Cosa succede se una piattaforma come Netflix finanzia e produce diverse serie TV del mondo un po’ più a est rispetto a noi? Succede che le uscite da quel fronte sono sempre un azzardo. Andropausa è molto probabilmente una di queste produzioni, magari create con l’intento di promuovere la televisione turca e non solo quella coreana, giapponese o cinese, che a volte riescono a portare storie fresche e per il pubblico occidentale a tratti comiche. Incoraggio tutti a esplorare questi lavori, ma la storia della famiglia di Yusuf (Engin Günaydin), il protagonista, non è fra di loro e anzi rischia di danneggiare l’immagine che si ha di questi progetti. Se volete guardarla per credere a quanto appena detto, la serie è in uscita il 7 ottobre 2022 su Netflix. Intanto potete leggere la nostra recensione.
Andropausa ci presenta Yusuf, padre di un figlio e una figlia, e marito di Meryem (Gülçin Santircioglu). L’uomo ci viene subito mostrato come vittima di una crisi di mezz’età (iscrizione ai social, tinta di capelli, discorsi sul tempo come inarrestabile e avverso…), che durante una visita dal dottore riceverà il nome di “andropausa”, ovvero la condizione per cui con l’avanzare dell’età gli uomini producono meno testosterone. Ad ogni modo, Meryem non sa perché suo marito stia cambiando e, anche in seguito a una drammatica lettura del fondo del caffè, pensa sia malato di cancro. L’intera vicenda è la “comicità” su cui si basa la puntata. Ma prima di parlare della comicità di Andropausa, forse è bene rivelarvi che il primissimo shot (per cui, non spoiler) della serie è un cadavere in mare col volto nascosto.
Una commedia?
Per tutta la sua durata, Andropausa non sa se è un drama, una commedia o uno slice of life. Sicuramente, a livello di scrittura, è una tragedia. Con un ritmo altalenante e tematiche importanti affrontate con superficialità, la serie è insicura e se voleva essere umorismo nero, ha fallito in ogni modo possibile. La comicità di questo prodotto è farcita di scelte molto italiane, le puntate più leggere, delle 6 totali, usano il fraintendimento alla “I Cesaroni” (2006), ovvero mostra allo spettatore la realtà dei fatti mentre si guardano i personaggi fraintendersi a vicenda fino alla rivelazione finale. Ad esempio, il cancro di Yusuf? In realtà un pelo incarnito. Per questo, all’inizio si può pensare di star guardando una sitcom che pone particolare attenzione alla mente maschile nell’età avanzata. Tuttavia gli occasionali sprazzi di violenza da parte di Halit (interpretato da Turgut Tuncalp, cognato e amico di Yusuf) verso la moglie, insieme all’immagine bruciata nelle retine del cadavere con cui si apre Andropausa rendono le emozioni, riguardo anche solo il primo episodio, contrastanti.
Addirittura, ci sono istanti in cui la violenza stessa, fino a parlare di omicidio, diventa la battuta. Ora, ci sono situazioni in cui una sceneggiatura caricaturale può rendere questi temi divertenti (si pensi banalmente agli sketch comici di Aldo, Giovanni e Giacomo nei quali la fisicità degli eventi è spesso la base di una buona commedia), ma in Andropausa c’è una pretesa morale onnipresente,- la quale rende insopportabile tutto ciò. Battute che spesso bisogna anche immaginare un po’ da soli lo siano, perché la sceneggiatura, o forse la distanza culturale, non rendono facile la loro comprensione. E ancora, ultimo ma non ultimo, la comicità è quasi sempre a discapito delle donne della serie, le quali ne sono vittime o causa.
Andropausa e l’altro sesso
Andropausa odia le donne. Se dovessimo trarre una morale dalla miniserie, non sarebbe quella sul cambiamento che il titolo e i dialoghi provano a rifilarci, ma come gli uomini sono bestie prive di raziocinio e le donne ostacolo alla loro realizzazione. Alla fine di tutto, infatti, i primi vengono sempre perdonati o ritratti come martiri delle azioni delle seconde. Donne che possono o essere “sante” (sopportando tutto in silenzio, perdonando e, dopo i torti subiti, continuando a supportare l’uomo) oppure “isteriche” (quando non stanno ai dettami dell’uomo in questione).
Anzi, nel personaggio di Mahmut (interpretato da Tamer Karadagli, ricco uomo proprietario della casa sul mare che vogliono Yusuf e Meryem) troviamo addirittura un uomo così di buon cuore da riuscire ad amare Svetlana (Yuliia Sobol), violenta e promiscua russa, ed è vittima della ex moglie. Lo stesso uomo che controlla ossessivamente la vita delle figlie quando le ha a casa sua, minacciando di morte ogni potenziale amante. Addirittura i figli di Yusuf, Velihan un maschio e Akya una femmina, vengono proposti come golden child (interessato ad ampliare gli affari di famiglia e in una relazione casta) e gold digger (cerca un marito con un patrimonio più alto del suo e più volte accenna al volere la maggior parte dell’eredità) rispettivamente.
Un tesoro irraggiungibile
Casa sul mare? Sì, la casa sul mare. Durante la sua crisi di mezz’età, Yusuf convince Meryem a comprare una proprietà. Questa maledettissima abitazione, che solo alla fine diventa chiaro fosse il MacGuffin della serie. Il che è estremamente ironico, perché è facile dimenticarsene. Da spettatore sensibile, la curiosità verte più facilmente su Fadime (la sorella di Yusuf, eccelsamente interpretata da Sebnem Hassanisoughi) e Halit, cercando di capire se riuscirà a scappare dal marito, sulla risoluzione della disputa familiare di Mahmut. Invece no, il vero punto della storia è il cambiamento, incarnato in questa casa. Come abbiamo già detto, però, il cambiamento è veramente di sfondo ai temi della serie, una forzatura necessaria per non essere un prodotto senza motivo d’esistere.
Le nostre conclusioni su Andropausa
Andropausa è un prodotto ancorato in un passato che per fortuna non esiste più. Tra il più spudorato slut shaming e la feticizzazione dell’onore, dell’uomo di parola, la crisi di Yusuf si trasforma nella crisi di identità della serie, la quale non sa più cosa sia. La visione di Andropausa è un’autentica tortura, che posso provare a giustificare con la distanza culturale, ma sarebbe un errore. Lo sarebbe perché analoghe serie indiane riescono comunque a essere degne del tempo dello spettatore, penso a “Confuso e innamorato” (2022) o “Taj Mahal 1989” (2020) i quali contestualizzano i loro errori dimostrando che questa produzione indiana ha gli strumenti per raccontare le sue storie con tatto e coscienza sociale, a differenza di quella turca in oggetto. E a chi vuole un esempio di umorismo nero e drama, contestando la premessa per cui Andropausa dovrebbe essere una commedia, consiglio invece “Hasmuk” (2020).
C’è tanta amarezza nel chiudere questa recensione, perché i temi che sembrava voler toccare Andropausa sono estremamente interessanti, come ad esempio il modo con cui un uomo affronta i cambiamenti del suo corpo e dei suoi desideri, come risolvere in maniera salutare le incomprensioni tra coniugi, ma alla fine non c’è nulla di tutto ciò, resta un sogno lontano di quello cosa sarebbe potuto essere. Con questa nota dolente, vi invitiamo a seguirci anche su Instagram, sui nostri canali Telegram e Youtube, oltre che ovviamente sul nostro sito. per rimanere sempre aggiornati e leggere le prossime recensioni.
Andropausa non sa decidere cosa sia, e non sa di cosa parlare, intreccia personaggi che fra di loro non hanno alcuna chimica e li inganna nel rimanere lì. Perdona tutti i personaggi purché maschili, indifferentemente dall'esito e dallo sviluppo delle loro storie, mentre punisce tutte le donne e manca loro totalmente di rispetto. E se doveva essere una commedia, non fa nemmeno ridere. Il perenne senso di angoscia non rende fruibili le battute, il cui fulcro è spesso la cruda violenza, ingiustificata. Se non fosse per la morale innaturale e forzata sul cambiamento, Andropausa sarebbe un inno alla barbarie che non troverebbe alcuno spazio sulle piattaforme di oggi. Come è giusto che sia.