Il viaggio dell’estate 2021 per ora si sta dimostrando un’integerrima prova di forza per Disney. Il rocambolesco excursus nell’onirico disneiano questa volta ci fa partire per un’epopea lontanissima ai nostri occhi, alla vigilia della Prima guerra mondiale. Tra dissapori politici e criticità sociali, la nostra fava volge lo sguardo a un’Europa retrograda e fortemente maschilista, ove si contende il potere della conoscenza. In questo pantano di stereotipi, si narrano le gesta di un’avventuriera fuori dal comune che insegue estenuantemente il sogno di finire tra le pagine della storia. Quando bisogna scomodare delle leggende antiche dall’ardua lettura, ecco giungere la sapiente alchimia disneiana, che cerca di imbottigliare una storia che ha molto ancora per farsi ricordare e tramandare.
Da tali premesse, si apre lo scorcio narrativo propizio per la nascita di Jungle Cruise. L’opera si potrà vedere dal 28 luglio al cinema e dal 30 su Disney+, ma diamo uno sguardo da vicino al viaggio che ci attende.
Jungle Cruise: la maratona della conoscenza
Lo scenario in cui su tesse la narrativa apre le tende in un’Inghilterra dell’ante guerra, in cui la ricerca forsennata per la verità e la conoscenza facevano da timone alla vita degli studiosi. Si cercava di comprendere il mondo per dissetarsi della sua linfa segreta e si avvertiva fortemente il bisogno di custodire gelosamente quelle stringhe di conoscenza per condurre la nazione. Una rincorsa alle armi della mente e uno spasmodico bisogno di lasciare il segno per i posteri, il tutto ammuffito dall’intravedersi dell’alba della tirannia. Il background storico fa della satira intelligente e quasi sempre azzeccata, cercando di esorcizzarne i dogmi, sugli stereotipi di genere. Il ruolo della donna e l’orientamento sessuale erano argomenti di profondo imbarazzo e disprezzo sul palcoscenico pubblico.
La sferzante diatriba d’altri tempi collide inoltre con la vita privata dei due principali protagonisti dell’incipit: Lily – Emily Blunt – e McGregor – Javk Whitehall -, i due aspiranti esploratori. Incoraggiati dai desideri latenti della famiglia e spinti dal coraggio che li teneva uniti, i due fanno la conoscenza di Frank. Quest’ultimo, interpretato da Dwayne Johnson, è un amante della navigazione e anche un esperto mistificatore durante le gite turistiche a spasso per la giungla. Ma quanto si diverte Dwayne in questi ruoli? Il folle coraggioso che fa battute squallide, ma che ha un buon cuore. Il personaggio gli si cuce perfettamente addosso e la pellicola stessa ne esce più brillante dal suo personale giubilo.
Sul piano della recitazione il trio convince, affascina ed emoziona, intonando una dolce melodia familiare che trascende dall’epicità esaltata dall’opera. Non sono solo gli eroi della storia, ma sono i padroni della scena e la loro qualità spinge notevolmente lo spettatore a digerire le scene con piacevole goduria.
Lo scroscio dell’epicità
La sceneggiatura è un’altalenante messa in scena di momenti dal forte impatto. Si spinge sull’acceleratore per le scene d’azione, , ma ci si scontra talvolta sui dossi della vacuità logica. Non tutti gli approfondimenti hanno la stessa rilevanza e alcuni personaggi non godono dello stesso spessore. Ci sono moltissimi aspetti curiosi e affascinanti in Jungle Cruise, ma si è scesi a patti con una narrazione più blanda e sbottonata per ammaliare lo spettatore, dimenticandosi di alcuni scorci che meritavano qualche minuto in più. Sebbene vi sia una smorfia di rammarico per alcuni retroscena, l’intelaiatura narrativa si lascia scivolare con semplicità nella mente dello spettatore, senza mai annoiare. Laddove si pecca di ingenuità per racconto, vi aspetta una scenografia e fotografia da lode, tra le più apprezzate delle ultime opere Disney.
La giungla e il delta brulicante di magia che si estende per tutto il viaggio sono ostentazione di una natura viva, pulsante e dalle aperture estasianti. Un piacere per gli occhi, senza mezza termini. Se ci si dimentica per un attimo di essere davanti ad uno schermo, sembra quasi di affacciarsi sulla finestra che dà sull’Eden. Oltre il richiamo dell’occhio, l’umorismo è un altro ingrediente che non poteva mancare in un’opera che desidera comunicare proprio a tutti.
La genuinità dei protagonisti riesce, accompagnata dal carisma di quest’ultimi – e in particolare dalla performance superba di Jesse Plemons -, a tingere l’andamento della storia di un’ulteriore forza visiva. Jesse è un antagonista con i fiocchi, capace di ridicolizzare sugli atteggiamenti assolutisti dei militari di quel tempo e sulla loro delirante ricerca al potere.
Tirando le somme, Jungle Cruise è un’opera che riesce nel suo intento primario: veicolare una fiaba antica in un contesto fiabesco e piacevole. Le mentalità del regista risulta essere intelligenze e sferzante, capace di orchestrare un clima a schermo dalla forte componente onirica. La sceneggiatura è sorretta dalla brillante naturalezza dei protagonisti dell’opera, che riescono a canalizzare l’attenzione con una messa in scena disinvolta e profondamente sentita. Male la profondità e le varie opportunità narrative secondarie, che potevano gioire di qualche minuto in più per spiegare le ali. Scenografia e fotografia sono le vere note d’eccellenza del titolo, capaci di trainare la storia in un tripudio di poesia e piacere per gli occhi. Consiglio fortemente la visione del film, ma anche di accoglierlo senza troppe pretese. Non sarà una creazione memorabile e indimenticabile forse, ma sa ammaliare e affascinare per tutta la sua durata. Non vi pentirete di un singolo minuto durate la sua visione.