Dovesse mai esservi capitato, purtroppo, di provare quella sensazione di delusione che ci assale nel momento in cui si chiudono le porte a qualcuno che ha appena espresso il proprio amore per voi, sarete vicini a poter comprendere come mi sento mentre scrivo questa recensione di Eastward. Sento di aver avuto l’opportunità di approcciarmi a un titolo che ci ha messo tutto l’impegno possibile, andando forse anche oltre, per farmelo amare. Partendo da un’incredibile colonna sonora, passando per la pixel art rifinita minuziosamente in ogni dove, fermandoci ad analizzare una storia avvincente e terminando il nostro viaggio con una relazione posta al centro di tutto e in grado di resistere agli assalti che questo mondo post-apocalittico cerca di arrecargli. Ma allora, perché mai se posso spendere così tante care parole per Eastward, non riesco ad amarlo quanto vorrei? Beh, la risposta è che non ne ho idea.
O meglio, cercando di indagare più a fondo tra le mie opinioni, possiamo giungere a un’idea più generale. Il cruccio della questione risiede in un’unica possibile spiegazione: non credo che Eastward sia stato fatto per me. E no, il problema non è la mancanza di una controparte violenta ed enfatizzata che spesso cerco in un videogioco. È più dovuto al fatto che Eastward tira naturalmente un certo insieme di corde nostalgiche che non possiedo. Sebbene mi riferisca sempre a un prodotto che ritengo ottimo di per sé, ritengo sia un’opera costruita per quei giocatori che ricordano di aver intrapreso delle avventure su Earthbound, o che magari son cresciuti strizzando gli occhi sullo schermo di un Game Boy, pur di riuscire a perdersi tra le mille avventure di Link in The Legend of Zelda. Ma io, personalmente, non sono uno di questi.
L’affetto
Ambientato in un mondo devastato da una misteriosa calamità chiamata Miasma, la prima occhiata che Eastward ci concede si focalizza sulla comunità sotterranea nella quale vivono e trascorrono il loro tempo assieme a un mucchio di altri sopravvissuti i due protagonisti della nostra storia, John e sua figlia adottiva Sam. Il primo è un cacciatore, un minatore, un elettricista, un muratore, un addetto alla sicurezza: insomma, un tuttofare. Per avere un termine di paragone efficace, immaginate Joel di The Last of Us. Dall’altra parte abbiamo la piccola Sam, la quale è una vera e propria trovatella, e afferma di aver visto la superficie. È anche perseguitata da un doppelganger inquietante e spettrale, ma nonostante ciò nulla riesce a far tacere il suo carattere vispo e allegro. Nonostante siamo di fronte a un’opera senza dialoghi parlati e con un protagonista che non dice assolutamente niente, la storia di Eastward ci viene posta e raccontata sempre in un modo accattivante.
L’affetto trasmesso da Eastward mediante la relazione tra John e Sam è semplicemente adorabile. I due si prendono cura l’un l’altro, sostenendosi a vicenda a prescindere da quanto tragica o meno possa essere la situazione. La necessità che provano di essere al sicuro assieme è palpabile, e dubito di aver visto delle animazioni più tenere come quelle realizzate dagli sviluppatori nel momento in cui Sam si arrampica sulle spalle del padre. Ci sono altri personaggi che entrano ed escono dalla trama principale, come l’unico intrattenitore rimasto al mondo, Jasper, e l’enigmatica Izzy. La loro partecipazione al nostro viaggio in Eastward è utile ad aggiungere benzina alla fiamma tremolante della trama. La quale, ogniqualvolta ci si inizia a sentire a proprio agio o sembra diventare leggermente prevedibile, fa accadere qualcosa in grado di smuoverne i pezzi, lasciandoci pieni di domande, alle quali trovare risposta.
L’arsenale inatteso di Eastward
Una volta banditi dalla loro città natale e spediti nel sottosuolo verso est tramite un treno noto come Caronte, John e Sam devono lavorare assieme per svelare i segreti della ragazzina e i la verità che si cela dietro il Miasma. Per farlo, l’uomo sfrutta stabilmente e con incredibile maestria tre opzioni offensive: la sua fidata padella, una pistola chiamata bang bang, e la possibilità di sganciare bombe per sgombrare la strada. Le opzioni offensive a disposizione della ragazzina, invece, risultano più interne: infatti, sfruttando l’energia misteriosa della quale è dotata, è in grado di stordire i nemici e liberare percorsi. Avrete la possibilità di switchare tra i due senza limiti, e spesso sarete costretti a usarli entrambi per risolvere enigmi ambientali. John è anche un cuoco provetto, ergo raccogliere ingredienti vi permetterà di preparare i pasti più disparati con la vostra fedele padella, necessari per guarire e aumentare la propria salute. Fa storcere un po’ il naso come le animazioni della cucina, assieme agli effetti sonori e al modo in cui si comporta il cibo durante la cottura sia pressoché identica a quelli di Zelda. Ma, forse, ha poco senso stravolgere dinamiche già affermate e funzionanti.
Monitorare la salute del duo è particolarmente importante perché, nonostante i suoi poteri, Sam non è una combattente. I poteri della ragazzina entrano in risonanza con la forza bruta di John, portando a schermo un combat system perfettamente bilanciato. Infatti, mentre lei grazie ai suoi poteri energetici può liberare la strada da piante speciali, illuminare spazi bui, interagire con determinati oggetti o congelare i nemici, John è il protettore. O meglio, l’attaccante, colui che possiede un lanciafiamme, un fucile e una selezione di bombe assieme alla sua fidata padella da sfruttare in battaglia. Il paragone tra i movimenti e le abilità dell’uomo con quelle di Link è inevitabile. Il modo in cui il combattimento e la risoluzione di enigmi rievoca molto le sensazioni dei classici dungeon di Zelda, in particolare nell’uso costante della padella da parte di John, facilmente associabile alla spada di Link. Tutto bellissimo, ma ciò che sorprende di più è la capacità di cooperazione del duo una volta compresi i modi brillantemente soddisfacenti nei quali possono interagire assieme in battaglia. E così, anche una componente che all’apparenza potrebbe apparire minore per un’opera come Eastward emerge, trovando il suo spazio nel mondo.
Una pixel art sublime
Partiamo dal presupposto di come molti titoli, in passato come nel presente, siano stati sviluppati a livello grafico utilizzando la pixel art. Non molti, però, sono stati in grado di implementarla così come Pixpil ha fatto con Eastward. L’ambientazione esterna post-apocalittica si giustappone al cupo mondo sotterraneo, creando un’atmosfera mozzafiato e sempre diversa per la durata del viaggio. Gli sviluppatori hanno sapientemente utilizzato effetti di luce netti, per contribuire ad aggiungere profondità a ciascuna area di gioco. Ciò viene ulteriormente sublimato dalla prospettiva che rimane fissa dall’alto per tutta l’avventura, la quale grazie agli elementi sia in primo piano che sullo sfondo riescono a far sembrare il mondo più grande di quello che è. Uno degli aspetti più accattivanti delle prime ore di Eastward risiede nella mancanza di un obbiettivo generale ovvio e dichiarato. Avrete dunque modo di prender confidenza col gioco senza nessuna missione dichiaratamente principale, dandovi il giusto spazio per potervi concentrare sul momento, apprezzando lo sviluppo iniziale della relazione tra John e Sam. Grazie a questo periodo, nel momento in cui la trama inizierà a prendere moltissime svolte inaspettate, sarete travolti da un effetto sorpresa impossibile da prevedere. La storia di Eastward è molto più oscura e influenzata dalla fantascienza di quanto i trailer o le demo rilasciate finora abbiano lasciato intendere. E va benissimo così.
Ogni passo è supportato da una colonna sonora synthwave, fortemente influenzata dagli anni ’80, che irradia nostalgia da tutte le parti. Gli effetti sonori sottili e discreti sono soddisfacenti, col clangore del metallo emesso da John quando fa a pezzi un nemici con la sua padella che vi tornerà in mente anche quando avrete smesso di giocarvi, a Eastward. Rimanendo fedele ai suoi principi, non c’è doppiaggio nel gioco. Siamo consapevoli di come questo aspetto mancante possa deludere alcune persone, la narrazione e i personaggi non vengono minimamente influenzati dalla scelta degli sviluppatori. Sebbene il combattimento e gli enigmi siano piuttosto tipici, l’ambientazione, il suono e lo stile artistico sono rimarcabilmente notevoli, dando quel tono di spettacolarità al viaggio che dovremo intraprendere, attraverso questo mondo incredibile.
Le nostre conclusioni su Eastward
In sunto, la storia di Eastward compie un lavoro egregio riuscendo prima ad attirare l’utenza, per poi attrarla verso il suo centro gravitazionale una volta sviluppatasi. La scrittura è decente, i personaggi simpatici e la premessa centrale abbastanza intrigante da concederti sempre un motivo per tornare a giocarvi, e scoprirne i segreti più reconditi. Ma durante le mie ore passate su Eastward, non ho mai smesso di scuotere quella vibrazione secondo la quale, se fossi stato un fan dei titoli ai quali rende omaggio, avrei avuto modo di goderne ancor di più. Anche la colonna sonora è un altro importante punto a favore, con le varie canzoni che si rifanno sia agli anni ’80 che ’90. Ogni suono, ogni nota, è pensate appositamente per far rivivere quei giorni, facendo riaffiorare sentimenti ormai quasi sbiaditi. A prescindere da tutto, che siate fan o meno dei vecchi classici giochi di ruolo, c’è molto da amare e apprezzare in Eastward, rendendo l’acquisto molto più che consigliato. Noi vi ringraziamo per l’attenzione, ricordandovi che l’opera è già disponibile su Steam, Mac, e Nintendo Switch, e rimandandovi al nostro canale Telegram e a Kaleidoverse, per rimanere sempre aggiornati.
Immersi in un mondo post apocalittico minacciato da uno strano e sconosciuto nemico, chiamato Miasma, John e Sam si destreggiano in mille avventure alla ricerca di risposte a tutte le domande che questa situazione fa naturalmente sorgere a tutti gli abitanti della piccola colonia di esseri umani, rimasta nel sottosuolo. L'opera riesce nel compito di non far risultare mai l'azione banale o ripetitiva, prendendo in modo intelligente e sapiente molte idee da grandi fautori del genere, come The Legend of Zelda o Earthbound. La direzione artistica, per quanto riguarda grafica, colonna sonora e suoni in generale è di qualità eccelse, riuscendo a donare un'esperienza coinvolgente anche solo quando si cerca di sconfiggere delle lumache elettrificate con una padella, magari antiaderente. Storia e scrittura riescono nell'arduo compito di tenerci attaccati allo schermo per tutta la durata del gioco. Il rapporto tra John e Sam è adorabile, quasi meritevole di una storia a parte. Insomma, grazie a Eastward potremo finalmente intraprendere un viaggio coinvolgente e mai banale, al ritmo di vibe anni '80/'90,