Con il nono episodio arrivato in esclusiva streaming su Disney+ questa settimana, siamo giunti alla fine della prima stagione di She-Hulk: Attorney at Law e poteva mancare la nostra recensione della serie dedicata all’avvocatessa verde, interpretata dalla bravissima Tatiana Maslany. Dopo nove settimane possiamo tirare le somme di questa prima avventura della protagonista, parlando di pregi e difetti di un prodotto che sembra riassumere in sé quelle caratteristiche che ci hanno fatto amare e al contempo odiare i prodotti seriali MCU.
A onor del vero non ci è possibile bocciare totalmente il la serie, eppure ci troviamo a non poterlo neanche promuovere del tutto. Lo show infatti non si è meritata la sufficienza; sembra parlare in modo confusionario a un target troppo generico, utilizzando una comicità a tratti molto infantile dichiarandosi però un prodotto dedicato ai millennials. A quale pubblico stava cercando di parlare? Ci prova ma non ci riesce del tutto. Un wannabe Ally McBeal con chiari problemi sia in fase di scrittura sia di produzione. Eppure, alcune idee brillanti e qualche personaggio memorabile sono riusciti a risollevare le sorti di quello che sarebbe potuto essere il peggior disastro targato Marvel Studios.
She-Hulk: chi inizia male è a metà dell’opera
I super poteri in CGI e le storie di rivalsa sono state il motivo del successo del Marvel Cinematic Universe per anni, ma se per quanto riguarda i problemi di trama questo nono episodio ci dice chiaramente con chi dovremmo prendercela (come se ci fosse mai stato qualche dubbio), per quanto riguarda invece gli effetti visivi la situazione è un po’ diversa. La mole di lavoro e la scarsità di tempo infatti ha messo a dura prova il team dedicato ai VFX i quali si sono ritrovati a dover gestire ritmi estenuanti e una pioggia di critiche interminabile.
Gli artisti diestro ai progetti Marvel infatti hanno esternato il loro stress e la fatica prima che l’episodio pilota arrivasse su Disney+. Attraverso tweet e interviste, hanno lamentato quantità enormi di lavoro e tempi sempre più ristretti. Oltre a questo poi, ad aprile di quest’anno, alcuni insider avevano parlato di problemi produttivi legati a divergenze creative all’interno della writers room mettendo in discussione persino il debutto, all’epoca già annunciato, dell’intera serie sui nostri schermi. Per carità, i problemi in una produzione ad alto budget ce li si aspetta, ma quanto di tutto ciò era evitabile? E soprattutto, che questa confusione sia figlia di una non più chiarissima direzione per il franchise?
L’MCU a chi vuole parlare?
Torniamo con la mente indietro di dieci anni e ci ritroviamo in un mondo dove il Marvel Cinematic Universe è in ascesa, pronto a rivoluzionare ciò che il pubblico si aspetta da un cinecomic grazie all’uscita del primissimo film dedicato ai vendicatori (il primo Avengers infatti uscì nel lontano 2012). Chiunque all’epoca era in grado di respirare corse al cinema. Si ritrovarono davanti a un prodotto acerbo ma che avrebbe cambiato per sempre le vite di molti. La telecamera girava attorno alla formazione originale in “quella” scena iconica. Allo stesso tempo, i fan delle storie cartacee Marvel si legavano a quel franchise in una maniera che all’epoca sembrava indissolubile.
Era chiaro infatti come quelle storie fossero fatte per i fan, per chi amava da anni Thor, Cap e Vedova Nera. Quei film erano un regalo per i geek che finalmente vedevano la loro passione di nicchia proiettata su un grande schermo davanti agli occhi di tutto il mondo. Gli stessi fan che però, dieci anni dopo, scoprono di non essere più il target di riferimento. Sacrificati per lasciare il posto a un pubblico non bene definito, forse più ampio ma sicuramente più casuale. La direzione di Disney infatti è chiara: prodotti family friendly decisa a lasciare da parte la qualità al servizio di una quantità fuori controllo, esagerata, indirizzata sui grandi numeri sparando a caso sulla folla sperando di colpire qualcuno. Anche se così facendo, con il tempo, rischia di far allontanare i vecchi fan più accaniti (ovvero quelli che ancora, nonostante tutto, continuano a comprare i biglietti e a rinnovare l’abbonamento a Disney+).
She-Hulk SPACCA! (la quarta parete)
Non fraintendete, come per tutte le puntate precedenti anche per quanto riguarda questo nono episodio non possiamo dire di essere davanti a un lavoro totalmente brutto. I soldi investiti e l’attenzione mediatica che ogni prodotto Marvel si porta dietro lo rendono comunque interessante sotto alcuni aspetti. Ad esempio la rottura della quarta parete in questo caso esplode, arrivando a coinvolgere l’intera piattaforma di streaming. Addirittura sembra essere utilizzata dal team di produzione come espediente per raccontare al pubblico anche il loro punto di vista.
Nell’episodio nove, infatti, si prendono in giro i Marvel Studios come mai si era potuto fare, andando a disturbare anche il nome del caro vecchio Kevin Feige (la mente dietro all’MCU) che ne esce non proprio benissimo, venendo paragonato a un automa. Vengono citati problemi di budget, condizioni di lavoro non ottimali e idee stantie che necessitano di una rinfrescata. Questo, unito all’apparente dono della premonizione avuto dagli sceneggiatori nel rispondere in fase di scrittura alle critiche che sapevano sarebbero arrivate una volta pubblicati gli episodi, ci fanno sperare in un cambiamento all’interno dei Marvel Studios (o almeno che possa esserci).
Le nostre considerazioni finali su She-Hulk: Attorney at Law
La povera serie di She-Hulk è stata vittima di chi l’ha partorita, chiudendo questa prima stagione con un finale senza senso. Una chiusura che vuole essere metacinematografica ma del tutto insoddisfacente. Le linee narrative aperte nelle puntate precedenti vengono bruscamente interrotte senza una vera risoluzione, concludendo il tutto con un pretesto che sembra un “non sapevamo cosa fare” urlato a gran voce. Era chiaro già da un bel pezzo, Marvel Studios, ma grazie per il chiarimento. Le premesse dopotutto non erano delle migliori, oltre a provenire da una famiglia disastrata (quella delle serie MCU) ha dovuto anche debuttare in un periodo dove l’interesse generale verso i prodotti seriali Marvel è calato.
Eppure possiamo dire che il prodotto è godibile, se solo lo si approccia con le giuste aspettative. Se vi aspettate qualcosa di coerente e pronto a porti avanti le vicende del Marvel Cinematic Universe, che presenti e sviluppi personaggi realistici e profondi, togliendovi il fiato con scene d’azione al cardiopalma beh, allora forse questa prima stagione di She-Hulk: Attorney at Law non fa per voi. Se invece state cercando una serie veloce, godibile senza troppe pretese e che possa intrattenervi mentre lavate i piatti o passate l’aspirapolvere allora è il prodotto giusto per voi e riuscirete a godervelo al massimo (e siamo sicuri vi strapperà anche qualche risata).
Ora tocca a voi dirci cosa ne pensate lasciando un commento nel box ai piedi dell’articolo, fateci sapere se vi è piaciuta questa serie e cosa ne pensate. Quale episodio avete preferito? Chi è stato il vostro personaggio preferito e perché proprio Daredevil? Anche voi avete invidiato tantissimo la fortunata Jennifer nello scorso episodio? L’MCU tornerà a novembre con Wakanda Forever (in uscita in sala mercoledì 9) e per rimanere sempre aggiornati su tutte le notizie relative al mondo Marvel e non solo vi ricordiamo di continuare a seguirci su Kaleidoverse e a iscrivervi al canale Telegram, e per non perdervi neanche una novità cliccate su “follow” sui nostri profili Instagram e Tiktok.
La serie dedicata a She-Hulk, arriva al gran finale zoppicando, presentando una prima stagione altalenante che oscilla tra il piacevole e il cringe. Si conclude provando a includere lo spettatore in un esperimento di metanarrazione (il primo del MCU) che però finisce male risultando confuso e poco appagante. Nonostante qualche trovata brillante e una protagonista carismatica, risulta generalmente vuota e senza niente di interessante da dire. Un prodotto tristemente pigro che spreca un potenziale enorme in favore di una leggerezza non richiesta e a tratti fastidiosa, chiudendosi con uno dei finali più nonsense della storia delle serie MCU, secondo solo al tristemente noto MoonKnight.