Vi presentiamo la recensione di Wanna, il nuovo documentario italiano prodotto da Netflix e disponibile dal 21 settembre sulla piattaforma. Riusciamo a rivivere le vicende che hanno portato la famosa televenditrice degli anni ’80 e ’90 dal successo inaspettato a una caduta fragorosa, verso il peggiore degli esiti. Insieme alla figlia Stefania la quale l’accompagna sin da dall’età di 15 anni, si dirige verso la sua scalata sociale la quale sembra non avere una fine agli occhi delle Marchi. Il documentario si presenta diviso in 4 episodi da 45 minuti ciascuno, ognuno di essi affronta una tematica differente legata al fenomeno di Wanna.
Nel primo episodio possiamo vedere un’introduzione generale alla televisione degli anni ’80, sommersa da televenditori di ogni tipo. Inoltre notiamo come Wanna si introduce in quel mondo usando una tecnica con la quale potrà ottenere tutto quello che desidera, ovvero la persuasione delle masse. Nel secondo vediamo l’ascesa della Marchi, la quale ancora oggi viene riconosciuta come simbolo principale del periodo legato alla pubblicità di quei tempi. Nel terzo episodio entriamo in quel periodo in cui madre e figlia avevano oscurata la vista dal potere che credevano di avere nei confronti dei loro spettatori, arrivando a vendere essenzialmente il nulla. Nell’ultimo episodio ci viene mostrata la fine di un’era, poiché con lo scandalo delle Marchi la televendita finisce per diventare malevola agli occhi dello spettatore, il quale non si fiderà più.
Wanna: da truccatrice a truffatrice
Wanna inizia la sua carriera come truccatrice, fin da subito non si ferma davanti a nulla arrivando anche a truccare i defunti. Il motivo per cui si spingeva a tanto era per mostrare a suo marito e a suo suocera che poteva farcela anche da sola. Infatti il suo matrimonio si rivela subito infelice e per questo motivo non vuole che la sua vita venga distrutta dal prossimo. I suoi primi lavori si legano tutti al mondo del make-up, da truccatrice inizia a lavorare in uno studio da estetista. Già da lì si può notare come la natura di Wanna sia quella di una grande ascoltatrice, infatti subito impara a studiare i suoi clienti per farli sentire a loro agio, con lo scopo di vederli ritornare nel suo studio.
La svolta per la Marchi arriva nel 1978, quando un programma televisivo – Gran Bazar – le permette di avere uno spazio. In questo modo fa la sua prima esperienza di televendita e riesce a capire, dopo due fallimenti, qual è lo strumento giusto da usare per arrivare a vendere. Nella sua terza apparizione televisiva non comincia a parlare del suo prodotto, ma della sua situazione familiare, mostrandosi fragile e piangente. Da quel momento in poi scoppia il fenomeno di Wanna, infatti la redazione riceve un numero di ordini elevato nonostante la Marchi abbia parlato di tutt’altro, questo perché riesce a entrare nel cuore degli italiani.
Le parole che lasciano un segno
Wanna con lo scopo di vendere ai suoi clienti sceglie delle parole forti facili da imprimere in chi l’ascolta, questo perché colpisce direttamente sulle paure della gente. In quel periodo contribuiva ad aumentare in particolare la discriminazione verso la donna, creando l’idea del corpo perfetto solo allo scopo di aumentare le vendite. Infatti quella donna di cui lei parlava in realtà non esisteva, poiché il suo scopo era il guadagno e non avrebbe mai detto a nessuno che il loro corpo aveva raggiunto una fisicità perfetta. Al giorno d’oggi un personaggio simile vedrebbe la sua fine in breve tempo, ma conoscendo la mente geniale di Wanna Marchi saprebbe adattarsi anche alle esigenze odierne, trovando metodi diversi per conquistare i suoi telespettatori.
Wanna rivela ai suoi intervistatori come anche in lei rimasero impresse delle parole precise, a lei rivolte da sua suocera, la quale la definì brutta e non meritevole del figlio. Da qui il personaggio di Wanna si va a delineare: vale a dire una donna vogliosa di dimostrare che è il marito a non essere alla sua altezza e non viceversa. Questa sua ossessione per la bellezza oltre ad avere un fine di marketing potrebbe essere correlata a quelle parole che le furono rivolte? È una possibilità, poiché in molte delle televendite si notava il suo accanimento verso questa tematica, soprattutto quando definiva le donne anche come elefanti o dicendo frasi del tipo: “lo buttiamo via il baule”. Le sgridava come una madre, incutendo timore e promettendo una soluzione efficace.
Una caduta senza ritorno
La caduta delle Marchi si inizia a intravedere nel momento in cui le due fanno affidamento su quello che è il nulla assoluto, ovvero la vendita della fortuna. Con l’aiuto del maestro Do Nascimento decidono di creare il personaggio del mago in modo da poter far credere alle persone di riuscire a risolvere i loro problemi più gravi, in particolare quelli legati alla sfera familiare. Ancora una volta vediamo la sua tecnica di vendita, ovvero colpire nel punto debole e continuare fino a quando non riesce a ricavarne il massimo. Infatti a sconvolge in questa vicenda sono le minacce velate fatte e la paura dell’imminente sfortuna che poteva abbattersi su famiglie già distrutte.
Nel documentario possiamo vedere anche il punto di vista delle vittime, in modo da capire il dolore vero e proprio che esse hanno subito e la vergogna provata. Inoltre una scelta registica interessante è stata quella di mostrare anche i momenti in cui la Marchi si mostrava alterata e usciva per un attimo dal personaggio che doveva mantenere per l’intervista. In realtà in questi scatti si vede la vera natura di Wanna e anziché farla uscire dal personaggio ce lo fanno capire ancora meglio, mostrandoci la Wanna Marchi degli anni ’80 e ’90 e non una persona cambiata o pentita delle sue azioni. Infatti durante tutto il suo documentario sarà difficile vedere segni di pentimento, piuttosto condannerà coloro i quali l’hanno fatta finire in prigione.
Le nostre conclusioni su Wanna
Un documentario molto interessante sia per chi ha vissuto quegli anni, sia per coloro i quali non sanno davvero bene cosa significa la televendita. Vediamo aprirsi una realtà più grande di quanto potevamo aspettarci e allo stesso tempo vediamo la sua fine, con la caduta di madre e figlia le quali insieme creano un’alchimia senza paragoni, arrivando a essere vittime di se stesse, poiché si lasciano accecare dal troppo potere che credono di avere. Come detto dal loro avvocato la loro storia potrebbe essere definita con la parola Nemesis: la vendetta che ti porta il destino. Così come la televisione le aveva dato vita, così era arrivata a ucciderle. E voi cosa ne pensate? Seguiteci su Kaleidoverse e iscrivetevi al nostro canale Telegram per rimanere aggiornati su tutte le notizie più recenti
La serie Wanna ci presenta quello che è stato il fenomeno di Wanna Marchi negli anni '80, fino ai primi anni 2000. Ci viene mostrato come questa donna assieme alla figlia riesce a creare una realtà capace di portarla alla vetta del successo, però pagato caro dai loro clienti, così definibili inizialmente, poiché verso la fine saranno le loro vittime. Tra minacce velate e non ed estorsioni, i loro acquirenti si ritroveranno in un circolo vizioso senza fine. Vedremo come con le sole parole, false promesse e un sistema di vendita a catena le Marchi riusciranno ad ottenere la scalata sociale. Diventeranno inevitabilmente vittime di se stesse fino a quando non otterranno il peggiore degli esiti. Documentario che mette in mostra la realtà delle televendite e di come a causa di questo fenomeno siano definitivamente andate in fallimento.