto di Loki. Non facciamoci manipolare però, è sempre il dio degli inganni.