Andate in cucina e prendete una ciotola; mischiate al suo interno una buona dose di azione, un paio di cucchiai di psicologia, femminismo a volontà e un po’ di prevedibilità – potete ottenerla unendo un gruppo di terroristi americani, armi nucleari e la classica “ultima speranza per l’umanità”. Questa è la ricetta per creare Interceptor, la nuova pellicola originale Netflix scritta e diretta da Matthew Reilly e che vede protagonista Elsa Pataky; se non l’avete mai vista sul grande schermo – ha partecipato a vari film di Fast & Furious – probabilmente la conoscete per essere la moglie di Chris Hemsworth. È una pellicola degna di nota? Noi di Kaleidoverse siamo qui per aiutarvi a rispondere a questa domanda, in una recensione, come sempre, priva di spoiler.
Un action movie con una Wonder Woman
Interceptor è una base militare che, assieme alla sua gemella Fort Greely, è in grado di intercettare e distruggere i missili diretti contro gli Stati Uniti. Fin dall’inizio della pellicola notiamo che le cose in queste basi militari non stanno andando molto bene: la Fort Greely viene misteriosamente affossata, lo stesso giorno in cui dalla Russia vengono rubati dei missili nucleari e in cui il capitano JJ Collins arriverà nell’Interceptor. In quella che sarà una giornata di lavoro particolarmente intensa per la protagonista, un gruppo di terroristi sarà pronto a sfruttare questi missili per eliminare definitivamente gli Stati Uniti d’America. Continuando sulla lunghezza d’onda dell’apocalisse, JJ si ritroverà presto da sola a lottare – sia fisicamente che psicologicamente – contro un insieme di nemici, diventando l’ultima speranza per la salvezza dell’America.
Possiamo individuare quasi immediatamente il punto di forza di Interceptor, che paradossalmente rappresenta anche una debolezza: il suo essere un action movie. Buona parte della pellicola è caratterizzata da lotte corpo a corpo abbastanza credibili e ben fatte, ma il personaggio di JJ sembra quasi essere dotato di superpoteri. Nonostante le ferite riportate, tra cui una che verso la fine di Interceptor le impedirà di usare una mano, va avanti, arrivando ai combattimenti finali distrutta, ma senza che lo spettatore provi un briciolo di ansia per ciò che le accadrà. Dopo averla vista fin dall’inizio lottare contro il nemico principale Alexander Kessel, arriviamo alla conclusione già ammorbati da un’insieme di battaglie, quindi il climax dell’opera non viene raggiunto. Essendo, inoltre, il focus del film esclusivamente su JJ, non abbiamo la possibilità di ammirare e valorizzare altri soldati che dovrebbero essere bravi quanto lei, ma che vengono velocemente messi fuori gioco per una semplice esigenza di trama.
JJ: una grande protagonista
Interceptor è senza alcun dubbio un film d’azione, ma a dir la verità ciò che più mi ha catturato durante la visione è stata la psicologia della protagonista, JJ. Ella in principio non avrebbe dovuto lavorare nella base militare, ma è stata trasferita lì dopo aver iniziato a subire varie minacce dai compagni dell’esercito. In quello che considereremo il punto più femminista, e tristemente realista, della pellicola, scopriremo che JJ ha denunciato una molestia subita e, quando pensiamo che il picco della cattiveria umana sia stato raggiunto, ovvero quando nessuno le crede, continuiamo ad affossare. Collins dimostrerà ciò che ha passato, fornendo prove inconfutabili, ma, siccome facendo ciò ha messo in cattiva luce l’uomo – il criminale – in questione, i suoi commilitoni la hanno isolata e poi minacciata. JJ si dimostrerà essere un personaggio molto forte e continuerà a credere nei suoi ideali, non tradendo nessuno, continuando a lavorare per il bene del paese e continuando ad avere la consapevolezza di essere stata maltrattata e di aver subito la beffa oltre il danno.
Altro punto di forza del soldato lo vedremo quando dovrà assumere il comando dell’Interceptor. Rimasta da sola contro tutti, i nemici non si faranno alcun problema a torturare e minacciare di morte altri soldati fedeli all’America e, dulcis in fundo, il padre di JJ. Egli verrà torturato e la donna osserverà tutto tramite un cellulare: per fermare ciò che sta avvenendo basterebbero poche parole, ma esse comporterebbero un tradimento e la fine degli USA. La forza che Collins mostra in queste scene è disarmante e colpisce molto di più di qualunque calcio o pugno che tirerà, ma – sfortunatamente – queste tematiche non sono molto approfondite e, sebbene Interceptor non voglia essere un film psicologico, è un peccato vedere una così grande varietà di argomenti trattati in maniera superficiale.
Troppa monotonia?
Altro punto dolente dell’opera è un dettaglio che in un primo momento ignoriamo, ma che col passare del tempo non possiamo non trovare pesante: la monotonia delle scene. Essendo l’intero film ambientato sull’Interceptor, e in un lasso di tempo piuttosto breve, quasi tutta la storia si svolgerà in una singola stanza. Stesse luci, stessi attori, stessi mobili… è tutto sempre uguale. Poche pellicole possono vantarsi di tenere gli spettatori incollati allo schermo nonostante questa monotonia, ma Interceptor non è uno di questi.
Ultimo punto che possiamo commentare del film è il suo essere, in un certo senso, un grande classico. Se siete abituati a vedere film d’azione, probabilmente apprezzerete ancora di meno Interceptor, perché la sceneggiatura ha deciso di andare sul sicuro, “riciclando” le fondamenta dei film di questo genere, quali missili, una minaccia mondiale, una corsa contro il tempo… al contrario, se non siete divoratori di tali pellicole, questo dettaglio passa completamente in secondo piano, quindi paradossalmente è un film d’azione molto più godibile per chi non guarda film d’azione.
Le nostre conclusioni su Interceptor
In conclusione possiamo dire che Interceptor non è un brutto film, ma non bisogna guardarlo con delle aspettative troppo alte. Intrattiene il giusto e la protagonista è più che apprezzabile – e dato che vedremo quasi esclusivamente lei sullo schermo questo è un punto che gioca molto a favore del lungometraggio – ma non è privo di difetti. La suspense che si raggiunge non è quella che la pellicola vorrebbe realizzare; la regia fa il suo dovere, ma non è eccezionale e i colpi di scena sono pochi ma buoni. Il finale è piuttosto prevedibile e probabilmente questo è ciò che più danneggia Interceptor, ma come film da vedere per passare una serata tranquilla va benissimo: intrattiene, incuriosisce abbastanza e la protagonista fa un’ottima figura sullo schermo. Sperando che concordiate con quanto detto, vi ricordiamo che Interceptor è disponibile su Netflix e, per non perdere alcuna novità del mondo cinematografico, siete come sempre invitati a unirvi al nostro canale Telegram e a seguirci sul nostro sito ufficiale.
Interceptor vuole essere un film d'azione che cavalca i classici del genere, ma non riesce ad avere quel tocco in più che le permette di farsi notare tra i titoli simili. La parola chiave che lo definisce è ambivalenza: il focus sulla protagonista è eccessivo, ma lei è ben fatta; i combattimenti sono realistici, ma alla fine esagerati; varie tematiche sono accennate, ma poco approfondite. Non è un film da buttare, ma difficilmente rientrerà tra i preferiti di qualcuno.