Quest’oggi, noi di Kaleidoverse siamo qui per parlarvi di uno tra i migliori prodotti sfornati da Netflix negli ultimi anni: Love Death and Robots, una serie antologica creata da Tim Miller e David Fincher che si compone di un’accurata selezione di cortometraggi animati, ideati da professionisti provenienti da qualsiasi angolo del globo. Queste piccole opere d’arte possono essere visionate in qualsiasi ordine, elemento che ricorda vagamente Black Mirror, e vi basterà sapere che esse conterranno quasi sempre una delle tre tematiche preannunciate nel titolo: l’amore, la morte, i robot. La prima stagione (o Volume 1) di Love Death and Robots, rilasciata sulla piattaforma streaming nel 2019, conteneva ben 18 episodi e offriva agli spettatori una enorme varietà di storie, realizzate con le più disparate tecniche di animazione.
Secondo e terzo volume furono annunciati contemporaneamente, nonostante la differenza di un anno con la quale sarebbero arrivati sui nostri schermi, forse a causa della pandemia. Il numero ridotto di episodi all’interno del Volume 2 (solamente otto) ha sempre fatto pensare che in realtà fossero stati inizialmente concepiti come una stagione unica, data anche la poca varietà tematica per cui essa è stata tanto criticata al debutto, avvenuto lo scorso anno. Ebbene, a partire da oggi è disponibile su Netflix il Volume 3 di Love Death and Robots, e dopo averlo visionato in anteprima siamo pronti a dirvi se, secondo noi, la serie è riuscita a ottenere un degno riscatto. Restate con noi se siete interessati!
Volti familiari
Sulle orme del Volume 2, questa stagione si compone di nove cortometraggi visivamente strabilianti, ma che purtroppo risultano anche stavolta leggermente ripetitivi nelle tematiche. La novità più apprezzata di questo Volume 3 è sicuramente Tre Robot: Strategie d’uscita, in cui ritroviamo i tre simpatici robot che avevano conquistato il cuore del pubblico durante la prima stagione. Stavolta, i nostri protagonisti ripercorreranno gli ultimi momenti dell’umanità sulla Terra, regalandoci una splendida quanto esilarante riflessione sull’arroganza della nostra specie. Con un finale altrettanto divertente, questo corto diretto da Patrick Osborne si classifica immediatamente tra i migliori del volume.
Il prossimo corto si intitola Un brutto viaggio, e ci trasporta su una nave che viaggia tra le onde di un oceano alieno che nasconde terrificanti minacce. Il patto di un membro dell’equipaggio col mostro degli abissi che ha invaso la nave darà inizio ad una serie di morti atroci, che ci faranno rivalutare completamente il bene e il male. Un episodio ricco di suspense, realizzato da Blur Studio con una grafica 3D che riesce ad accentuare ancora di più l’inquietudine e la violenza di questa storia diretta da David Fincher.
Tante idee, ma poca sostanza
Ma passiamo adesso al punto debole di questa stagione: i due episodi appena descritti saranno infatti seguiti da una serie di cortometraggi estremamente simili tra loro per i temi trattati, è il caso de La pulsazione della macchina e Sciame, che si basano sulla sopravvivenza dell’essere umano in un ecosistema ostile, che talvolta nasconde un’antica entità aliena. Nonostante questo, il primo risulta essere decisamente il migliore tra i due corti, grazie alle ipnotiche animazioni di Polygon Pictures, ma anche per la storia che presenta un finale molto più autoconclusivo.
Non spiccano invece per creatività i corti Morte allo squadrone della morte e Sepolti in sale a volta, i quali ci raccontano di violenti conflitti tra soldati e inquietanti creature. L’unico punto a favore che riusciamo a trovare per questi episodi è la sostanziale differenza nelle loro tecniche d’animazione, che era venuta a mancare nello scorso volume e fa adesso un prepotente ritorno. In questo senso, sia Titmouse che Sony Pictures svolgono un lavoro egregio, peccato per la debolezza delle storie che avrebbero voluto raccontare attraverso queste due opere.
Per ridere e sorprendersi
Parlando di varietà nelle tecniche, finalmente ritorna la stop-motion con La notte dei minimorti, un esilarante corto diretto da Robert Bisi e Andy Lion che dura poco più di 5 minuti, durante i quali vedremo l’epidemia zombi meno convenzionale di sempre. Un episodio divertente e posizionato al punto giusto, che ci permette di staccare la spina dopo tre episodi carichi di forti temi filosofici. Mason e i ratti è un altro corto a cuor leggero, che vede protagonista una ribellione armata di ratti e un contadino che cerca di riappropriarsi del suo territorio utilizzando delle tecnologie avanzate. Abbiamo davanti due opere estremamente semplici ma che riescono comunque a far centro, distinguendosi tra tutte le altre per il loro umorismo.
Ma se avete seguito gli scorsi volumi di Love Death and Robots saprete che, di solito, l’episodio più sorprendente è sempre quello che viene lasciato per ultimo. E in effetti, alla fine di questa stagione ci aspetta Jibaro, la storia di un cavaliere sordo che incontra una sirena tanto affascinante quanto letale. Un cortometraggio intenso, che unisce colori vivaci e danze intricate ad una performance senza alcun dialogo, che ci ha lasciati particolarmente colpiti per il suo modo di raccontare la disperazione e l’avidità. Non possiamo di certo negare che questo volume si sia chiuso in bellezza, grazie allo spettacolare lavoro svolto da Pinkman.tv.
Le nostre conclusioni su Love Death and Robots Volume 3
Il terzo volume di Love Death and Robots si è rivelato decisamente più avvincente di quello precedente, pur soffrendo ancora di forti alti e bassi e di una leggera ripetitività. Ormai è abbastanza chiaro come la formula proposta da questo prodotto funzioni alla grande e sia riproducibile all’infinito, portando ogni volta sui nostri schermi tanta qualità e storie avvincenti dalla breve durata, e permettendoci anche di fare la conoscenza di tantissimi e validissimi studi di animazione. Ritorna anche la violenza, che sa sempre è stata uno degli elementi caratteristici della serie. È però innegabile che all’interno del Volume 1 ci fosse molta più varietà, data forse dall’ampio numero di cortometraggi presenti al suo interno che ci faceva percepire molto meno questa sensazione di ciclicità nelle tematiche.
In fondo, lo scopo di un cortometraggio è proprio quello di raccontare una storia efficace, magari anche autoconclusiva, in tempi molto ridotti, e possiamo affermare che questa serie ci riesce quasi sempre. Certo, ci sono alcune eccezioni (Sciame e Sepolti in sale a volta sono i corti che nel volume soffrono maggiormente di questa mancanza) che sembrerebbero quasi necessitare di ulteriori episodi per ampliare la storia e comprenderne il vero potenziale, ma al tempo stesso ognuna di queste opere è talmente curata esteticamente che vale comunque la pena di guardarle, anche solo per ammirarne la grafica. Noi vi consigliamo caldamente questa serie, e se già la seguivate vi consigliamo di andare subito a recuperare il Volume 3 per farvi un’opinione tutta vostra. Fateci sapere quali sono stati i vostri corti preferiti su Instagram, oppure tramite i nostri canali Telegram e Youtube. Speriamo che questa recensione vi sia piaciuta e vi invitiamo a tornare sempre qui su Kaleidoverse.it per non perdervi le prossime notizie, guide e recensioni dal mondo del cinema, degli anime e dei videogiochi!
Questo Volume 3 di Love Death and Robots riesce parzialmente a riscattare la serie dalle critiche che furono mosse nei suoi confronti lo scorso anno. Diciamo parzialmente perché, purtroppo, esso presenta ancora uno dei difetti che aveva maggiormente penalizzato il secondo volume, ovvero la ripetitività, difetto che sarebbe molto meno evidente con un numero di episodi più ampio. Nonostante questo, ritornano varie tecniche di animazione che erano venute a mancare nella scorsa stagione, la quale prediligeva in modo particolare la grafica 3D, e che permettono a questi episodi di essere molto più godibili e accattivanti nonostante qualche buco di trama. Love Death and Robots si riconferma uno dei prodotti migliori di Netflix, per la sua capacità di far divertire ma, quando necessario, anche riflettere.