Era il 1985 quando Roy Briant ha dichiarato: “Emmett Till è morto. Non capisco perché non può semplicemente rimanere morto.” E non c’è nemmeno bisogno di dirlo che Briant avrebbe odiato questo film con tutto se stesso. Till, sotto lo sguardo e la visione della regista Chinonye Chukwu, prende vita e si assicura che Emmett Till aka Bobo e la madre Mamie respirino ancora attraverso di esso. In uscita nelle sale italiane dal 16 febbraio, tratto da una storia vera, questo lungometraggio ci mostra sotto un peculiare punto di vista la storia di Emmett Till, un ragazzo di 14 anni, torturato e linciato durante una vacanza in Mississippi a trovare i cugini.
Till mette in mano agli spettatori il dolore di una madre e gli permette di viverlo nel modo più genuino possibile. In questa recensione scopriremo il viaggio di emozioni che il film ti permette di affrontare e come. Vedremo come Chinonye Chukwu ha voluto raccontare questa storia e come un avvenimento del 1955, ha rilevanza tutt’ora. Il lungometraggio è un ritratto agguerrito di coraggio e una lugubre considerazione del costo della vita umana che comporta la resistenza al razzismo e alle barbarie. Un film che non è facile da guardare, ma che di certo richiede la giusta attenzione.
Till sulle spalle di Danielle Deadwyler
Danielle Deadwyler interpreta Mamie Till, una donna calma e determinata, madre di Emmett. All’attrice è stato dato il compito quasi impossibile di incarnare una donna, la cui vita privata era poco conosciuta e la sua vita pubblica era caratterizzata da dolore e indignazione. Alcuni potrebbero mettere in discussione la necessità di un’altra raffigurazione della sofferenza dei neri, ma nei momenti in cui la violenza perpetrata su Emmett risulta ridondante ecco che la performance di Danielle e, accanto a lei, quella di Jalyn Hall sono così incisive da lasciare un senso di amarezza e sete di giustizia negli spettatori. Till ci mette di fronte alla testimonianza del dolore di una madre e la nascita di un’icona dei diritti civili.
Danielle Deadwyler riesce a trasmetterci le emozioni e le sensazioni di una madre: dalla preoccupazione per il figlio che si allontana per la prima volta, al dolore della perdita e alla determinazione nel cercare giustizia. Chinonye Chukwu riesce a mettere in risalto il personaggio di Mamie, pur non oscurando l’importanza dell’accaduto. Bobby Bukowski, direttore della fotografia, ha dato all’interpretazione di Danielle la possibilità di uscire dallo schermo e trascendere dalla storia. L’attrice ha gestito eccezionalmente i primi piani, i momenti di silenzio ma anche i monologhi, riuscendo a comunicare la disperazione e la determinazione di Mamie. Questo rende il ritmo del film un po’ più lento, ma ha un impatto emotivo davvero notevole e permette di empatizzare con i personaggi.
Un promemoria su quanta strada c’è ancora da fare
L’omicidio di Emmett Till è un evento storico nella lunga storia americana di razzismo e ingiustizia. Nonostante ci siano stati molti passi avanti dal 1955, in altri ambiti siamo ancora rimasti al punto di partenza. Questo rende il lungometraggio di Chinonye Chukwu ancora tragicamente rilevante. La regista mette in chiaro, nel corso del film, e attraverso la rappresentazione della resilienza di Mamie Till-Mobley (Danielle Deadwyler) e di come il suo dolore l’abbia portata all’attivismo, che a volte storie come queste sono necessarie e importanti da ascoltare. Till tratta lo spettacolo del dolore con rispetto, sostiene il suo potere di costruire solidarietà e attuare il cambiamento.
Till non è un film facile da guardare, e non è nemmeno un film che la maggior parte delle persone si troverà a rivedere. Le emozioni espresse sono forti, come previsto e come dovrebbero. Comunque, il modo in cui Chukwu racconta questa storia è con il massimo rispetto e fiducia. Capisce che il pubblico non vuole e non ha bisogno di vedere una riproduzione dell’omicidio di Emmett per avere una connessione emotiva, e per provare empatia. La regista si è presa un peso enorme sulle sue spalle nel rendere il lungometraggio autentico e serio. Non si è concentrata sull’addolcire la pillola della storia, o nel proteggere il pubblico bianco da qualsiasi senso di disagio, aggiungendo un personaggio bianco predominante per aiutare Mamie. Till non è un film che ti farà uscire sorridente, invece ti farà continuare a pensare alla sua storia molto tempo dopo i titoli di coda.
Le nostre conclusioni su Till
Per coloro che già conoscono la vera storia, Till potrebbe non offrire nuove informazioni. Tuttavia, serve come promemoria di un atto così devastante. Allo stesso tempo, quando arriva il momento di conoscere l’omicidio di Emmett, Till sicuramente lascerà un’impressione duratura come una secchiata d’acqua gelida. Till diventerà uno dei film più potenti e importanti di quest’anno. Danielle Deadwyler è indimenticabile e il film ha una voce che ha bisogno di essere ascoltata. Un singolo film non fermerà l’odio, ma non è questo il suo intento, è un prodotto che sfida il suo pubblico ad aprire ancora di più gli occhi verso l’ingiustizia razziale. Chukwu ci racconta una storia, che molti già sanno, per ricordarci che c’è ancora molta strada da fare e di non voltare lo sguardo dall’altra parte.
Il film, però, porta con sé una contraddizione, quasi impossibile da risolvere. Per quanto sia incentrato su un atto di estrema violenza e odio, cerca di risparmiare il più possibile il pubblico dalla sua visione. Soprattutto, se consideriamo la forte decisione di Mamie di mostrare a tutti quello che è successo al figlio perché “Dobbiamo”. C’è la responsabilità di guardare? O, più esplicitamente, è un’abdicazione alla responsabilità di voltarsi dall’altra parte? C’è la responsabilità nel comunicare questi fatti come prova che queste esperienze sono ricordate. Till ci mostra come il cinema può essere un mezzo per fornire una qualche forma di responsabilità, dove, a sua tempo, non è stata data. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei manga, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sui nostri canali social Instagram, Facebook e TikTok e seguiteci su Kaleidoverse e sul nostro canale YouTube.
Nonostante Mamie sia un veicolo per la tragedia, TIll cerca di evitare di trasformare il dolore in spettacolo. Anche se è quasi impossibile non dare la possibilità di darci un'occhiata indiretta grazie alla protagonista. L'interpretazione di Danielle Deadwyler è eccezionale e ci travolge con delle emozioni molto forti. Anche Jalyn Hall ci regala una performance straordinaria come Emmett Till, presentandocelo in tutta la sua giovinezza e ingenuità da ragazzino. Il film vuole, comprensibilmente, essere testimonianza dell'accaduto. Di certo la validità storica e sociale che porta lo rendono idoneo per un ambito educativo. Il film, attraverso Mamie, ci obbliga a guardare e ridà responsabilità ai fatti e alle persone.