Nella giornata del 17 marzo 2022 è uscito finalmente il film Belle di Mamoru Hosoda nelle sale italiane, basato, in larga parte, sulla fiaba occidentale La Bella e la Bestia. L’opera dello Studio Chizu, tuttavia, non è l’unica trasposizione cinematografica di questa storia tanto famosa e, in realtà, il racconto del Diciottesimo secolo non è nemmeno la prima versione del tropo letterario della bellissima ragazza affiancata da una creatura bestiale. Per parlare de La Bella e la Bestia, infatti, bisogna andare molto indietro nel tempo, al secondo secolo dopo Cristo, nell’epoca degli scrittori latini e greci.
Amore e Psiche di Apuleio
Una delle prime versioni conosciute di questo tropo letterario è proprio da datare all’epoca di Apuleio, nel II secolo d.C., all’interno della sua opera L’Asino d’oro (o Le Metamorfosi). Il romanzo racconta le avventure di Lucio, uomo sfortunato che viene trasformato in asino e deve vivere diverse peripezie per tornare normale. Durante il suo viaggio, incontra un’anziana donna che, per aiutare una giovane ad addormentarsi dopo aver vissuto momenti traumatici, le racconta la storia di Amore e Psiche. Questa fiaba è perciò all’interno del romanzo Le Metamorfosi, una parentesi all’interno di una cornice più ampia.
La fiaba parla di Psiche, giovane fanciulla considerata la più bella donna delle terre in cui vive. La sua bellezza, purtroppo, le è avversa poiché la condanna ad essere offerta come tributo a una creatura serpentina che protegge i territori in cui vive la ragazza da qualsiasi calamità e, di conseguenza, a cadenza regolare, richiede dei tributi. La giovane viene perciò legata e bendata su una montagna per essere poi rapita e portata lontano nel castello di questo mostro alato con le scaglie di serpente. Quando viene rapita non le accade tuttavia nulla di spaventoso, ma viene invece lasciata in questa reggia tra le nuvole in una stanza sontuosa.
Psiche perciò comincia a vivere in questo castello lontana da casa. Sa che di notte la creatura che l’ha rapita la va a trovare nella sua stanza, che è molto gentile con lei e che stanno cominciando a piacersi, ma le luci sono sempre spente e la giovane non ha idea di quale sia il suo vero aspetto. Inoltre, la creatura le chiede espressamente di non vederlo mai sotto una luce minacciando la giovane di conseguenze terribili. Psiche, tuttavia, è una ragazza particolarmente curiosa e una sera riesce ad accendere una candela per guardare in faccia il suo rapitore. Quando la luce colpisce la creatura, tuttavia, la ragazza non vede un mostro spaventoso, ma il dio Amore in persona, con le sue ali piumate sulla schiena. Purtroppo, una goccia di cera cade sulle ali del dio il quale, dopo che Psiche ha infranto la promessa fatta, vola via dal castello.
Psiche perciò comincia la ricerca del suo amato e si reca dalla madre di Amore, Venere, la quale la caccia perché ha ferito suo figlio rovinandogli un’ala. Per poter avere di nuovo la fiducia della dea Afrodite e, di conseguenza, rivedere Cupido, Psiche è successivamente sottoposta a diverse prove (dividere giganteschi mucchi di semi mischiati tra di loro o recarsi negli inferi per purificarsi, ad esempio). Durante l’ultima prova, tuttavia, con la quale avrebbe dovuto recuperare uno scrigno da portare a Venere, Psiche apre la scatola, in pieno stile vaso di Pandora non superando la prova e cade addormentata per la sostanza che ne fuoriesce. Solo allora Cupido scopre che Venere aveva fatto svolgere a Psiche delle prove molto complicate solo per tenerla lontano da lui (in quanto gelosa della bellezza della giovane) e, venuto a sapere del luogo in cui si trova la ragazza addormentata, vola a risvegliarla con un bacio.
Una fiaba controcorrente
Amore e Psiche, come è chiaro, è una fiaba che contiene tanti tropi letterari e fiabeschi. Sicuramente, comunque, moltissimi input stabiliti da Apuleio furono ripresi nella fiaba La Bella e la Bestia nel ‘700 da Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve e da Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. La storia La Belle et la Bête in sé è stata scritta da Villeneuve per la prima volta nel 1740. Fu un racconto epocale poiché dopo anni di storie nelle quali le donne erano relegate a ruoli pressoché passivi delle trame (dove si addormentavano o rimanevano segregate in una torre), La Bella e la Bestia parlava di una ragazza che “usciva dal giardino di casa” e aveva un ruolo attivo nella sua stessa storia. Il racconto è stato poi in parte riscritto e ripubblicato nel 1756 da Jean-Marie Leprince de Beaumont. La versione originale di Villeneuve è più estesa di quella di Beaumont, ma quest’ultima è diventata più conosciuta ed è considerata ormai la versione tradizionale della fiaba.Ne La Bella e la Bestia, un mercante vedovo lascia momentaneamente la propria città per controllare una delle sue navi scampate a un terribile naufragio, lasciando i figli e le figlie ad attenderlo a casa. Tutte le ragazze chiedono al padre di portare loro dei regali dal suo viaggio, tranne la minore, che chiede al genitore una semplice rosa e il suo ritorno sano e salvo. Durante il suo cammino, il mercante si imbatte in una tempesta ed è costretto a rifugiarsi in un castello dove viene accolto senza però poter vedere il padrone. Quando, andandosene, cerca di cogliere una rosa da portare a Belle, la figlia minore, il proprietario del castello, dall’aspetto ferino, si adira con lui e gli fa promettere di portare la ragazza alla reggia per ripagarlo della rosa rubata. Il mercante torna a casa ma decide di non portare la figlia e di pagare il debito con la sua stessa vita. Non d’accordo, Belle decide comunque di recarsi al castello e di pagare per il padre.
Per mesi la ragazza vive nella reggia della Bestia e piano piano la creatura inizia ad aprirsi con la giovane. Questo finché Belle non scopre che il proprio padre è malato e chiede, perciò, alla Bestia di poter tornare a casa e curare il genitore, per poi ritornare al castello di lì a tre mesi così da continuare a pagare il suo debito. Una volta a casa, le sorelle vedono i sontuosi vestiti e gioielli di Belle e, gelose, le impediscono di tornare al castello in tempo. Nel momento in cui la giovane scopre quanto accaduto, si reca alla reggia, trovando la Bestia moribonda nei giardini. Solo quando esprime il proprio amore verso la creatura, compare una fata che trasforma la Bestia in umano e spiega a Belle che aveva punito l’uomo molto tempo prima per la sua condotta riprovevole. Da quel momento in poi la ragazza e il principe vivranno nel castello regnando sulle loro terre come sovrani buoni e giusti.
La Bella e la Bestia di Jean Cocteau (1946)
Uno dei primi adattamenti cinematografici de La Bella e la Bestia è il film del 1946 di Jean Cocteau. Fu un’opera epocale, soprattutto per l’uso di trucco, costumi e prostetica (all’epoca non ancora comuni o dal semplice utilizzo come nei prodotti odierni). La trama è molto somigliante alla fiaba originale, tranne che per la presenza di un pretendente di Belle, Splendore, che Cocteau inserì per rendere la storia più complessa. Comunque, sono presenti i fratelli e le sorelle della protagonista, la quale si reca al castello della Bestia e, nel finale, gli professa il proprio amore vedendolo poi trasformarsi in un principe grazie alla magia di una fata che lo aveva punito. Josette Day (Notte Fatale) e Jean Marais (La battaglia di Austerlitz, Ponzio Pilato) recitarono rispettivamente nei ruoli di Belle e della Bestia/Principe e Splendore (Cocteau insistette perché l’attore recitasse in tutti e tre i ruoli). Il film venne presentato alla prima edizione del Festival di Cannes e vinse il premio francese Louis-Delluc nel 1946.
La Bella e la Bestia, il classico Disney del 1991
Probabilmente l’adattamento più conosciuto della fiaba, il film Disney d’animazione del 1991 diretto da Gary Trousdale e Kirk Wise è un classico senza tempo. Con le musiche di Alan Menken e i testi di Howard Ashman, il film è stato scritto dalla sceneggiatrice Linda Woolverton (Il re Leone, Alice in Wonderland) che creò il personaggio di Belle inserendo in lei tratti femministi e proattivi. Il lungometraggio Disney si ispirò non solo alla fiaba di Villeneuve e Beaumont, ma anche al film di Jean Cocteau del 1946. Anche in questa versione, infatti, Belle ha un pretendente, che non si chiama più Splendore ma Gaston. La trama, tuttavia, fu cambiata profondamente. Belle vive da sola con il padre e non ha fratelli, inoltre, nel castello della Bestia vi sono moltissimi oggetti parlanti, creature non presenti né nelle fiabe né nelle trasposizioni cinematografiche precedenti. Il lungometraggio del 1991 venne candidato ai premi Oscar 1992 per Miglior Film – premio che venne vinto da Il Silenzio degli Innocenti con Anthony Hopkins –, Miglior sonoro, Miglior canzone per Belle e Miglior Canzone per Be Our Guest. Venne anche candidato e vinse i premi per Miglior Canzone per Beauty and the Beast e Miglior Colonna Sonora.
Beauty and the Beast, la serie televisiva
Negli anni ’80 venne prodotta la serie tv Beauty and the Beast ispirata sempre dal film del 1946 di Jean Cocteau. Tra i produttori delle prime serie figura anche il celebre scrittore J.R.R. Martin, autore de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Martin diventò poi produttore esecutivo dalla terza stagione in poi. La serie rielabora la fiaba in chiave contemporanea. La protagonista è un avvocato di nome Catherine che viene rapita, picchiata e lasciata a morire a Central Park perché scambiata per un’altra persona.
La Bestia è un uomo di nome Vincent che, per ragioni sconosciute, è di aspetto leonino più che umano. Vincent salva Catherine portandola nei tunnel dove lui spesso si nasconde e dove cura le ferite della donna. Oltre a questa versione del 1987, con Linda Hamilton e Ron Perlman, nel 2012 è stata prodotta una serie reboot con protagonisti Kristin Kreuk (Smallville) e Jay Ryan (It – Capitolo 2). Ora Vincent non è animalesco quanto quello degli anni ’80, ma più simile a una sorta di supereroe al quale è stata somministrata una sostanza nociva che lo ha reso meno umano (in pieno Hulk style) ma altrettanto pericoloso.
La Bella e la Bestia con Vincent Cassel (2014)
Nel 2014 è stato prodotto in Francia un lungometraggio con protagonisti l’affascinante Vincent Cassel (Ocean’s Twelve, Jason Bourne) e la bellissima Léa Seydoux (La vita di Adele, No Time to Die). Il film è stato candidato al premio César per Migliore Fotografia, Migliori Costumi e Miglior Scenografia (vincendo quest’ultimo) e agli European Film Awards al premio del pubblico come miglior film europeo. A differenza del prodotto d’animazione Disney e delle serie televisive, questo lungometraggio è piuttosto simile alla fiaba originale, almeno in incipit. Belle infatti è la figlia minore di una famiglia numerosa e deve recarsi al castello della Bestia per ripagare il debito del padre mercante. Anche in questo caso conoscendosi meglio i due inizieranno a provare sentimenti l’uno per l’altra ma un twist finale inaspettato rivelerà un passato della Bestia ancora più burrascoso di quanto ci si aspetti. Non manca l’happy ending, ma questa versione de La Bella e la Bestia non può non essere inserita nella lista delle trasposizioni degne di nota della fiaba.
La Bella e la Bestia live-action Disney (2017)
Sicuramente l’adattamento più controverso di questa lista, il live-action de La Bella e la Bestia del 2017 ha diviso il pubblico, pur diventando uno dei film di maggior successo al box office degli ultimi anni. Con un cast stellare che conta Emma Watson (Harry Potter, Noi siamo Infinito), Dan Stevens (Downton Abbey, L’uomo che inventò il Natale), Emma Thompson (Nanny McPhee – Tata Matilda, Ragione e Sentimento), Luke Evans (Lo Hobbit, Dracula Untold), Josh Gad (Frozen, Assassinio sull’Orient Express), Ian McKellen (Il Signore degli Anelli, X-Men), Ewan McGregor (Star Wars, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri), Stanley Tucci (Il diavolo veste Prada, Amabili Resti) e molti altri, questo film è stata totalmente amato o completamente odiato dal pubblico, dividendo l’audience praticamente a metà.
Il film segue passo passo il cartone animato del 1991, aggiungendo alcune canzoni (How does a moment last forever, Days in the sun e Evermore) e qualche scena un po’ diversa dall’originale. Inoltre, Belle in questo film è un’inventrice, mentre suo padre fabbrica carillon (nel cartone animato del 1991 era Maurice, il padre della protagonista ad essere l’inventore). Infine, questo live-action, a differenza della sua versione animata, fa un piccolo cenno alla fiaba originale, in quanto Maurice cerca di prendere una rosa dal castello della Bestia per portarla alla figlia (cosa che nel cartone animato non accade).
Belle di Mamoru Hosoda (2021)
Ed eccoci all’ultima delle trasposizioni de La Bella e la Bestia. In effetti, più che una trasposizione, questa potrebbe essere chiamata una storia ispirata in parte dalla fiaba e dal film d’animazione del 1991. Moltissime inquadrature, infatti, ricordano il cartone Disney anni ’90 e, in una scena in particolare, il Drago ha un’espressione molto simile a quella della Bestia Disneyana. Film del 2021 di Mamoru Hosoda, Belle parla di una ragazza di nome Suzu che crea un avatar di nome Bell in un social network a realtà aumentata che si chiama U.
Bell incontrerà nel social l’avatar che si fa chiamare il Drago e cercherà di comprendere perché sia tanto violento e infelice. Questa è sicuramente una delle più lontane trasposizioni de La Bella e la Bestia, ma è anche una delle più interessanti. Tale versione infatti unisce il tropo della fanciulla che incontra una creatura ferina col mondo tecnologico. C’è comunque un castello tra le nuvole, come quello di Amore e Psiche, ci sono comunque degli aiutanti magici, ma la bella e la bestia hanno un legame totalmente differente rispetto ai loro predecessori letterari, animati o in live-action.
Conclusioni
La Bella e la Bestia è senza dubbio una “tale as old as time” (storia antica come il tempo). Non importa quanti cambi possano avvenire nei vari adattamenti, rimarranno sempre una giovane e una creatura bestiale che in qualche modo vedono le proprie vite intrecciarsi e incontrarsi. Per rimanere aggiornati su notizie sul mondo del cinema e molto altro vi invitiamo a unirvi al nostro canale Telegram e a seguirci su Kaleidoverse.