In concomitanza con la festa degli innamorati per eccellenza, ecco per voi una serie che sicuramente vi emozionerà e trasporterà. Preparate i fazzolettini per Love is Blind, L’amore è cieco, un reality targato Netflix prodotto da Kinetic Content sull’ideazione di Chris Coelen. La prima stagione è stata trasmessa nel 2020, divenendo fra i programmi di maggior tendenza della piattaforma. Nel 2021 è stato rilasciato un adattamento brasiliano, mentre in questi giorni sono approdati nuovi episodi, precisamente dall’ottavo è partita l’edizione giapponese, mentre dall’undici è iniziata la seconda stagione americana.
Noi ci concentreremo sullo show ambientato in Giappone, estrapolando così tante piccole peculiarità di una cultura estremamente affascinante e distante dalla nostra. In un periodo storico sempre più dominato dai social e dalla conseguente incapacità di instaurare legami sinceri con il prossimo, prende forma questa serie che parte dall’assunto di voler comprovare la teoria del “l’amore è cieco”, dando vita a un vero e proprio esperimento sociologico. Scopriamo quindi come è strutturato lo spettacolo e quali sono le varie tappe che i concorrenti devono superare al fine di trovare la propria metà.
Le “capsule” dello spirito e del tempo di L’amore è Cieco
In L’amore è Cieco 24 partecipanti prendono parte ad una prova sociale ripartita in tre parti e sviluppate in un determinato arco temporale. Nei primi dieci giorni, uomini e donne vengono suddivisi in due alloggi separati, dando loro come unica opportunità di interagire con l’altro sesso, l’utilizzo di particolari “capsule”all’interno delle quali non è possibile vedere l’aspetto dell’interlocutore. In questi graziosi e confortevoli salottini, i protagonisti si abbandonano in veri e propri viaggi interiori, lontani da qualsiasi influenza irrisoria del mondo esterno o dei suoi preconcetti, definendo così uno spazio al di fuori del tempo dove a governare è la propria anima. Una volta trovato il partner più affine al proprio essere, al loro incontro deve necessariamente precedere una proposta di matrimonio. Sì, avete capito bene, qui non ci sono mezze misure perché l’obiettivo finale del reality è quello di suggellare delle legittime unioni.
La fase successiva è una breve vacanza che concede alle coppie appena formate di conoscersi meglio e di incrementare il livello di affiatamento, fino a quel momento esclusivamente platonico. Di ritorno dal viaggio, ai partner che hanno valicato le prime difficoltà, attendono tre settimane di convivenza che servono a trasportare un idealistica relazione nella realtà quotidiana dei concorrenti. Al termine dei 37 giorni del gioco, chi sarà riuscito a creare un rapporto profondo e sentito, concluderà la propria esperienza a L’amore è Cieco con un toccante rito nuziale. Questa distinzione fra le fasi dell’esperimento determina una pubblicazione scaglionata degli episodi, infatti i primi 5 sono disponibili, come preannunciato, dall’8 febbraio, i successivi 3 saranno caricati il 15 e gli ultimi 2 il 22.
L’amore è cieco: Giappone, una finestra sulla sua cultura
L’idea di base di questo show è decisamente lontana da ciò che siamo abituati a vedere in televisione oggi giorno, mi viene da pensare a Temptation Island o a Uomini e Donne, in cui non vengono toccati chissà quali tematiche profonde. Invece in Love is Blind la caratteristica peculiare è proprio la volontà di ricreare un mood tale da intrecciare il cuore di due persone attraverso una conoscenza decisamente intima e, paradossalmente, senza veli. I partecipanti, soprattutto durante i primi giorni, entrando nelle capsule si mettono completamente a nudo raccontando se stessi, le proprie esperienze, le proprie insicurezze e paure. Si percepisce distintamente il processo di introspezione dei personaggi che si lasciano progressivamente andare, interagendo in maniera sempre più genuina.
Un’ulteriore caratteristica molto interessante è l’aggregazione di diverse personalità appartenenti ai più svariati ceti ed età nel particolare contesto che è quello giapponese. Un punto di riflessione che si sviluppa intorno a questo background culturale è rappresentato da Wataru, un affermato businessman, il quale, durante una di queste blind date, dà allo spettatore un assaggio di quella che è la differenza mostrata fra gli affetti in estremo Oriente e Occidente. Il nostro personaggio d’interesse, avendo vissuto per diversi anni in America, incarna ciò che è l’essere statunitense e ciò che è l’essere nipponico: da un lato un body language più rilassato e con una prossemica calorosa, dall’altro una gestualità più riverente e moderata. Sono davvero tante e diverse le storie a cui assistiamo, molte delle quali sono davvero toccanti, c’è chi è reduce da un divorzio complicato, chi non crede in sé stesso e chi considera questo programma come l’ultima spiaggia per trovare, o ritrovare, l’amore.
Ogni rosa ha le sue spine
Lo spettatore potrebbe apprezzare moltissimo quei momenti in cui le chiacchierate fra i concorrenti ricreano quella confort zone tipica delle serate fra amici, in cui ci si confronta su tante tematiche, dalle più triviali e mondane, come le gelosie d’interesse verso il potenziale partner, fino a temi più scottanti, come l’importanza della libidine in una relazione. Palpabili sono le difficoltà nella gestione di emozioni talmente inesplicabili e facenti parte di un crescendo che inequivocabilmente non solo coinvolge il pubblico ma lo porta ad immedesimarsi in qualcosa di tanto familiare quanto complesso, proprio delle prime fasi di innamoramento. Di fatto, siamo così spesso soggiogati dalla logica che quindi risulta difficile entrare in contatto con le proprie emozioni. Pensare razionalmente è più immediato, facile. Tuttavia se non sussiste un’interconnessione fra cuore e raziocinio, un improrogabile senso di insoddisfazione e vuoto non può fare altro che ampliarsi.
Da non sottovalutare è anche l’aspetto estetico: una volta formata la coppia, ogni partecipante ha finalmente la possibilità di incontrare quella che apparentemente dovrebbe essere l’anima gemella, momento in cui l’amore potrebbe non essere più così tanto blind, perchè, diciamocelo, anche l’occhio vuole la sua parte. Probabilmente dopo questa prima fase rivelatoria del sottile filo che collega il platonico e la realtà, la vita vera prende forma. Alla conclusione della vacanza iniziano le tre settimane di convivenza. È proprio tramite questa esperienza che i concorrenti entrano in contatto con la quotidianità conoscendo fino in fondo movenze, abitudini, amici e parenti del rispettivo partner. Durante questo lasso temporale si evidenza quanto sia difficile dimostrare che le parole sono uno strumento per trasmettere ciò che si prova e non una semplice successione di lettere prive di significato.
L’amore è cieco, il matrimonio non è un gioco
Per quanto l’obiettivo da cui nasce il reality possa sembrare nobile, volendo aiutare i partecipanti a trovare la propria metà, l’unione in matrimonio di due individui non è qualcosa da realizzare in un lasso di tempo predeterminato, specialmente in 37 giorni. Tutti gli elementi di cui abbiamo parlato in questo articolo, quali il coinvolgimento psicologico, le affinità emotive, il sex appeal, e il relazionarsi a trecentosessanta gradi, vengono infine vanificati dalla necessità di un affrettato connubio, indice di paradigmi sociali che spesso e volentieri non sono la chiave della felicità.
Il matrimonio non è un gioco, è una consapevole e responsabile scelta di due persone che hanno come obiettivo comune il sostenersi a vicenda per tutta la vita, attraversando gioie e difficoltà, mano nella mano. Se avete quindi voglia di staccare la spina, L’amore è cieco: Giappone, è un reality godibile che vi intratterrà sicuramente. Noi come sempre vi invitiamo a continuare a seguirci, tramite il nostro sito Kaleidoverse e i nostri canali Telegram e Instagram, per non perdervi tanti articoli interessanti e novità sul mondo di serie TV, cinema, games e Anime&Manga.
L'amore è cieco: Giappone è un reality show targato Netflix, in cui i concorrenti instaurano legami senza conoscere l'aspetto fisico dell'interlocutero. Riusciranno le coppie a trasformare un amore platonico in una relazione talmente seria da portare al matrimonio?