Esiste qualcuno al mondo che non abbia amato Robin Williams? Lo abbiamo conosciuto fin da piccoli per film come Jumanji e Hook – Capitan Uncino; amato per L’Attimo Fuggente… e per così tante altre pellicole che farne un elenco sarebbe ridicolo. Oggi siamo quindi qui, nuovamente nella rubrica psicologica di Kaleidoverse, per addentrarci in un lungometraggio che gli è valso l’Oscar. Sto parlando di Will Hunting – Genio Ribelle. Il protagonista di questa pellicola del 1997 è Will, interpretato da un giovane Matt Damon, un ragazzo dalla vita molto problematica. All’inizio del film egli vive abbastanza alla giornata: passa parecchio tempo al bar con gli amici, lavora come bidello al MIT e non ha legami profondi con nessuno. Sarà proprio in questo rinomato college che, casualmente, si troverà davanti ad una lavagna su cui è scritto un problema “impossibile” che egli riuscirà a risolvere. Un professore lo noterà, ma troppo tardi: in seguito ad una rissa, Will sarà condannato alla prigione, a meno che non sia disposto a vedere quest’uomo per motivi legati al suo talento matematico e, al contempo, incontrare una volta a settimana uno psicologo, il nostro Robin Williams.
“Siamo tutti un po’ psicologi” Cit. il parrucchiere
Naturalmente Will non incontrerà subito lo psicologo adatto a lui e la presentazione di questa professione, se pensassimo che anche i primi sono rappresentanti del settore, giustificherebbe davvero molti stereotipi. Il primo fa in particolare due cose totalmente sbagliate: prima dice a Will cosa dovrebbe fare, poi perde il controllo quando provocato. È un errore madornale dire ad un paziente come comportarsi, perché implicitamente stai anche affermando che il tuo consiglio rappresenta l’alternativa migliore; oppure che il ragazzo da solo non ci saprebbe arrivare. È, insomma, implicito un giudizio e, come se ciò non bastasse, non stai portando quella persona a ragionare. Un bravo terapeuta deve prendere le tue parole e rendere i tuoi pensieri un po’ più chiari; al massimo può permettersi di dare un consiglio, ma sempre accompagnato da frasi come “concordi?”, “ti trovi con quello che dico?”. Il secondo punto è la perdita del controllo. Il paziente in quel contesto era un ragazzino, permettere a lui di avere il coltello dalla parte del manico reagendo ad una provocazione, considerando anche che era una terapia non voluta, non può che fare danni.
Il secondo psicologo che ci viene mostrato si fa semplicemente prendere in giro e dopo una seduta vuole abbandonare Will. Se una persona si comporta in questo modo va aiutata ancora di più. La presa in giro di Will andrebbe presa come esempio del suo comportamento, va quindi analizzato assieme alla sua storia, le emozioni che mostra, altri comportamenti… abbandonandolo non solo peggiori la situazione ma farai sentire il paziente stesso come se non avesse speranza. Prima regola di uno psicologo: chiunque può migliorare. Scegliendo questa carriera ti impegni a credere in ciò, ma a quanto pare per gli psicologi di Will Hunting – Genio Ribelle non è così.
Un grande contorno
Una delle cose che rende Will Hunting – Genio Ribelle una pellicola così piacevole è tutto il ciò che gira attorno ai personaggi principali. Prima di tutto il contesto: viene analizzato sia l’ambiente universitario, che vuole forzare il protagonista a vivere la sua vita solo studiando, ritenendo più importante ciò che egli potrebbe portare al mondo piuttosto che la sua vita; sia l’ambiente dei ”bassifondi”, caratterizzato dagli amici del personaggio principale. Essi fanno lavori umili, hanno un linguaggio molto più volgare rispetto agli altri e ciò viene esaltato, ma l’affetto che provano verso il protagonista è genuino e molto valorizzato. Altro personaggio meraviglioso è quello della ragazza che interesserà a Will. Anche lei del college, rappresenta un po’ l’eccezione nel contesto di coloro che vedono il ragazzo come inferiore. È divertente, simpatica e si mostra molto intelligente; non potrete non amarla fin dalla scena iniziale, in cui approccerà Will.
Robin Williams: tre momenti perfetti
È quasi superfluo dire che Robin Williams è eccezionale nel suo ruolo, ma prima di analizzarlo voglio raccontarvi due piccoli aneddoti sul film. Il primo riguarda un’improvvisazione: Robin ha sempre amato improvvisare ed in una scena di Will Hunting – Genio Ribelle con una frase ha fatto ridere non solo Matt Damon, la cui reazione genuina ha permesso a tale scena di rimanere nella pellicola, ma anche colui che reggeva la macchina da presa, essa ha un po’ oscillato. Vi sfido a notare proprio quel momento. Altra nota bellissima riguarda una famosissima scena, di cui vi parlerò a breve, che si svolge su una panchina: dopo la morte di Robin William nel 2014 la città di Boston decise di erigere una statua proprio accanto ad essa ed ancora oggi tanti fan da tutto il mondo vanno a porgere omaggi al defunto attore.
Tornando alla pellicola, inizierò con il sottolineare che la bellezza di questa è indiscutibile, ma se dovessi giudicare il “talento” di Sean (Williams) nel fare lo psicologo anche lui sarebbe bocciato, sebbene non al pari degli altri. Anch’egli in un contesto perde il controllo dopo una provocazione al punto di mettere le mani attorno al collo di Will; racconta fin da subito troppi aneddoti personali ed anche il semplice fatto che una seduta la faccia fuori dal suo studio è sbagliato. Il setting terapeutico è importantissimo, è il “luogo sicuro” dove chiunque può aprirsi: attraversando quella porta devi sapere di essere in buone mani. Può sembrare banale, ma c’è davvero una grande attenzione dietro questo aspetto e gli psicologi lo sanno. Nonostante ciò, anche io sorvolo su queste cose per quanto la pellicola è bella: quando Robin Williams parla trasmette un senso di tranquillità davvero incredibile, si è calato perfettamente nel ruolo. Ci sono inoltre a compensare ogni più piccola imperfezione tre momenti in cui Robin è al centro, che mi preme raccontarvi perché anche solo per questi vale la pena vedere Will Hunting – genio ribelle.
Will ha una cultura eccezionale. Legge davvero qualunque cosa gli capiti sotto mano e saprebbe parlare di qualunque argomento. Dopo aver mostrato ciò a Sean, non farò spoiler rivelandovi il contesto sebbene sia importante, lo psicologo è turbato, ma in un meraviglioso discorso sulla sopracitata panchina egli spiega a Will come egli sia solo un ragazzo. “Se ti chiedessi cos’è l’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti (…), ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella cappella Sistina, non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto…”. Naturalmente questo è solo l’inizio, ma tutto ciò che Sean dice dimostra quanto sia importante vivere nel vero senso della parola. La cultura è importante, ma non è tutto. Alla fine del discorso vedremo Will, per la prima volta, completamente senza parole. È solo grazie a questo che il ragazzo inizierà ad aprirsi, quando alla fine dei tutto Sean lo illuminerà sul fatto che Will può dargli solo la sua storia, perché tutte le nozioni che ha si possono recuperare in qualunque libro.
Un altro momento molto toccante si ha quando Sean rivela a Will il fatto che sua moglie tende a… emettere flatulenze nel letto. È davvero molto comica detta così, ma lo fa perché il ragazzo ha un evidente problema a relazionarsi perché non vuole mostrare i suoi difetti, né vedere quelli altrui: conoscendo chiunque in modo superficiale può evitare questo problema. In questo dialogo così assurdo lo scopo dello psicologo è quello di far capire che siamo tutti imperfetti: lui stesso, la ragazza ed anche Will stesso; dobbiamo solo scegliere chi far entrare nel nostro piccolo mondo.
L’ultima scena incredibilmente toccante è verso la fine della pellicola. Descrivervi cosa accade vorrebbe dire rovinare tutto, quindi vi spoilererò una frase senza contesto: “non è colpa tua”. Non posso aggiungere altro, ma spero davvero di avervi incuriositi abbastanza con tutto ciò che ho già scritto.
Conclusioni su Will Hunting – Genio ribelle.
Sfortunatamente la maggior parte degli aspetti psicologici presenti nella pellicola servono all’evoluzione dei personaggi, quindi non ho potuto rivelare molto se non gli aspetti tecnici negativi del film e brevi passi della terapia. Persino io, però, che ho studiato a fondo la materia non riesco a criticare il lungometraggio per i dettagli nominati. È una pellicola che trascina dall’inizio alla fine, i premi che ha vinto sono più che meritati e Robin Williams e Matt Damon – sebbene non solo loro – ci hanno messo tutto il loro talento. Un ulteriore piccolo dettaglio però lo posso rivelare: Will Hunting – Genio Ribelle, dimostra quanto la terapia e la salute mentale siano importanti. Sperando, come sempre, di avervi fatto aggiungere questo film alla lista di quelli da vedere, potete rimanere aggiornati sulle novità del mondo video ludico e cinematografico unendovi al nostro canale Telegram e sul nostro sito Kaleidoverse.