Come ogni cosa bella, anche Brooklyn Nine-Nine è arrivata alla sua inevitabile conclusione con la stagione 8. Ebbene sì, una delle migliori sitcom degli ultimi anni ci ha salutato. Sono tante le emozioni che ci avvolgono quando diciamo addio a un caro amico e, anche se stiamo parlando di uno show televisivo, non possiamo nascondere l’affetto e l’attaccamento che si viene a creare nei confronti dei personaggi che sono stati con noi e che abbiamo seguito per ben otto anni. Perché in fondo non è tanto il finale a far commuovere o un episodio ben costruito, ma sapere che non potremo più rivedere i protagonisti di una serie che è stata con noi per tanto tempo.
È stato così un po’ per tutte le grandi produzioni comiche e non: da The Office a Lost, da Superstore a Modern Family. Tutti prodotti a cui ci siamo legati e che però abbiamo dovuto salutare. Sì, ok, oggigiorno si possono rivedere tutte le volte che vogliamo, ma sappiamo benissimo che non sarà mai lo stesso, non sarà mai come la prima volta. I finali sono sempre qualcosa di triste, ma le serie ben riuscite ci fanno commuovere con il sorriso e di certo Brooklyn 99 non è da meno. Sono stati dieci ultimi episodi importanti, con grandi ritorni e soprattutto tematiche molto importanti.
Brooklyn Nine-Nine e il movimento BLM
La serie è uscita già da un po’ oltreoceano, per questo vediamo ancora – anche se molto brevemente – delle mascherine e si parla dell’omicidio di George Floyd (che comunque non andrebbe mai dimenticato), il quale diventa il fulcro di alcune decisioni prese da diversi personaggi e ciò su cui si basa l’ultima stagione. Più precisamente, trattandosi di un prodotto ambientato interamente in un distretto di polizia americano, vengono messi in risalto i problemi legati alla lentezza della burocrazia, l’omertà nei confronti dei crimini commessi dai poliziotti e la disonestà del capo del sindacato, interpretato niente popò di meno che da John C. McGinley, alias Perry Cox.
Dopo i fatti legati al Covid, ma soprattutto al movimento Black Lives Matter, troviamo un distretto che non si è ancora ripreso del tutto e che decide di combattere contro le ingiustizie. Inizia Rosa (Stephanie Beatriz), che intraprende la carriera di detective privato, sentendosi parte del problema. Boyle (Joe Lo Truglio) invece fa di tutto per far capire al Sergente Terry (Terry Crews) che lui è molto attento e ci tiene a questo tipo di problematiche. Situazioni che nel periodo dell’omicidio di George Floyd erano all’ordine del giorno. Insomma, i poliziotti sono diventati i cattivi e nessuno si fida più di loro. In generale, i temi più delicati vengono sempre trattati in maniera abbastanza approfondita dai nostri amici del novantanovesimo nel corso della serie – per quel che può fare una sitcom –, cosa che continua ad andare avanti anche in quest’ultima stagione.
La famiglia del novantanovesimo
Parlare di una sitcom non è semplice, soprattutto se si tratta di un prodotto così famoso. Non a tutti può piacere il tipo di comicità non-sense su cui si basa e anche perché dopo tante stagioni c’è il rischio della monotonia. Non è questo il caso. O meglio, nel momento in cui Gina (Chelsea Peretti) abbandona Brooklyn Nine-Nine, si sente un leggero calo generalizzato, ma è perché il personaggio era scritto talmente bene ed era talmente sopra le righe, che spesso e volentieri oscurava tutto e tutti. A questo punto mi verrebbe da dire che in realtà sia stato un bene (non vogliatemene) non avere più la segretaria egocentrica, perché così ci si è potuti concentrare meglio e approfondire tutti gli altri personaggi.
Brooklyn Nine-Nine infatti è una serie che parla di persone e dei loro legami. Dalla prima puntata della prima stagione fino all’ultima dell’ottava respiriamo aria di famiglia. Ogni personaggio vive le sue disavventure condividendole con gli altri, crescendo ogni volta un po’ di più. Prendiamo ad esempio Jake Peralta (Andy Samberg): l’eterno Peter Pan che tutti credevano senza speranza, ora si ritrova a essere, oltre che un grande detective, anche un marito e padre di famiglia; così come Amy (Melissa Fumero) la quale nel corso degli anni ha imparato che lasciarsi andare ogni tanto fa bene; o Rosa, la tipa tosta ormai capace di essere se stessa dopo il coming out, senza più la paura dei sentimenti. Potremmo andare avanti per ore. Personaggi sempre ben strutturati, che in un modo o nell’altro ci hanno fatto affezionare a loro e che fanno amare questa serie; ecco cos’è Brooklyn 99.
Grandi ritorni per il finale
Per chiudere la stagione 8 di Brooklyn Nine-Nine gli sceneggiatori hanno avuto molto tempo, dato che c’è stata una pandemia; addirittura gli episodi sono stati riscritti per via degli eventi legati all’omicidio di George Floyd. È inevitabile quindi che forse sia una stagione un po’ più politica delle altre, ma del resto non poteva essere altrimenti, è pur sempre uno show ambientato all’interno di un distretto di polizia, ma non diventa questo un tema opprimente; anzi, diventa spunto per altre avventure e scene comiche dal sapore dolceamaro. Ciò che conta, comunque è che siano riusciti a chiudere tutte le storie aperte durante questa o le precedenti stagioni, in maniera coerente e soddisfacente. Nel farlo sono stati messi in gioco vecchi personaggi, che ritornano in un fantastico “colpo finale”, una caccia al tesoro sul viale dei ricordi. Uno dei più riusciti colpi per decretare il migliore essere umano del distretto.
Qui infatti rivediamo tutti o quasi gli agenti che hanno segnato le precedenti stagioni: Pimento (Jason Mantzoukas), che si rende complice del colpo; Gina, la quale ritorna con il suo esuberante egocentrismo; Bill (il sosia di Charles Boyle) ormai finito in disgrazia e addirittura Teddy, sempre in fissa con Amy. Un colpo che ha richiesto due episodi, per via dei continui avvincenti ribaltamenti di scena che ci hanno aiutato a salutare tutti. Nel complesso la serie continua sulla scia delle precedenti, senza lasciarsi andare di più o peggiorare. Tutte le trovate escogitate per dare un senso al finale sono tra le più coerenti viste finora nel mondo degli show televisivi, in quanto si legano alla crescita stessa dei personaggi ed è proprio per questo che l’ultima stagione di Brooklyn Nine-Nine risulta essere una delle migliori post-Gina.
Le nostre conclusioni su Brooklyn Nine-Nine 8
Tra burocrazie e le solite assurdità riusciamo a vedere una stagione finale riuscita (come le precedenti), senza particolari pregi o difetti. La chiusura di ogni storia, di ogni personaggio è quella giusta e non potevamo chiedere di meglio. La trama principale scaturita dai sentimenti nati durante i Movimenti BLM rende il tutto più speciale, percepiamo l’importanza che viene data all’evento. L’intera serie è sempre stata attenta a certe tematiche e quindi continua a dimostrarcelo. E poi c’è il finale. Non poteva chiudersi in maniera più epica, se non con l’ultimo grande colpo per decretare il migliore del novantanovesimo.
Quindi, se vi state chiedendo se valga ancora la pena seguire Brooklyn Nine-Nine in quest’ultima stagione numero 8, vi dico di sì, non ve ne pentirete. Le battute non-sense, le situazioni assurde e la complicità tra i protagonisti rendono la serie una delle migliori del genere. Leggera e mai banale; divertente, ma mai eccessiva. Un mix di personaggi ben costruiti, che riusciamo a seguire nella loro crescita con felicità, allegria e anche qualche lacrima. E allora, ancora una volta gridiamo: “Novantanovesimo!”. Se avete apprezzato la serie e questa recensione, continuate a seguirci su Kaleidoverse.it, dove potrete trovare notizie e recensioni di tutti i film, le serie TV e gli anime che vi piacciono. Unitevi anche al canale Telegram per essere i primi a leggere i nostri articoli e soprattutto seguiteci su tutti i social per restare sempre aggiornati.
Brooklyn Nine-Nine è una serie leggere, ricca di non sense, ma che tratta argomenti seri con la tipica leggerezza delle sitcom. Come le precedenti, l'ottava e ultima stagione non ci delude. Partendo da tematiche legate ai movimenti BLM e all'omicidio di George Floyd, vediamo affrontare problemi importanti e reali, in un susseguirsi di grandi momenti di divertimento e assurdità che ci accompagnano verso un finale giusto e, anche se un po' prevedibile, decisamente in linea con tutto ciò che è stata questa serie. Tra grandi ritorni e tanti addii, non può che scendere qualche lacrima quando per l'ultima volta ci troviamo a salutare degli amici che sono stati con noi per molto tempo e che non rivedremo più. Novantanovesimo!