Hideo Kojima, game creator giapponese conosciuto in tutto il mondo. Dopo aver debuttato con Metal Gear nel 1987, ha da allora proseguito in modo spedito la sua carriera nell’industria videoludica. Nel 2015, dopo molto scalpore, ricomincia dalle fondamenta creando lo studio Kojima Production, e nel 2019 rilascia Death Stranding. In attesa della Director’s Cut, parla in un’intervista presso la rivista giapponese Anan delle sue mire riguardo la sua prossima creazione, e dell’evoluzione in atto all’interno del mondo videoludico.
Hideo Kojima vuole che sia possibile sentire una connessione indiretta
Il tratto principale che va a fare da cardine nelle sue creazioni è la possibilità di sentire un lieve legame con le persone. Questo è diverso dalla sensazione di cooperazione che percepiamo giocando online: si tratta di poter vivere una nuova sensazione di distanza. In Death Stranding, Hideo Kojima ha puntato a rappresentare il modo in cui il mondo sarebbe nel caso si facesse “un passo indietro” nella comunicazione. Ci si deve servire di connessioni indirette, e ciò è evidenziabile nelle situazioni in cui si gioca connessi online. Molto spesso gli oggetti lasciati da altri utenti, come scale, moto e stivali, sono condivisi con gli altri per aiutare a superare certe situazioni. In questo modo si crea un senso di gratitudine, dimostrato anche dai “mi piace”. Così il protagonista- il giocatore – che si ritrova circondato dalla solitudine, viene consolato.
Il gioco è strutturato in modo da provocare questo forte senso di solitudine: infatti viene da pensare che, dopo aver faticato duramente nel corso di una partita, non si ha mai la possibilità di incontrare qualcuno. Ed è in quei momenti che ci si ritrova davanti a oggetti posti da altre persone. Si scopre che c’è qualcun altro come noi, e si diventa consapevoli della connessione indiretta tra gli individui. I videogiochi sono ritenuti oggetti per persone sole: invece, coloro che non sono in grado di connettersi con gli altri nella vita reale, diventano protagonisti di un mondo immaginario e riescono a legare con degli sconosciuti. Kojima dice che anche questo messaggio fa parte di Death Stranding, è solo che all’inizio ciò non traspare, e per questo alcuni decidono di smettere di giocare prima. Ma il punto fondamentale dei videogames è che il giocatore conduca da sé la storia, ed è quindi piuttosto complicato che la situazione avanzi senza far nulla.
Kojima sostiene che anche nella realtà vengono poste delle tracce che creano delle connessioni. Fa come esempio i ponti in legno presenti lungo le scalate in montagna, che portano a domandarsi chi abbia creato questo aiuto prezioso. O sempre quando in montagna c’è lo stesso distributore automatico che troveresti normalmente più in basso, solo che questo ha prezzi maggiori. Eppure, è grazie a qualcuno che lo ha portato lì che la gente può fruirne e dissetarsi. Hideo Kojima pensa che applicando lo stesso punto di vista alle strade e ai conbini, si dovrebbe capire che si nasce e si vive nella società. Anche nei videogiochi esistono dei gimmick che permettono di lasciare tracce e costruzioni. L’umanità riesce a sopravvivere grazie ai legami indiretti e all’unione.
Alla domanda su come intendesse progredire l’evoluzione dei suoi giochi, Kojima risponde di voler fare un gioco che cambi in tempo reale. Nonostante persone di ogni tipo di età e professione giochino lo stesso gioco, tutti fanno ciò nello stesso modo. Lui desidera che un gioco cambi a seconda delle sensazioni che una persona ha, e a seconda del luogo in cui essa vive. Cita così il gioco per Gameboy Advance “Boktai” (Bokura no Taiyou), al quale ha lavorato mentre si trovava a Konami. Il GBA possedeva un sensore solare e un orologio, il gioco reagiva a seconda della quantità di luce per sconfiggere i nemici vampiri. Questa funzione collega un sistema fatto dall’uomo alla realtà.
Nella parte finale dell’intervista, Kojima evidenzia come ci sia anche un’evoluzione nei giocatori, che stanno diventando sempre più creativi. Finora il suo era un mondo fatto di videogiocatori, recensori e creatori, ma adesso sono sorti i gamer professionisti, gli streamers, e di recente anche fotografi all’interno dei videogiochi. Lo sviluppatore si ritiene felice nel creare un’opera che non finisca dopo averla giocata, anche se ciò non gli porta dei soldi. Infine, dice di voler costruire un parco giochi dove tutti possano giocare e anela a una sensazione di divertimento che viene ereditata da una miriade di persone.
In attesa di maggiori novità da parte di Hideo Kojima per quanto riguarda il suo prossimo nuovo gioco, vi ricordiamo che Death Stranding Director’s Cut uscirà il 19 settembre su PS5. Rimanete aggiornati sulle notizie di videogiochi continuando a seguirci su Kaleidoverse e sul canale Telegram del nostro sito.