Solitamente i compleanni funzionano in un modo standard: il festeggiato organizza il tutto dove vuole, offre qualcosa da mangiare o da bere e riceve una buona quantità di regali. Oggi invece ribaltiamo la situazione: la piattaforma Disney+ è ormai arrivata al suo secondo anno e per festeggiare siamo stati noi fan a ricevere una grande quantità di nuovi contenuti da poter vedere. Quello che io aspettavo con maggiore ansia è sicuramente I Racconti di Olaf; pur non essendo una grande fan dei film Frozen e Frozen 2, ammetto che l’idea di vedere il pupazzo di neve raccontare alcuni dei classici Disney più amati non era affatto male. I Racconti di Olaf si propone di “reinterpretare” La Sirenetta, Oceania, Aladdin, Rapunzel e Il Re Leone; è all’altezza delle aspettative? Scopriamolo subito.
Da dove nasce I Racconti di Olaf? Tutto è iniziato durante Frozen 2. Dopo che i protagonisti sono arrivati in una foresta incantata, davanti a vari sconosciuti, Olaf ha deciso di spiegare loro perché sono finiti lì e per questo ha raccontato, in un modo alquanto bizzarro, tutto ciò che era avvenuto durante il primo lungometraggio. Tra le facce stranite di Elsa e Anna e i commenti di uno dei cavalieri che stava ascoltando, il tutto si è concluso in una scena comica ma anche riassuntiva: Olaf, sebbene ovviamente sia necessario conoscere Frozen per comprenderlo, si spiega piuttosto bene. Al contempo il pupazzo di neve si prende il tempo che serve – nonostante la scena duri giusto un paio di minuti – e riesce a strappare varie risate.
Aspettative troppo alte?
Sfortunatamente questo non è ciò che accade durante I racconti di Olaf. I cortometraggi di questa serie sono un po’ troppo brevi, della durata di circa un minuto e mezzo, il che li rende pesanti da guardare. Non ci si riesce a focalizzare su un frame che subito si passa al successivo. La serie vuole essere simpatica e usa Olaf per interpretare tanti personaggi, quindi servirebbe un minimo di tempo in più per contestualizzare ciò che sta accadendo. Per fare un esempio: Olaf a un certo punto indossa delle foglie e dice una battuta, ma personalmente non ho avuto il tempo di collegarmi al personaggio che egli stava interpretando in quanto, subito dopo, il pupazzo ha iniziato a strisciare per terra, interpretando un altro ruolo da decifrare.
Le storie sono anche abbastanza confusionarie. Se durante il riassunto di Frozen era tutto relativamente chiaro – con Olaf che spiegava una serie di avvenimenti con una sequenza logica – durante questi racconti, invece, non si accennano minimamente le cose importanti, si corre troppo, le scene che vengono presentate non hanno collegamenti e sono un po’ prive di senso. Indubbiamente la serie non vuole raccontare nel dettaglio questi classici, tuttavia considerando che nel complesso dura meno di quindici minuti (escludendo l’ultimo episodio che è l’insieme dei precedenti) forse un minimo in più si poteva fare: sarebbe stato sufficiente avvicinarsi di più a ciò che è stato fatto in Frozen 2.
I Racconti di Olaf, breve ma intenso
Si poteva fare di meglio, ma non vuol dire che i corti di Disney+ non siano godibili! Olaf è comunque un personaggio allegro e simpatico, quindi riuscirà senza alcun dubbio a strappare più di una risata durante la serie. Vedremo non solamente questo personaggio, ma egli sarà aiutato dalla renna Sven, dal mostro di ghiaccio creato da Elsa e dai piccoli mostriciattoli creati, sempre dalla nostra regina del ghiaccio, in Frozen Fever.
Nel complesso, quindi, la serie è piacevole, ma corre un po’ troppo: potreste comodamente guardarla e finirla mentre vi lavate i denti o aspettate che esca il caffè dalla moka e forse per questo risulta davvero troppo fedele al termine “cortometraggio”. I Racconti di Olaf non è male, ma allungare ogni episodio di giusto un minuto avrebbe aiutato moltissimo. Sperando che concordiate con quanto detto, siete sempre invitati a non perdervi alcuna novità del mondo cinematografico unendovi ai nostri canali YouTube e Telegram e seguendoci sul sito Kaleidoverse.
I Racconti di Olaf è una serie da vedere quando state aspettando che qualcuno vi apra la porta di casa. Il termine "corti" è usato in modo troppo letterale, con episodi della durata di tre minuti, la cui metà sono titoli di coda. Le storie nel complesso non sono male e strappano molto facilmente una risata, ma se dovessimo limitarci ad analizzare quello che effettivamente raccontano sarebbe uno show fatto malissimo. Si salva proprio perché il suo scopo è solo quello di far ridere e non pretende di raccontare i classici Disney a chi non li conosce.