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Home»Approfondimenti»Inside a Mind: Il Buco, una prigione verticale
Approfondimenti

Inside a Mind: Il Buco, una prigione verticale

Alessia CappelloBy Alessia Cappello29 Maggio 2022Nessun commento6 Mins Read
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Il Buco
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“Un dato di fatto, prima o poi morirai.”

Sono queste le parole d’apertura di un famoso film, Storia di una Ladra di Libri. Naturalmente tale pellicola, ambientata nel contesto della seconda guerra mondiale, rendeva la morte un concetto molto vicino ai personaggi, un colpo di pistola era un suono relativamente familiare; ma non è questo il film di cui vogliamo parlare oggi. Il Buco (The Platform) – disponibile su Netflix – ci avvicina a un concetto di morte che potenzialmente chiunque potrebbe sfiorare ogni giorno: l’inedia, il morire di fame. Cosa sareste disposti a fare per mangiare quando sentite solo il rumore del vostro stomaco? Quando la vostra vita gira unicamente intorno a un pasto quotidiano? Quando tale pasto potrebbe, o non potrebbe, arrivare unicamente in base al comportamento di perfetti estranei? Il Buco potrebbe darvi la risposta a queste domande, quindi analizziamo l’opera in un articolo, naturalmente, privo di spoiler.

La prigione

Il Buco è una pellicola ambientata interamente in una prigione, un carcere molto particolare. Esso ha una struttura verticale, fin dall’inizio non sappiamo quanti siano i livelli che lo compongono, ma sappiamo che il più alto, il piano 0, è il luogo in cui un team di cuochi si preoccupa di riempire una piattaforma con ogni genere immaginabile di cibo. Ogni giorno, tale piattaforma comincia a scendere attraversando i vari piani della prigione; in ogni livello si trovano due carcerati e, in un lasso di tempo abbastanza breve, questi hanno la possibilità di mangiare a sazietà e tutto ciò che lasceranno andrà al piano inferiore, proseguendo fino alla fine e risalendo a fine giornata.

Il Buco

Non è difficile immaginare che trovarsi a un piano elevato (i primi 50) comporta la possibilità di essere ben nutriti ogni giorno, ma man mano che si scende il cibo diminuisce, quanto ne arriverà ai piani più bassi? Ogni prigioniero ha la possibilità di portare un singolo oggetto con sé prima di essere rinchiuso e, all’arrivo della piattaforma, possono mangiare, ma non hanno neppure la possibilità di prendere delle vettovaglie e conservarle per sfruttarle in seguito, pena la morte. Ogni mese il livello in cui si trovano i carcerati cambia. Un uomo che si trova al 70° livello può salire o scendere, in modo del tutto casuale.

Cosa faresti pur di mangiare?

Protagonista della vicenda è Goreng, individuo che ha deciso volontariamente di andare in questa prigione e che ha portato con sé un semplice libro e, fortunatamente, dovrà stare lì per pochi mesi. Il primo giorno in cui si troverà in questo luogo non andrà male, essendo al 48° livello, e assieme a un uomo che gli spiegherà il funzionamento della prigione. Chiarendo quasi immediatamente come sia una cosa molto sciocca il portarsi un libro in un luogo del genere. Perché? Cosa succederà se si sveglierà a un piano più basso? Uno in cui il cibo non arriva? All’improvviso, la carne di cui è composto il tuo compagno di cella potrebbe diventare incredibilmente appetibile…

Il Buco

Goreng si ritroverà, nel corso dei suoi mesi di internamento, a dover affrontare la triste realtà. Se all’inizio lo vediamo speranzoso, pieno di forza e volontà di lottare, pronto a convincere gli altri a una sorta di collaborazione, pian piano questo sentimento inizierà a scemare. Il vedere che tutti pensano solo a loro stessi gli farà capire il modo in cui funziona la società: io vengo prima di te. L’unica speranza di ogni carcerato è quella di capitare a un buon livello o di usare ogni mezzo per sopravvivere se non andasse come sperato. È molto interessante vedere i comportamenti delle varie comparse nel corso del film: c’è chi per disperazione decide di buttarsi dalla piattaforma, preferendo la morte alla propria condizione, chi prova a risalire e chi, semplicemente, è rassegnato.

La natura umana

L’aspetto che più colpisce de Il Buco sta nella rappresentazione della società che possiamo osservare sotto moltissimi punti di vista. In primis c’è naturalmente Goreng, il quale si ritroverà schiacciato da un sistema che non gli piace e che non approva, ma a cui è stato costretto a piegarsi. Il secondo punto di vista che lascia alquanto interdetti è quello di una responsabile del carcere, Imoguiri. Essendo lei esterna, ma comunque coinvolta, nel contesto carcerario, è un personaggio che a mio avviso è ben rappresentato dalla famosa citazione attribuita a Maria Antonietta, la quale si dice, in un contesto di povertà, saputo che il suo popolo non aveva più pane, affermò “che mangino brioche”. È una donna che non si rende conto di quanto il popolo che lei sta in un certo senso gestendo stia soffrendo, quasi anzi attribuisce la colpa della condizione dei carcerari ai carcerati stessi, non capendo che la volontà di vivere è l’unica cosa che domina tutti, non una semplice cattiveria.

Il Buco

Durante la pellicola, Imoguiri serberà estremamente convinta che sia molto semplice far capire ai carcerati, in condizioni pessime, che se tutti collaborassero ci sarebbe cibo a sufficienza, anche per quelli dei livelli inferiori. Un altro personaggio che andrà messo di fronte a una realtà molto più temibile di quella che si aspettava, proprio come Goreng. Dopo aver realizzato tutto questo, come funziona la prigione, come funzionano le persone quando sono in bilico tra la vita e la morte, resta solamente una domanda: qual è la soluzione? Come si può far capire a chi è a capo di questo contorto meccanismo che esso stesso non funziona? Non vi resta che guardare Il Buco per scoprirlo.

Il Buco: un film che fa riflettere

In conclusione possiamo dire che Il Buco è un film a dir poco angosciante. Incredibilmente ben fatto – con un finale a dir poco irrealistico e confusionario ma ottimo per il messaggio che vuole trasmettere – non può non essere sulla lista delle pellicole da recuperare. Un film che, proprio come abbiamo visto con The Circle, fa riflettere su tante cose, in primis sulla natura umana. Dotato di personaggi molto variegati, con punti di vista e obiettivi diversi, ma con una situazione in comune: il contesto tragico a cui sono costretti. Alla fine de Il Buco non potremmo che porci una domanda: “come ci saremmo comportati noi se ci fossimo trovati in una situazione simile?”. Sperando di avervi convinti, vi ricordiamo che Il Buco è disponibile su Netflix e, per rimanere sempre aggiornati sulle novità del mondo cinematografico, potete come sempre seguirci sul nostro sito ufficiale e unirvi al nostro canale Telegram.

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