Si è parlato tanto di Don’t Worry Darling negli ultimi mesi. Il ciclo delle news che ricoprono la pellicola sembrava non riuscirsi ad allontanare dal nuovo film di Olivia Wilde. Da cambi nel cast, scandali, e ultimamente le varie “controversie” accadute durante la mostra del cinema di Venezia, sembrava si parlasse di tutto, meno che del film in quanto tale. Abbiamo avuto modo di vedere in anteprima Don’t Worry Darling, e lasciando tutte le controversie alle nostre spalle, vogliamo dire la nostra riguardo al tanto discusso progetto. Ecco i nostri pareri a riguardo.
Una comunità d’altri tempi
In Don’t Worry Darling,veniamo subito portati a seguire una giovane coppia di sposi, interpretati da Florence Pugh ed Harry Styles. I due vivono in una piccola comunità, chiamata Victory, una cittadina situata nel mezzo del deserto. La coppia vive bene, passando serate con le altre famiglie che gli abitano vicino, passando la vita in una società apparentemente perfetta, in una finestra degli anni ’60 negli Stati Uniti. La loro esistenza sembra sin da subito idilliaca. I due si amano, e mentre Jack (Styles) è al lavoro nell’azienda che assume tutti quanti gli uomini di Victory, Alice (Pugh) bada alla casa, vivendo come una casalinga, e passa i momenti liberi con le amiche, altre casalinghe come lei.
Insomma, una vita apparentemente perfetta, una riproduzione del sogno americano di qualche decennio fa. Ma le apparenze spesso ingannano, e inizieremo a notare le crepe nella facciata abbastanza presto. Queste andranno ovviamente ad ingrandirsi durante il corso del film, fino a diventare praticamente impossibili da ignorare, portando ad un’effettiva rottura nello status quo. È difficile parlare della trama di Don’t Worry Darling senza rovinare alcune delle rivelazioni che formano il nucleo principale della pelllicola, quindi eviteremo di scendere troppo nel dettaglio a riguardo.
Originalità valida?
L’unica cosa che possiamo dire a riguardo è che il concetto alla base del film non è completamente nuovo, e va a pescare da altre pellicole diventate classici. Dire di quali opere si parli in questo caso andrebbe a rovinare la sorpresa finale, quindi eviteremo di fare nomi, ma il parallelo sarà evidente sin da subito. Ma mentre il concetto di base di Don’t Worry Darling è sicuramente già visto e nulla di terribilmente innovativo, per quanto interessante, sicuramente ci sono altri elementi che vanno a condire la pellicola per renderla ben più originale. Le tematiche che vengono trattate nel corso del film ad esempio, sono decisamente attuali.
Ovviamente, l’ambientazione che rispecchia una comunità tipica dell’America degli anni ’60 porta immediatamente in primo piano tematiche principalmente inerenti alla differenza sociale tra uomo e donna. Una finestra su una società sotto uno stretto controllo del patriarcato, in cui l’uomo si guadagna da vivere, e la donna deve solo provvedere al benessere della famiglia, senza porsi troppe domande. Con la figura di Frank (Chris Pine) poi andiamo anche a vedere un personaggio affine a un guru che crea una comunità mirata al miglioramento personale, ma che nasconde una facciata profondamente tossica. Tematiche sicuramente attuali, che forse potrebbero andare a toccare i giusti bottoni in alcuni spettatori, e andare ad infastidire altri.
Una bellissima fotografia del passato
Ovviamente, c’è altro da discutere oltre alle tematiche del film, cosa difficile da fare senza andare a rivelare troppo. Sicuramente, la messa in scena di Don’t Worry Darling è uno dei punti di forza della pellicola. Come già detto, ci troviamo in una comunità che è fortemente basata sull’America degli anni ’60, con la sua estetica ben definita nelle ambientazioni, negli interni, nelle automobili e nei costumi. Tutto quanto è sicuramente gestito al meglio, per trasportare lo spettatore direttamente indietro nel tempo.
Non si fa fatica a immaginare che il tutto sia effettivamente ambientato in quegli anni, e il lavoro di fotografia, costumi e ambienti funziona alla perfezione. Una facciata, appunto, che funziona perfettamente in tandem con le tematiche del film, di una facciata perfetta e senza alcuna macchia o incrinatura. Ma se c’è un qualcosa che va sicuramente a rompere questa copertina idilliaca è la musica, e le scelte del comparto audio in generale. In un forte contrasto con la perfezione della messa in scena, tutto il comparto audio va a lavorare nella direzione opposta, e il tutto non fa che giovare alla pellicola.
Un ottimo comparto audio
È sicuramente di questo che si parla, quando si va a discutere il comparto audio del film: non abbiamo a che fare con una colonna sonora memorabile. Non ci sono canzoni che vanno a scandire il film e rimangono ancorate nella memoria dello spettatore. Nessuna hit degli anni ’60 che vada a trainare le campagne di marketing del film, o che possa richiamare con poche note alla memoria la pellicola di Olivia Wilde. Forse però, questo non fa altro che lavorare a favore del film, per certi versi.
Ciò che funziona benissimo è sicuramente l’utilizzo dell’audio per andare a costruire la tensione. I momenti più tesi del film sono scanditi dalle ottime performance del cast, grazie anche alla presenza del sottofondo sonoro. Suoni striduli, che vanno a montare tensione, facendola salire e salire, lasciando lo spettatore con un senso di sconforto, quasi di disturbo. Ci si aspetta quasi un climax che vada a concludere alcuni di questi momenti, ma la sua mancanza spesso non fa altro che lavorare a favore di questa tensione, che una volta che inizia a crescere, non fa altro che accompagnare tutto il resto della visione. Insomma, una scelta ottima, che va a complementare benissimo il suo intento.
Tutto il resto
Come già detto, le performance del film sono tutte ottime. Certamente, non ci sono dei casi che vanno a distacarsi dal coro in maniera particolarmente brillante, con delle recitazioni che saltano immediatamente all’occhio. Ma c’è da dire che sia il cast principale, composto dalla Pugh, Styles, Pine e Wilde, sia quello di supporto, riesce a dare il meglio. Non ci troviamo davanti a delle performance che vanno a stonare, o che risultano poco credibili. Insomma, un ottimo voto, ma senza andare a toccare l’eccellenza.
Anche la regia è ottima, senza creare momenti eccessivamente memorabili. La Wilde da mostra delle sue abilità di regista con questo progetto, con una pellicola decisamente difficile da gestire, ma riesce a farlo senza sbavature, e senza risultare pesante o difficile da seguire. Il film scorre veloce e senza inciampi. Insomma, in conclusione, un’opera che come già detto, risulta ottima, ma senza picchi di eccellenza. Il lungometraggio non è consigliato per tutti, chiaramente, ma non è così terribile come molti dei pareri sentiti negli ultimi tempi possono portare a credere.
Don’t Worry Darling esce nelle sale italiane il 22 settembre 2022. Potete farci sapere la vostra sui nostri gruppi su Telegram o Facebook, unendovi alle community di Kaleidoverse. Oppure, potete seguire il nostro canale Telegram, sempre aggiornato con tutti gli articoli, recensioni e guide pubblicate sul nostro sito.
Don't Worry Darling è un film ottimo sotto molti punti di vista, senza andare a toccare vette eccezionali in nessun ambito. I richiami ad altre pellicole, in particolare per la tematica principale, possono sembrare decisamente evidenti, ma le altre tematiche trattate sono terribilmente attuali, e sicuramente andranno a toccare lo spettatore, sia in positivo che in negativo. Un film da vedere anche solo per formare una propria opinione a riguardo. Consigliato sì, ma non da vedere assolutamente, sapendo che diventerà un classico.