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Home » Luther – Verso l’inferno Recensione: l’addio definitivo dell’ispettore?
Film/Serie TV

Luther – Verso l’inferno Recensione: l’addio definitivo dell’ispettore?

Francesca RubinoBy Francesca Rubino14 Marzo 2023Nessun commento7 Mins Read
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Luther Verso l'Inferno John Luther nel furgone
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Quando una storia è coinvolgente non ci abbandona mai davvero. È il motivo per cui determinati prodotti continuano a ritornare ciclicamente nel mare dei media (come nel caso di Star Wars) riscuotendo ogni volta un successo stratosferico. In questo modo il bacino dei fan si allarga costantemente, autoalimentando il mercato e facendo spremere le meningi a sceneggiatori e produttori. Non sempre, però, un ritorno alle vecchie glorie ha alle proprie spalle un tornaconto puramente economico. A volte, più semplicemente, si riprendono in mano vecchie storie per dare loro una conclusione più degna. È quello che pensiamo sia accaduto nel caso di Luther – Verso l’inferno, di cui parleremo in questa recensione.

Il nuovo film disponibile su Netflix dal 10 marzo riprende una storia conclusa ormai tre anni fa. Andata in onda dal 2010 al 2019 la serie TV Luther ha riscosso molto successo in patria. In Italia l’andamento è stato sicuramente più altalenante, ma oggi è possibile trovare tutte e cinque le stagioni su Netflix, che ospita anche il film di cui parleremo in questa recensione. Lungo poco più di 2 ore, Luther – Verso l’inferno può essere visto come la vera stagione conclusiva della serie, terminata un po’ bruscamente.Luther Verso l'Inferno Odette e Martin

La trama di Luther – Verso l’inferno

Le cose non vanno molto bene all’ispettore John Luther (Idris Elba): dopo anni di onorato servizio passati a dare la caccia ai serial killer britannici l’uomo finisce in prigione per un elenco piuttosto corposo di reati. Considerato dunque un reietto sia agli occhi degli ex-colleghi che degli altri detenuti, il nostro ispettore trascorre le giornate rigando dritto… almeno finché un caso lasciato in sospeso non fa capolino nella sua cella. Da lì si riaccende la fiamma dell’ossessione per Luther, che farà di tutto per poter arrestare il serial killer che non ha avuto il tempo di prendere.

Il film è un thriller che riesce a scandire perfettamente i tempi, alternando la calma alla tempesta e trasmettendo una chiarezza fredda e calcolatrice. Lo stile è uguale a quello della serie TV: lo sceneggiatore è infatti il creatore stesso del mondo di Luther, gli attori riescono a riprendere le redini dei rispettivi ruoli (mentre le nuove aggiunte si fondono benissimo con quel mondo) e la trama non è lì giusto per il gusto di veder tornare in campo un antieroe che si pensava tramontato.Luther Verso l'Inferno Martin Schenk

Un film che va bene per tutti

Il punto di forza principale di Luther – Verso l’inferno è la sua universalità. La sceneggiatura, infatti, mette in piedi una trama che non solo è godibile, ma è accessibile a tutti gli spettatori. Il passato di Luther viene sì citato, ma la presenza di una sorta di prologo all’inizio del film chiarisce fin da subito quelli che sono i presupposti collegati al personaggio e alle sue vicende passate. Sicuramente chi ha visto la serie capisce fin troppo bene tutti i sottintesi e i riferimenti presenti sul curriculum sporco del protagonista, ma anche i neofiti sono in grado di afferrare l’oscurità insita in John Luther grazie alle informazioni fornite.

I continui rimandi al passato sono stati ricamati su misura per il film, allacciandosi sia alla serie conclusa che al prologo, in cui ci troviamo in un passato inedito che funge da terreno di partenza per i fatti che si vedono nel corso della pellicola. Inoltre, ci vengono presentati alcuni dei volti principali: oltre a Idris Elba e a Dermot Crowley vediamo anche Hattie Morahan (Corinne Aldrich) e Andy Serkis (David Robey), che contribuiscono a creare omogeneità, instaurano una sensazione di familiarità nello spettatore.Luther Verso l'Inferno John Luther

L’appendice di una conclusione

Luther – Verso l’inferno è la prova che il personaggio creato da Neil Cross (La Madre) aveva ancora qualcosa da dire. La serie, infatti, ha subito un costante rallentamento nel corso degli anni. Quali che siano le cause (la notorietà in salita di Elba in quegli anni? O forse quella di Ruth Wilson?) le lunghe pause tra le varie stagioni sono probabilmente parte dei motivi che hanno condotto alla conclusione di Luther. Sì, i fan sapevano in cuor loro che l’ispettore non avrebbe potuto fuggire per sempre dalle proprie sregolatezze: un antieroe non è un personaggio positivo. Il finale della serie è circolare in questo, ma è anche orrendamente brusco ed evidentemente monco.

Luther – Verso l’inferno vuole essere secondo noi la stampella di quella storia lasciata in sospeso. Con un ultimo grande caso si risollevano le sorti di John Luther e si conclude degnamente la sua storia come ispettore della polizia di Londra. Potremmo vedere il film come una sorta di regalo per i fan delusi e un riconoscente inchino al personaggio stesso, che meritava di meglio e lo ottiene alla fine, dopo ben quattro anni di attesa e dimostrando di poter sopravvivere agli imprevisti contando quasi esclusivamente su sé stesso. Robey

Il web: la porta verso la perversione

Nel film ci sono vari riflettori. Il primo lo abbiamo sdoganato: è il personaggio di John Luther. Il secondo è più astratto (anche se lo vediamo attraverso gli occhi dei personaggi): stiamo parlando del Web. Croce e delizia dei prodotti creativi da decenni ormai, l’uso del mondo digitale nei media segue l’andamento del nostro mondo, ed è interessante come sia stato inserito all’interno di Luther – Verso l’inferno. Se, da un lato, conserva il suo ruolo reale, dall’altro diventa il mezzo tramite il quale il personaggio di Andy Serkis si rapporta al resto del mondo e guadagna da vivere.

Ovviamente trattandosi di un film crime e thriller non potevano non inserire il Dark Web, concentrandosi inoltre su un suo anfratto molto torbido, le Red Room. Sorvolando su cosa siano queste stanze rosse è intelligente il modo in cui si crea la dinamica tra protagonista e antagonista. Luther, infatti, è un dinosauro digitale, completamente assente dai social e dunque, nel mondo di oggi, invisibile. Il suo essere un fantasma digitale attira inesorabilmente Robey, che stuzzica l’ispettore ad addentrarsi in una realtà che non conosce (un po’ come Neo e la tana del Bianconiglio in Matrix).David Robley sotto la pioggia

Guardie, ladri e quella cosuccia in comune

Luther ha sempre allontanato lo spettatore dalla giustizia intesa in senso canonico (manicheista e binaria) in favore di prospettive più sporche. È esattamente il motivo per il quale finisce dietro le sbarre, ed è esattamente il motivo per cui decide di evadere di prigione. È – infine – il motivo per cui nel corso del film tutti cercano di catturarlo, ma lasciandogli comunque ampio margine di manovra (il che, unito al suo talento investigativo, lo rende quasi imprendibile). Dietro al vorace desiderio di catturare assassini spietati e instabili non c’è solo il desiderio di fare giustizia: c’è una vera e propria ossessione.

L’ossessione è proprio ciò che caratterizza John Luther, collegandolo a David Robey e ai suoi omicidi efferati. Tutti gli esseri umani hanno un lato nascosto che non vogliono mostrare agli altri. A questo desiderio si appiglia Robey, dimostrando che l’anonimato sul Web di fatto non esiste e smascherando il vero io degli utenti. Luther fa esattamente la stessa cosa con lui; è quello che ha sempre fatto con tutti i serial killer. Li ha esposti, mostrando di avere il controllo sulle loro perversioni, ma nel farlo li ha resi la sua ossessione. Questo è il loro terreno comune: il poliziotto è ossessionato dai serial killer tanto quanto i serial killer sono ossessionati dai propri feticci.Luther Verso l'Inferno John Luther guarda

Le nostre conclusioni su Luther – Verso l’inferno

Guardare Luther – Verso l’inferno è stato un bel modo di salutare il personaggio di Idris Elba (anche se la conclusione potrebbe lasciare presagire qualcosa di diverso). Il film riesce a dare allo spettatore una trama avvincente e non troppo macchinosa che si risolve senza lasciare buchi lungo la strada. Traspare durante la visione l’enorme cura per ogni singolo aspetto, che rende la pellicola ancora più godibile, anche per chi non ha mai visto la serie originale.

A questo punto, come sempre, vogliamo sapere la vostra: avete già visto Luther – Verso l’inferno? Siete fan o neofiti? E, soprattutto, cosa ne pensate? Scrivetecelo qui su Kaleidoverse con un commento o sui nostri gruppi community (Facebook e Telegram), potrebbero nascere spunti molto interessanti. Inoltre, seguiteci sulle nostre pagine social (dove tra l’altro condividiamo anche i momenti più belli delle anteprime a cui andiamo) per restare sempre aggiornati sulle ultime tendenze cinematografiche e videoludiche.

85%

Luther - Verso l'inferno è il meritatissimo sequel dell'omonima serie BBC andata in onda fino a qualche anno fa. Ripresa tra le mani la storia dell'investigatore borderline John Luther, ci viene proposta una conclusione degna e più completa del suo lungo e doloroso cammino, che vede ritornare volti vecchi e comparirne di nuovi (e famosi). Mantenendo il ritmo deciso che ha caratterizzato il prodotto primario, questo film ci racconta una storia attuale e spietata che evidenzia quanto il concetto di giustizia possa essere torbido e quanto la tanto agognata privacy digitale sia in realtà soltanto un'illusione che può portare a conclusioni drammatiche. Insieme ai personaggi scendiamo dunque nel pozzo delle ossessioni e delle perversioni umane, alla ricerca di un killer che vede ogni cosa.

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Scrivo. In pratica non so fare altro: sono goffa, timida e secondo qualcuno amo dormire a testa in giù come un vampiro. Ma amo anche leggere e osservare. Insomma, mi piace scappare dal mondo reale per rifugiarmi in quelli immaginari.

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