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Film/Serie TV

Carter Recensione: una macchina da guerra pronta a uccidere

Chiara BaldacchiniBy Chiara Baldacchini6 Agosto 2022Nessun commento6 Mins Read
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Il colosso Netflix stupisce ancora una volta con una propria produzione facendo uscire ieri, venerdì 5 agosto, il film Carter (praticamente un film di zombi) per il quale abbiamo scritto questa recensione. Diretto e co-sceneggiato da Jung Byung-gil, insieme al co-sceneggiatore Jung Byeong-sik. Un terribile virus chiamato DMZ ha colpito la Corea rendendo gli abitanti dei violenti. Il tema della pandemia assieme alla ricerca di una cura sono parti centrali della storia, riflettono soprattutto la situazione che abbiamo vissuto e dalla quale ancora non riusciamo a liberarci del tutto. Il nostro protagonista Carter (Joo Won) deve condurre una missione di salvataggio, che funge anche da ricerca della cura per questa pandemia. Il protagonista non ha memoria di chi è. È stato operato. Tutti gli danno la caccia e lui deve farsi strada per riuscire a completare il compito che gli viene affidato da una voce che sente solo lui. Carter ci avrà convinti?

Una pandemia al centro della storia di Carter

Il film inizia con un’introduzione ricca di esposizioni, una di queste riguarda la penisola coreana alle prese con un terribile focolaio del “virus DMZ”. L’infezione virale crea comportamenti da animale aumentando la tendenza violenta negli infetti. I leader della Corea del Nord e del Sud stanno lavorando insieme per creare un trattamento con gli anticorpi utilizzando il sangue della figlia del dottor Jung, di nome Ha-na, che è stata curata dall’infezione da virus DMZ grazie alla ricerca di suo padre. Tuttavia, il dottor Jung (Jung Jae-young) e Ha-na (Kim Bo-min) scompaiono durante un accordo di trasferimento in Corea del Nord, dove il dottore avrebbe dovuto approfondire le sue ricerche e produrre in serie una cura per il virus all’Istituto di armi chimiche di Sinuiju. carter recensione

Qui entra in scena il nostro protagonista che si risveglia e si ritrova una voce misteriosa che gli dà istruzioni attraverso un auricolare. Non ha altra scelta che portare a termine la missione poiché ha una bomba letale conficcata nel suo dente che altrimenti esploderebbe. L’epidemia del virus DMZ si è verificata dopo 10 mesi di tregua tra la Corea del Nord e Corea del Sud, con l’armistizio tra la sfiducia da entrambe le parti per il fallito trasferimento del dottor Jung e Ha-na. Lo sfondo geopolitico e la crisi sanitaria forniscono  una bella posta in gioco narrativa necessaria in mezzo al vortice di azione incessante del film. C’è anche un intero cast di personaggi affascinanti: relazioni straniere, membri del Partito dei Lavoratori della Corea del Nord, leader militari, agenti dei servizi segreti. Sfortunatamente, ognuno di essi è usato solo leggermente (a eccezione della ragazzina Ha-na). Questo ci farà rimpiangere le opportunità mancate di approfondire la narrazione dell’opera e gli archi dei personaggi. Anche lo stesso Carter non viene approfondito nel dettaglio ci viene spiegato all’inizio del film chi era, la sua vita e famiglia, ma poi eseguirà la missione senza che possiamo sapere nient’altro su di lui.

Un film fin troppo d’azione, con tanto (troppo) sangue

Gli elementi chiave dello stile cinematografico di Jung sono presenti in tutto il film. Il lungometraggio è stato elogiato per l’uso di una telecamera a mano che si snoda attraverso le scene d’azione, creando un’atmosfera vertiginosa che immerge gli spettatori direttamente nei combattimenti. Carter cerca di affermarsi immediatamente rendendo le scene d’azione più grandi e sanguinose. Il primo combattimento prende alla lettera le parole “bagno di sangue”, mettendo il protagonista in una massiccia lotta contro quelli che sembrano essere cento uomini in uno stabilimento balneare. Armato solo di un machete, affronta questa orda di uomini tagliando e squarciando, con il sangue che finisce nell’acqua e fisicamente sulla telecamera.Joo Won

A parte questo le telecamere si muovono molto velocemente e il passaggio tra una scena e un’altra può creare un po’ di mal di mare. Anche il sangue non è da meno è ovunque, perciò alla lunga stufa un po’. Gli spettatori potrebbero avere difficoltà a trovare risposte ad alcune domande fondamentali: cosa sta attualmente spingendo Carter ad assumersi un rischio così sproporzionato? D’altra parte, quali sono le ragioni dietro le decisioni dell’antagonista? In sostanza, qual è la motivazione dietro l’azione di ogni personaggio? Tutto questo non viene spiegato e per un film di questo calibro diverse risposte extra sarebbero servite per comprendere al meglio anche tutta la storia. Questo non accade e la possibilità di fermare la visione è seriamente alta.

Le nostre conclusioni su Carter

Carter è di certo un film ambizioso, ma in termini di storia e di personaggi manca molto, ci sono diversi fili interessanti sul ruolo della tecnologia, della famiglia e sulla identità ma nulla di tutto ciò viene approfondito come dovrebbe. Sembra un film basato esclusivamente sull’azione più che sui contenuti della storia. Molti potranno anche non apprezzare il sangue e la violenza che compaiono in ogni scena. Carter omaggia altri lungometraggi d’azione tra i quali The Villainess e una scena che ricorda Old boy – non faremo spoiler a riguardo -. Il tema della pandemia qui raccontato è molto attuale e riesce a creare un po’ di suspense (non tantissima) tale da rendere l’opera godibile. Si poteva fare decisamente di meglio. Carter nel complesso non è un lavoro malvagio ma sicuramente la trama fa un po’ acqua da tutte la parti. Così come anche i personaggi secondari sono tanti e mai tutti vengono presi in considerazione.Carter

Ci sta troppa azione e pochi fatti e alla lunga potrebbe dar noia anche perché il film dura 2 ore e 14 minuti e non tutti penso arriverebbero alla fine dopo aver visto esclusivamente sangue e violenza per tutto questo tempo. Contando che molti punti salienti non vengono approfonditi ma lasciati lì a prendere polvere. Di solito i film della Corea riescono nelle due ore a coprire tutto, comprese trame e sotto trame; Carter non decolla invece, rimane appeso lì come anche l’intera storia. Un film non può basarsi solo ed esclusivamente sull’azione deve avere anche un buon contorno di storia. Noi come sempre vi invitiamo a continuare a seguirci tramite il nostro sito Kaleidoverse e i nostri canali social Telegram, Instagram e YouTube, per non perdervi nessuna novità sul mondo di Anime&Manga, serie TV, cinema, games e molto altro.

50%

Carter aveva tutte le potenzialità per essere un bel film su una pandemia globale, invece non decolla come dovrebbe. Lo stesso protagonista non viene approfondito come dovrebbe, lasciando il suo background molto spoglio come succede al resto dei personaggi secondari che vengono usati e poi gettati via senza essere approfonditi e senza che si sappia nulla di più di loro. L'azione è la vera protagonista del film ma è davvero troppa seguita anche dall'eccessiva presenza del sangue, presente in ogni scena del film. Bilanciare tutto avrebbe reso il film molto più interessante. Ottimo invece il tema di una pandemia globale per renderlo attuale con quello che è stato vissuto in questi ultimi anni.

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