Una cosa che Netflix ama fare è prendere un’opera (sia essa un romanzo, un fumetto o un videogioco) e farla sua. Lo abbiamo visto sia nel caso di prodotti tutto sommato già noti (come Mercoledì o The Witcher) sia di storie invece più di nicchia. E di solito queste ultime una volta approdate sulla magica piattaforma rossonera fanno il botto (come Bridgerton). La serie di cui stiamo per parlare appartiene a questa seconda categoria, con l’eccezione che è stata rilasciata da pochissimi giorni (il 27 gennaio). Stiamo parlando di Lockwood & Co.
Basata sulla serie di romanzi young adult di Jonathan Stroud, Lockwood & Co è stata annunciata lo scorso anno, mandando in visibilio i fan di tutto il mondo. Il progetto seriale è stato portato avanti da Joe Cornish (Attack the block – Invasione) e adatta i primi due romanzi della serie. Prodotta da Complete Fiction (Ultima notte a Soho), vede dietro la cinepresa ben tre registi. Si tratta di William McGregor (His Dark Materials), Catherine Morshead (Downton Abbey) e Joe Cornish stesso.
La trama di Lockwood & Co.
Il mondo ha un Problema (letteralmente), da qualche decennio o giù di lì: è infestato. Gli unici in grado di tenere sotto controllo gli spettri sono alcuni adolescenti: quelli che possiedono il Talento. Questi ragazzi speciali seguono un pesante addestramento, diventando agenti specializzati in materia. La nostra protagonista principale è Lucy Carlyle, una ragazza con un Talento particolarmente forte e affinato. Dopo un evento traumatico Lucy decide di lasciare il suo villaggio natale per ricominciare a Londra. Lì, al verde e con poche speranze, accetta di lavorare per la Lockwood & Co, un’agenzia altrettanto sgangherata e povera di personale.
I soli altri membri della squadra sono infatti Anthony Lockwood e George Karim, due ragazzi, esattamente come lei. Senza alcuna supervisione da parte degli adulti, il trio si mette subito in gioco per restare in attività, dando inizio ufficialmente alle loro indagini sovrannaturali. La cosa non si rivela facile: nessuno si affida a loro volentieri, senza contare la concorrenza delle altre agenzie più rinomate. Mentre i tre si barcamenano tra scadenze, reticenze e misteri iniziano a intuire che ci sia qualcosa di segreto nell’aria. Ma di cosa si tratti non ne hanno idea.
Degli spettri forse un po’ troppo neon
Le riprese sono state effettuate a Londra (come è possibile notare in più occasioni) mentre il montaggio ha un ritmo generalmente serrato. La velocità incalzante forse scaturisce da una volontà di sottolineare la dinamicità dei giovani protagonisti e la loro professione molto movimentata. Per questo motivo i momenti di calma sono davvero rari, e anche nelle pause narrative resta in sottofondo una certa elettricità. Le riprese non si concentrano su un personaggio in particolare ma spaziano tra tutti, restituendo una globalità di fondo che abbraccia la storia.
Gli effetti speciali sono presenti e anzi, abbondano: non ci si può aspettare niente di meno da una serie TV del genere. C’è però anche da dire che il reparto preposto forse deve lavorarci ancora un po’: in alcuni casi (come nel primo episodio) le figure realizzate con la CGI sembrano uscite da un videogioco di vecchia generazione, risultando quindi meccaniche e male inserite nell’ambiente reale in cui si trovano. In altri casi, dove la CGI viene applicata a elementi piccoli, la magia invece funziona, amalgamandosi bene agli oggetti.
Tre menti bene assortite possono guarirsi a vicenda?
La protagonista principale della serie, Lucy, arriva a Londra con il cuore pesante: ha subito un lutto sconvolgente e, come se non bastasse, gli abitanti del suo villaggio la reputano direttamente responsabile dell’increscioso incidente. Dunque è con il cuore spezzato che la ragazza si muove per le vie di Londra, mossa dalla promessa che lei e la sua migliore amica si erano fatte: di ricominciare, in qualche modo. L’incontro quasi fortuito con Anthony e George rappresenta l’inizio del suo percorso di guarigione interiore dal dolore che si porta dentro costantemente. Allo stesso modo, il suo arrivo nella sede dell’agenzia segna un punto di svolta nelle vite dei due ragazzi.
Anche Anthony ha infatti il cuore segnato dalla perdita, ma appare chiaro dal suo comportamento che il modo in cui ha scelto di agire per combattere il dolore è chiudere tutti fuori, tenerli a debita distanza. Questo non significa che il ragazzo non provi nulla: il distacco esiste suo malgrado, e più di una volta nel corso della serie lo vediamo gettarsi in situazioni potenzialmente mortali perché a lui, della propria vita, non importa poi un granché. George invece sperimenta un altro tipo di solitudine, quella sociale. È lui stesso a definirsi “quello strano della famiglia”, a considerarsi inferiore rispetto ai suoi due colleghi, e questa convinzione lo porterà a vacillare a un certo punto.
Il tarlo del dubbio
Mentre i nostri tre personaggi continuano a lavorare e a sollevare vespai di ogni sorta emergono altri temi, molto interessanti, alcuni collegati a quanto dicevamo sopra. Appare chiaro, nel corso degli episodi, che nulla è davvero come sembra, anche se questo lato della storia viene solo accennato per concentrarsi sullo sviluppo delle dinamiche tra Anthony, George e Lucy (magari chissà, in una seconda stagione potremmo saperne di più). Accanto ai tanti dubbi che attanagliano i nostri nel corso degli episodi (in particolare George) emerge un atteggiamento molto particolare che merita di essere approfondito.
Sappiamo infatti che solo i ragazzi (bambini e adolescenti) hanno il Talento, che scompare crescendo; per questo motivo tutti gli agenti sono giovani e gli adulti si occupano solo di addestrarli e supervisionarli. Se da una parte la società assume un atteggiamento rispettoso e quasi reverenziale nei confronti di questi piccoli medium, ci sono anche personaggi che esprimono a modo loro tutta la loro preoccupazione. In particolare ci riferiamo all’Ispettore Barnes, che sembra costantemente dibattersi tra il desiderio di proteggere Anthony e gli altri due e il proprio dovere, ricordando agli spettatori che mandare dei ragazzini ad affrontare situazioni al limite della morte non è normale.
Ehi, la porta non è chiusa a chiave!
La seconda parte della serie alza l’asticella del melodramma e sfodera tutti i risvolti negativi che si impegna ad accumulare nei primi episodi. Quello che ne ricava è una sorta di prova fatale per i nostri, i quali si ritrovano a dover affrontare i loro demoni (sia quelli interiori sia quelli esterni). Queste ultime sfide servono a rafforzare il loro legame, confermando che a volte la famiglia non è quella che ti tocca, ma quella che costruisci con le tue mani. A conferma di questo, vediamo come ogni personaggio abbia imparato qualcosa dall’altro: Lucy inizia a riconoscere il proprio valore grazie ad Anthony, George supera il proprio rancore e riconosce la propria importanza grazie a Lucy.
Infine, Anthony finalmente accetta che amare significa anche mettere in gioco il proprio lato più fragile. A conferma di ciò, negli ultimi minuti della stagione il ragazzo decide (questa volta sembra sul serio) di smetterla con i segreti e con le bugie, svelando ai suoi amici cosa si cela dietro la misteriosa porta di fronte all’ingresso. Ovviamente noi spettatori non lo vediamo: finiamo in un cliffhanger che speriamo venga assecondato. Tuttavia è significativo: l’apertura di quella porta rappresenta l’apertura di Anthony ai sentimenti e all’affetto e a tutta quella gamma di emozioni a doppio taglio che caratterizzano la vita di ognuno di noi. È l’inizio della sua guarigione dal dolore.
Le nostre conclusioni su Lockwood & Co
Nel parlarvi di Lockwood & Co abbiamo cercato di evitare gli spoiler perché vi consigliamo caldamente di recuperarla. Non si tratta di una semplice storia young adult sull’amicizia e i fantasmi: Lockwood & Co è stata pensata e messa in opera fondendo elementi del fantasy, del poliziesco e del noir. Il mix dà agli episodi una spinta tutta nuova, che vi invoglierà a divorarla in una sola serata. Il cast, i luoghi e la sceneggiatura danno davvero vita a una storia che speriamo continuerà nei prossimi anni.
Se invece avete già visto Lockwood & Co, venite a dirci la vostra nei nostri gruppi community (Facebook e Telegram) e se avete letto i libri ancora meglio (siamo sempre alla ricerca di appassionati che possano darci nuovi spunti)! Non dimenticate di seguire Kaleidoverse e i nostri social per restare sempre aggiornati sui nostri contenuti. Non pubblichiamo solo articoli, ma anche video e post sulle ultime tendenze nel mondo del cinema, delle serie TV, degli anime e dei videogiochi. Vi aspettiamo!
Lockwood & Co è una serie TV che riesce a fondere fantasy e noir con risultati eccellenti. Grazie alla bravura degli sceneggiatori e del cast il pubblico può godersi una storia nuova, intrigante e divertente, dove prevalgono l'amicizia e l'affetto ma anche la forza di volontà e la voglia di ricominciare da capo. L'atmosfera della serie gioca tra sovrannaturale e verve puramente britannica, amalgamando dettami quasi action in stile Kingsman con quelli dark fantasy di Constantine. Una pecca sono però gli effetti speciali: in un mondo in cui i fantasmi la fanno da padrone sarebbe più credibile se gli spettri sembrassero concreti e non partoriti da una vecchia console.