In molti casi la comunità nella quale si abita diventa un prolungamento della famiglia. Ovviamente non nel senso stretto del termine, perché sarebbe strano. È innegabile però che una persona interiorizzi molto nel corso della propria crescita, e tra le cose che assorbe ci sono anche comportamenti e lezioni di altri. Questa sorta di premessa è la base della recensione di Freeridge, uscita su Netflix il 2 febbraio, spin-off di un’altra serie conclusa da poco più di due anni, On My Block.
Si tratta di una serie di appena 8 episodi di circa mezz’ora l’uno, ideata dagli stessi autori di On My Block Lauren Iungerich, Jamie Uyeshiro, Jamie Dooner, Eddie Gonzalez e Jeremy Haft. Nonostante di base mantenga la stessa aura della serie madre, Freeridge prende però una direzione molto diversa e meno drammatica. I protagonisti e le loro vicende sono infatti nuovi, nonostante ci siano alcune strizzate d’occhio ai fan di On My Block e ritorni anche qualche vecchio personaggio (ma non di quelli principali).
La trama di Freeridge – On My Block
Gloria (Keyla Monterroso Mejia), Demi (Ciara Riley Wilson) e Cameron (Tenzing Norgay Trainor) sono migliori amici. Da quando però Ines (Bryana Salaz) ha iniziato il liceo si è unita alla loro piccola cerchia senza chiedere, causando malcontento. Mentre Gloria cerca un modo gentile per dire alla sorella di stare alla larga dal suo gruppo di amici si imbatte, proprio insieme a lei, in una scatola misteriosa. Ancora più misteriosa però è la signora che si fa avanti per comprarla da loro, proponendo anche cifre altissime e affermando che l’oggetto sia in realtà maledetto.
Gloria all’inizio non crede a una parola della signora, ma alcune strane coincidenze e bizzarri avvenimenti la convincono ad ascoltare Demi, patita di magia, così il gruppo chiede aiuto a Cinnamon (Jami Alix), una strega influencer, che fa alcune premonizioni poco positive. Mentre i quattro lavorano per cercare di liberarsi della scatola, della signora e della maledizione devono inoltre vedersela con le proprie vite da adolescenti e con problemi che purtroppo, di magico, hanno ben poco.
Un po’ sitcom, un po’ teen drama
Guardare Freeridge è come mangiare patatine, o come sorseggiare una bibita fresca l’estate: ne vuoi sempre di più. Il meccanismo scatta per due motivi principali: il primo è la durata contenuta degli episodi, che sono sì 8, ma non superano i 40 minuti (lunghezza ormai standard per le serie TV); il secondo motivo è il ritmo stesso della storia, che alterna perfettamente le pause, scandendo e centellinando in questo modo di conseguenza l’attenzione e l’impegno che lo spettatore deve dare alla visione.
La struttura della serie somiglia leggermente a quella di una sitcom, ma impiegata in questo caso nel mostrare fatti molto diversi che si immergono più volte nel mare dei teen drama. Questa accoppiata potrebbe dare come risultato una storia stridente e senza senso, ma in qualche modo tutto si regge bene insieme. E quindi accanto a battute che risuonano molto con il clima del Web (che si regge sull’ironia e sui meme) si sollevano anche questioni davvero molto serie e profonde.
Una storia di formazione al limite dell’assurdo
Il tono leggero e umoristico di Freeridge è il mezzo più ottimale per inscenare una storia di formazione bella e reale che coinvolge tutti i personaggi. Fanno così la loro comparsa momenti davvero intensi e carichi di emotività; momenti aperti al dialogo e alla condivisione, ai dubbi e alle contraddizioni. Perché crescere vuol dire soprattutto inciampare e farsi male per poi capire da dove riprendere il cammino, prendendosi le dovute pause per riflettere sui propri errori.
È interessante notare un particolare: la scatola maledetta è sempre presente nei momenti chiave del percorso di formazione dei ragazzi, quasi a simboleggiare il suo profondo legame con la storia stessa. Il modo in cui i personaggi stessi adoperano il contenitore misterioso, dapprima studiandolo per poi arrivare addirittura ad accusarlo ne è la dimostrazione. La scatola maledetta diventa una sorta di filtro, necessario ai ragazzi per porsi in rapporto alla realtà e ad aspetti di essa che non hanno mai incontrato prima.
Amicizia, amore, famiglia
Gloria e Ines hanno una situazione familiare complicata, segnata dall’assenza della madre prematuramente scomparsa. La sua mancanza denota il vuoto intorno al quale le due ragazze si muovono, cercando di onorarlo e al contempo di superarlo per poter andare avanti e crescere. L’assenza della madre plasma anche il loro rapporto, molto altalenante: Gloria e Ines non sono sorelle fino in fondo, perché la prima cerca di fare da madre alla seconda. Questa situazione è uno dei punti di partenza tematici della serie, che cambia nel corso degli episodi ma senza solidificarsi in un rapporto completamente diverso.
È normale: possiamo presumere che i nostri personaggi non abbiano più di 16 anni, dunque il loro viaggio è appena cominciato. A racchiudere al meglio lo spettro della mutevolezza tipica dell’adolescenza è in realtà Cameron, confuso nei confronti di sé stesso, della propria sessualità e delle proprie sensazioni. Il ragazzo fa un po’ da contraltare agli altri, che nonostante affrontino il loro percorso di crescita personale sembrano essere un po’ più decisi e indirizzati in una direzione ben definita.
L’importanza di essere accolti
Amicizia, amore e famiglia sono tre aspetti fondamentali della vita di ciascuno di noi, e hanno una cosa in comune: l’attitudine ad accogliere e proteggere. In Freeridge c’è infatti anche molta fragilità, molto spesso attutita da qualche battuta autoironica o da atteggiamenti strani e fuori luogo, ma pur sempre presente. Inoltre più di una volta si ritorna su un punto scottante: se una persona a cui vuoi bene per qualsiasi motivo sbaglia, cambia idea, esprime delle passioni diverse dalle tue, è tuo dovere in quanto amico accogliere anche quella parte di lui, che forse non capisci ma fa parte comunque della persona cui tieni.
È una lezione importante: raramente ci si ferma a riflettere sulle conseguenze delle azioni compiute, finendo così per sorvolare e addirittura dimenticare i nostri errori. Basterebbe esercitare un po’ più di gentilezza e cercare di allenare la comprensione per poter includere nelle nostre vite anche altri esseri umani imperfetti. Freeridge si impegna molto nel mostrare un’inclusività marcata: lo fa nel rappresentare un quartiere davvero multietnico e variegato, con l’insieme tipico di culture e usanze del melting pot. Ma lo fa anche mettendo sullo stesso piano adulti e adolescenti in determinati frangenti e parlando senza vergogna di sessualità e amore e impegnandosi a non esasperare il tutto.
Le nostre conclusioni su Freeridge – On My Block
Ogni generazione ha la sua cricca di coetanei a cui guardare per sapere in che direzione muoversi (o perlomeno, per averne un’idea). Freeridge parla ai ragazzi di oggi, cercando un modo semplice e pragmatico per affrontare le sfide e i problemi di tutti i giorni senza per questo snaturarsi e perdere il proprio ottimismo. Un bellissimo insegnamento di questa serie, infatti, è che bisogna sempre cercare di guardare fuori con atteggiamento propositivo; e, se non ci riusciamo, possiamo sempre riprovare un’altra volta o chiedere aiuto a chi vogliamo bene.
Voi cosa ne pensate? Avete visto Freeridge o progettate di farlo? È una serie davvero molto divertente e interessante, e siamo sicuri che ci sarà molto di che parlare. Se volete riflettere con noi sulle linee narrative dei personaggi e sulle tematiche affrontate, potete scriverci sui nostri gruppi community (Facebook e Telegram). Inoltre, seguiteci sui social per restare sempre aggiornati sui nostri ultimi post e contenuti (ci teniamo a restare sempre aggiornati sulle ultime novità). Infine, continuate a leggerci su Kaleidoverse, dove ci piace guardare la realtà da molti punti di vista.
Freeridge è molto più di una semplice serie TV adolescenziale con drammi e misteri: è un piccolo pezzo di realtà appiccicato su uno schermo. Con ironia a tratti goffa e a tratti graffiante, Freeridge ci presenta un nutrito gruppo di personaggi che cercano di destreggiarsi tra scuola, famiglia, sentimenti e maledizioni. Trattandosi di uno spin-off presenta un lato più luminoso e divertente della serie madre (On My Block), cedendo a battute che attingono a piene mani dal Web e parlano direttamente alla pancia delle generazioni più giovani, che possono trovare nei personaggi che vedono degli amici o dei riflessi di sé (ma sempre senza prendersi troppo sul serio).