Un cavallo tossicodipendente e alcolizzato, una spalla comica assurda, un gatto che lavora come agente, un cane incredibilmente scemo ma amatissimo, una scrittrice femminista e cinica… sono troppi i personaggi di Bojack Horseman che avrebbero seriamente bisogno di una terapia. La serie di cui stiamo per parlare conta un totale di sei stagioni e ha a dir poco spopolato su Netflix. Il successo che ha raggiunto è assurdo, tocca temi incredibili, lancia messaggi profondi e strazianti, alternando scene ridicole al divertimento e all’ironia che possiamo incontrare in solo una serie d’animazione. Tuttavia, oggi non siamo qui per tessere le lodi dello show, ma per parlare di tutta la psicologia che si cela dietro Bojack Horseman.
Chi ha tutto e chi non ha niente
Bojack è un cavallo, star di una sitcom andata in onda negli anni novanta e celebrità ormai dimenticata. Non lavora più da parecchio e passa le sue giornate tra alcol, droghe e donne, mostrandosi fin dalla prima puntata come un essere a pezzi. Nonostante la fama e la ricchezza, ci bastano pochi minuti prima di capire che non vorremmo mai ritrovarci come lui. A occupare il suo divano troviamo Todd, anch’egli costantemente sotto effetto di droghe, ma che rappresenta l’esatto opposto di Bojack: allegro e ottimista, non ha un soldo, tanto da girare con delle infradito ai piedi, ma chissà come si ritrova sempre in situazioni assurde, diventando principe per un paio di giorni e costruendo un robot sessuale che gli soffierà il posto di lavoro. Non ha niente, ma è felice.
Ad accompagnare Bojack durante la sua storia troviamo ancora Mr. Peanutbutter, cane che, nonostante certe volte mostri incredibili doti intellettive, è quello che potremmo definire “un fessacchiotto”; Diane, la sua fidanzata, pronta a scrivere un libro su Bojack e Princess Carolyn, una gatta che fa da agente all’ormai vecchio attore. Molte comparse calcheranno la scena degli episodi di Bojack Horseman, diventando quasi tutti incredibilmente rilevanti, o comunque lasciando un segno. Il protagonista della nostra storia è naturalmente Bojack. Egli non riesce ad avere relazioni stabili in quanto, quasi sempre senza volerlo, danneggia tutti coloro che lo circondano. Proveniente da una famiglia disastrata, ha trovato nell’alcol e nelle pillole la sua via di fuga. Sarà molto raro vedere un episodio in cui egli è lucido per tutti i venti minuti, perché, molto banalmente, ha una dipendenza.
Un protagonista che non ce la fa
Da un punto di vista psicologico il personaggio di Bojack è affascinante. Scaviamo episodio dopo episodio nei suoi traumi, lo conosciamo, impariamo non ad amarlo – anzi, ci susciterà quasi esclusivamente sentimenti di pena – ma a fare il tifo per lui. A causa del suo passato e dei suoi problemi con l’alcol farà costantemente danni, ma la sua razionalità gli fa capire perfettamente di dover mettere un punto alla situazione, affermando costantemente di doversi migliorare. Anzi, nonostante egli faccia abuso di sostanze, quando sente altre persone nella sua stessa condizione e sa che queste stanno smettendo, le invoglia a rimanere sulla retta via… ma lui ci riuscirà?
Bojack ci strazia costantemente. Vogliamo che ce la faccia e a ogni suo fallimento siamo tristi per lui. La depressione del personaggio ci colpisce con poche e semplici battute, come quando, dopo aver ripreso a recitare, vince un premio e alla domanda “come ti senti?” egli riesce solo a rispondere “mi sento… mi sento… come prima”. Bojack Horseman non riesce a trovare la felicità. Dall’inizio lo vediamo come colui che potrebbe avere tutto: a livello materiale non gli manca nulla ma a livello emotivo non ce la fa, senza capirne il motivo. Non è un caso che quasi odi l’amico Mr. Peanutbutter, cane costantemente allegro e spensierato, perché è il suo esatto contrario: anche lui a livello materiale ha tutto, ma a differenza sua riesce a essere felice.
Di chi è la colpa?
Todd, il suo coinquilino/colui-che-occupa-il-suo-divano, gli aprirà gli occhi in una delle prime puntate. Pur non conoscendo ancora tutta la storia dell’attore, infatti, sappiamo che i suoi problemi risiedono in una difficile infanzia. Una madre assente che lo accusava di averle rovinato la vita, un padre quasi identico ma per di più alcolista… come potrebbe essere colpa sua? No. Anche noi spettatori siamo spinti a dare la colpa all’esterno per ciò che gli è successo, ma Todd, suo migliore amico, gli urlerà in faccia una realtà che noi spettatori non vogliamo, ma dobbiamo accettare: “Tu sei tutte le cose che non vanno in te”. La desolazione che ci lascia questa frase è indescrivibile, ma è la verità: Bojack potrebbe risollevarsi, non lo biasimiamo per il fatto che non ci riesce, ma non possiamo neppure pensare che non sia colpa sua. La dipendenza di Bojack, dalle droghe e dall’alcol, la percepiamo. Quando lo vediamo aprire la bottiglia di vodka sappiamo che lo sta facendo perché ha un problema, non perché non ci stia provando, ma è compito suo uscire da questo girone infernale.
Altro personaggio fondamentale è Diane, la quale vive una situazione alquanto diversa, ma al contempo dolorosa. Il modo in cui lo show ci fa vedere l’evoluzione del personaggio e ci fa vivere le sue emozioni ci permette un’immedesimazione incredibile. Ella è all’inizio abbastanza felice, ha una relazione stabile, successo nel suo lavoro ed è molto apprezzata, ma la sua voglia di giustizia e il suo vedere il male del mondo la porteranno spesso a scontrarsi con la dura realtà, insegnandoci un’altra triste lezione: il mondo è un brutto posto. Quando Diane, in una puntata a lei dedicata, si scontra pubblicamente contro un famoso attore accusato da ben otto delle sue ex assistenti di molestie, vuole che la verità esca fuori. Grazie al suo lavoro di giornalista sa come muoversi e farà il possibile per raccogliere prove e testimonianze.
Un secondo caso clinico
La fine della puntata ci lascerà così l’amaro in bocca: la nuova assistente, più che evidentemente costretta proprio da quello stesso capo che la molesta, non riesce a trovare il coraggio di dire la verità; il mondo di Diane esplode. Vuole ancora lottare, sa qual è la cosa giusta da fare, ma la ragione non basterà per vincere questa terribile battaglia. Diane entra pian piano in depressione. Non riesce più a essere felice della sua relazione, il lavoro la porta in un mondo dove non vuole vivere. Quando dovrà iniziare a prendere delle medicine, il motivo per cui ella non vuole farlo è chiaro:
Magari vai a scavare il niente e scopri che li sotto non c’è niente; allora guardi sotto quel niente e sotto c’è solo dell’altro niente; così continui a guardare sotto un niente e un altro niente tutta la vita. Perché continui a pensare che sotto tutto quel niente qualcosa ci deve pur essere… ma tutto quello che trovi è il niente.
Diane è un personaggio incredibile, colei che riceve infinite porte in faccia e ancora ci prova, ancora vuole credere di poter fare la differenza, ma ogni porta in faccia le toglie qualcosa.
Altro, ancora, personaggio fondamentale è Princess Carolyn, quella che ha la vita più “tranquilla”: le manca qualcosa, ma ha ciò che la fa stare bene. Ella lavora molto come agente e la vediamo costantemente fare il possibile per aiutare Bojack a riprendersi, trovandogli un lavoro quando nessun altro ci riuscirebbe. Ciò che le manca è la famiglia: vorrebbe trovare qualcuno da avere accanto, ma il suo lavoro le impedisce di avere relazioni, anzi, la più profonda che ha è proprio quella con il suo cliente. Ci trasporterà nel mondo di Hollywoo, tra film e registi che sono costanti citazioni al mondo reale, come Quentin Tarantulino (una tarantola, naturalmente).
Bojack Horseman: tra pianti e risate
Fortunatamente Bojack Horseman, tra profondità e tristezza, inserisce anche un’infinità di risate. Le avventure di Todd – assurde – e la semplicità di Mr. Peanutbutter spezzano la serie, facendoci venire voglia di andare avanti. Un paio di episodi particolari rendono Bojack Horseman incredibile: in uno, che si svolge sott’acqua, l’episodio sarà muto, mentre in un altro ci sarà solo ed esclusivamente un monologo di Bojack e non potremmo non restare incollati allo schermo avendo l’impressione, a fine puntata, di volerne ancora. In conclusione c’è un motivo se l’opera ha raggiunto tutto questo successo: è fatta benissimo, sia perché la trama e i personaggi appassionano, sia da un punto di vista di struttura psicologica di questi ultimi; personalmente la considero un capolavoro. Sperando di avervi incuriositi, potere recuperare, o perché no, riguardare, Bojack Horseman su Netflix e, per rimanere sempre aggiornati sulle novità del mondo cinematografico, siete come sempre invitati a unirvi al nostro canale Telegram e a seguirci sul nostro sito ufficiale.