Siamo ormai alla fine di settembre. Il mese di Halloween è sempre più vicino ed è consuetudine, una volta superata l’età di dolcetto o scherzetto, celebrarlo con una bella maratona di film horror, ma perché privarsene se ne escono precedentemente? Nessuno ne uscirà vivo, lungometraggio basato sul libro di Adam Neville, approda sulla nota piattaforma di streaming Netflix e noi siamo qui oggi per esprimervi un parere, tentando naturalmente di analizzare i punti di forza e di debolezza del film nel modo più obiettivo possibile. Appassionati del genere horror, guarderete la pellicola? Magari questa recensione potrà aiutarvi a prendere una decisione, ma sappiate che potrete rimanere alquanto delusi.
Noia, noia, noia… e confusione totale
La trama del film non è proprio innovativa: una ragazza, Ambar, in crisi economica si trasferisce nella camera di un edificio che, dal trailer, sembra essere maledetto. Una delle prime cose che si percepisce iniziando il film è la noia. Se in Nessuno ne uscirà vivo c’è una classica scena di partenza abbastanza spaventosa, a ciò seguono minuti interi di una lentezza a dir poco esasperante. Il problema sta nel fatto che questa lentezza non ha alcun fine, forse vorrebbe creare suspense? Se anche fosse questo lo scopo il fallimento è totale. La calma, i silenzi, i movimenti lenti dei personaggi e varie scene che non servono nulla ai fini della trama sono stati utilizzati solamente per riempire una sceneggiatura che altrimenti sarebbe durata circa mezz’ora.
È infatti solo l’ultima mezz’ora del lungometraggio a essere, più o meno, salvabile; ciò perché si passa da questa estrema noia a una velocità esagerata. L’equilibrio è del tutto assente, ma cerchiamo qualche motivazione. Osservando il film noterete che se l’ultima mezz’ora procede più spedita è perché solo in quei momenti si uniranno tutti i pezzi in un’ipotetica spiegazione. Ipotetica, appunto, perché la maggior parte delle domande rimangono in sospeso e se ne aggiungono di nuove! Come se ciò non bastasse, durante il resto di Nessuno ne uscirà vivo non c’è letteralmente nulla: i personaggi non vengono costruiti, la protagonista non unisce alcun pezzo per comprendere cosa stia succedendo, altri soggetti sono quasi del tutto assenti… vediamo un po’ la vita di Ambar, un po’ di comparse, ma in realtà nulla che ci faccia appassionare e invogli a proseguire la visione.
Per riportare un esempio concreto: è stato incredibilmente irritante vedere la nostra ipotetica eroina in procinto di attraversare un corridoio per ispezionare una porta in un lasso di tempo che è sembrato di mezz’ora. Atteggiamento, tra l’altro, non giustificabile: essendo appena l’inizio del film questa ragazza ancora non aveva motivazioni per essere spaventata o per credere che in quell’edificio qualcosa non andasse – se non una frase di una sconosciuta e l’aver visto tale ragazza piangere. È come se vi foste appena trasferiti in un appartamento al secondo piano e per fare le scale il secondo giorno ci metteste quaranta minuti. Lecito se pensate che al primo piano ci sia un ladro ad attendervi, ma se volete solo andare a farvi una dormita, no. La prima ora di film è interamente così.
Nessuno ne uscirà vivo è o no un film sovrannaturale?
Osservando il trailer del film sembra evidente, come già detto, che l’edificio in cui la protagonista si trasferisce sia maledetto, o comunque ospitante qualche essere sovrannaturale. Ancora adesso io non ho compreso bene se sia così o no. Questa, chiamiamola, maledizione si mostrerebbe tramite dei fantasmi, ma se è l’edificio ad essere maledetto perché questi appaiono anche in mezzo alla strada a tormentare Ambar? A un certo punto arrivano spiegazioni razionali a quello che lei vede accadere in questo luogo, poi altro sovrannaturale, poi sembra essere tutto un sogno, poi non è un sogno… e così via fino ad arrivare al finale. Mi costringo a ripetermi: avendo tanto tempo da riempire, magari qualche spiegazione in più sarebbe stata utile. Se gli ultimi trenta minuti di film, inoltre, sono stati quelli un po’ più spediti e piacevoli da vedere, sfortunatamente sono anche quelli in cui si riscontra maggiormente questa problematica.
Salviamo qualcosa di Nessuno ne uscirà vivo?
Uscendo un attimo dal contesto della trama, proviamo a concentrarci sugli aspetti tecnici della pellicola. La fotografia di Nessuno ne uscirà vivo potrebbe essere suggestiva per alcuni, ma personalmente l’ho trovata solamente fastidiosa. Toni di grigio esasperanti che, accompagnati talvolta da un silenzio assoluto o comunque da sottofondi molto leggeri, dovrebbero sempre servire a far venire un brivido lungo la schiena, ma rendono la pellicola alquanto pesante. Altra nota dolente, una piccolezza, ma personalmente odio quando non si presta attenzione a dettagli così piccoli: è stato, più che brutto, ridicolo vedere come nessuno (in postproduzione, ma anche durante le riprese) abbia notato che in una scena Ambar si accenda una sigaretta e nel frame successivo in cui è inquadrata le si vedano le mani e la sigaretta sia sparita. Sembra davvero un film fatto senza voglia.
Mi dispiace. Da amante degli horror vorrei davvero trovare qualcosa di positivo, ma anche parlando dei personaggi non ci siamo. Ambar sembra non avere personalità. Sappiamo un minimo della sua storia, i sacrifici che ha fatto, ma non la sentiamo mai dire frasi come “mi sento così” oppure “mi piace questo”. È caratterizzato davvero male. Persino le sue battute non ci fanno comprendere nulla del tipo di persona che è. Al contrario, i personaggi secondari sono strutturati molto meglio… peccato che più che altro si parli di comparse. Il capo della protagonista appare solo in una scena, ma ci basta sentirgli pronunciare poche frasi per capire che tipo di persona sia. Lo zio di Ambar appare letteralmente due volte, ma anche qui sono sufficienti per farci comprendere il suo carattere. Ancora, un’amica della protagonista, sempre presente in soli due momenti, compie delle azioni che quantomeno ci fanno provare qualcosa per lei. L’unico personaggio degno di nota oltre Ambar è il capo dell’edificio (forse) maledetto, anche lui meglio caratterizzato.
Conclusioni: un horror che non fa paura
Nessuno ne uscirà vivo non è un bel film. Brutto dirlo, ma non ci sono altri modi per definirlo. Partendo lentamente e velocizzandosi solo alla fine, nelle conclusioni appare solo confusionario. Perfino il finale ci lascia l’amaro in bocca, sembrando un po’ la fine del film Death Note in cui non si capisce che fine facciano i personaggi. Ambar è una protagonista che non agisce come tale, non facendo praticamente nulla per comprendere cosa stia accadendo intorno a lei. Se c’è qualcosa di salvabile è, appunto, solo in una decina di minuti verso la fine, ma solamente perché c’è un po’ di originalità e tali scene sono in grado di strappare un “ma che sta succedendo?”. Non è assolutamente una pellicola che rivedrei o che suggerirei ad altri.
Sperando che questa recensione risulti accurata e che siate d’accordo, vi invitiamo come sempre a seguire l nostro canale Telegram ed il sito Kaleidoverse, per non perdervi alcuna novità su film, serie, anime e quant’altro.
Nessuno ne uscirà vivo è, nella sua totalità, un film da bocciare. La trama, gli attori, la sceneggiatura e perfino la fotografia non trasmettono nulla se non noia e, pur volendo essere un film horror, la paura è davvero l'ultima cosa che si prova. Il lato più negativo è senza dubbio la lentezza con cui prosegue la pellicola, cosa che porterà probabilmente molti spettatori a non arrivare al finale, unico punto leggermente salvabile; ma anche la mancanza di spiegazioni ed una conclusione che lascia più domande che risposte rendono la pellicola non degna di nota.