Più o meno un anno fa Netflix ci ha deliziato con il lancio della seconda stagione di Bridgerton, che ha adattato il secondo romanzo dell’acclamata serie di romanzi di Julia Quinn (che noi abbiamo recensito). Poco tempo dopo la conferma sulla terza stagione (i cui lavori top secret sono al momento in corso) i fan – in trepidante attesa – hanno ricevuto un’ondata di sollievo e di giubilo: l’annuncio di una serie prequel. Il titolo è La Regina Carlotta: Una Storia di Bridgerton (questa la recensione), gli episodi sono sei e la protagonista – come si immagina piuttosto facilmente – è la sovrana d’Inghilterra Carlotta, che già conosciamo con il volto di Golda Rosheuvel.
La serie sarà disponibile su Netflix a partire dal 4 maggio, ma noi di Kaleidoverse abbiamo avuto il piacere e il privilegio di poterla guardare in anteprima. L’ultimo prodotto di Shonda Rhimes riconferma la potenza del franchise di Bridgerton declinandolo in toni più fiabeschi e maturi, i quali colpiscono per l’estrema delicatezza della storia e per l’approfondimento dei personaggi coinvolti – iconici ma molto spesso lasciati qualche passo indietro, rispetto ai protagonisti delle due stagioni già popolari. Volete saperne di più? Non vi basta che continuare a leggere: siamo stati attenti a non disseminare spoiler in giro per questa pagina.La storia della Regina Carlotta e di Re Giorgio
Dal trailer già si evinceva la linea narrativa principale, e il titolo non lascia dubbi: la lente d’ingrandimento segue la regina Carlotta (India Amarteifio) durante gli anni della giovinezza e nel primo periodo del suo matrimonio con re Giorgio III (Corey Mylchreest), ma sarebbe riduttivo considerare la serie solo e soltanto un retroscena sentimentale della vita dei due sovrani. Accanto al passato – segnato a prima vista da danze più leggiadre e abiti pomposi e appariscenti – c’è infatti anche il presente, seppure svuotato dai tanti fratelli Bridgerton. Esatto: a parte qualche breve riferimento nelle conversazioni tra Lady Danbury e Violet, dei nostri protagonisti originali non c’è traccia.
Se si tolgono loro, chi rimane? Le già citate Lady Danbury (Adjoa Andoh e Arsema Thomas) e Violet Bridgerton (Ruth Gemmell e Connie Jenkins-Greig), tanto per cominciare. E poi abbiamo la Principessa Augusta (Michelle Fairley), madre di Giorgio, risoluta nell’assicurare il futuro della Corona secondo il punto di vista della Camera dei Lord, con la quale Carlotta avrà un rapporto non esattamente amichevole. Ci sono poi Brimsley (Hugh Sachs e Sam Clemmett) e Reynolds (Freddie Dennis), i due camerieri personali dei sovrani, anche loro determinati a servire e proteggere i loro beniamini a tutti i costi, e gli eredi al trono – che fanno la loro prima (gradita) comparsa ufficiale nel franchise.
La Regina Carlotta: Una Storia di Bridgerton – dalla realtà alla fiaba
Prima di approfondire i temi presenti in questa nuova serie prequel, vogliamo parlarvi del suo lato più tecnico. Dando un’occhiata ai nomi nei titoli di testa troviamo alla regia Tom Verica (Le Regole del Delitto Perfetto), che è anche uno dei produttori esecutivi insieme a Betsy Beers (Casanova). La sceneggiatura è ovviamente merito di Shonda Rhimes (Grey’s Anatomy), che ha preso i personaggi secondari di Bridgerton più ricorrenti e amati e ha dato loro delle storie nuove che approfondiscono i loro passati, donandoci una comprensione maggiore dei loro caratteri. La serie, infatti, si muove fra due piani temporali: il presente, situato durante la luna di miele di Anthony e Kate, e il passato, che ha inizio con l’arrivo di Carlotta in Inghilterra dalla Germania.
L’alternanza di presente e passato è arbitrata magistralmente e crea un’interconnessione profonda. I personaggi, infatti, ci vengono mostrati mentre affrontano situazioni molto diverse in diversi periodi delle proprie vite, eppure le due linee temporali si rispecchiano in più punti. Questo è merito sia della sceneggiatrice che del montaggio, che ancora una volta riesce a cadenzare i momenti, accentuando quelli più importanti ed emozionanti. Le ciliegine sulla torta, in questo ambito, sono la sigla – animata, di una fluidità e coerenza mozzafiato – e l’impiego degli effetti speciali – quasi impercepibile – che dà alla storia un tocco fiabesco e irreale che ne rinforza l’aura affettuosa e nostalgica.
Il Big One dei period drama: l’amore
Il matrimonio combinato tra Carlotta e Giorgio è la premessa della serie, il punto di partenza di quello che vediamo in Bridgerton. Forse può apparire bizzarra come affermazione, ma tra poco vi spiegheremo perché è così importante. Prima di farlo dobbiamo però parlare d’amore, e di quanto sia importante questo sentimento in seno a un’istituzione come il matrimonio. L’unione del re con Carlotta viene infatti presentata come una calcolata scelta di natura commerciale e politica. Questo non è strano né inusuale, dato il periodo storico in cui ci troviamo, e pone le basi per una discussione più profonda proprio sul ruolo delle donne in quel periodo.
L’amore – perno fondamentale, ricordato da Violet Bridgerton – rende il matrimonio più felice e crea coesione tra i due sposi, ma non è necessario, come ben sa Lady Danbury. Queste due donne formano una sorta di bilancia metaforica sulla questione, sulla quale la regina si pronuncia a modo suo. Il suo amore nei confronti di Giorgio è infatti di una categoria a parte: non è nato con un colpo di fulmine, ma non è nemmeno avvizzito dopo il primo bacio sull’altare. La storia d’amore tra i sovrani inglesi colpisce e appassiona perché prende forma nonostante le innumerevoli difficoltà che i due devono affrontare.
Semplicemente Giorgio
È la malattia mentale – tutt’oggi enorme stigma e tabù – a rendere tutto più complicato. Che re Giorgio abbia problemi di salute mentale non è un mistero – sia a livello storico che della serie principale, nella quale ci sono stati dei momenti in cui ci veniva suggerita questa verità. Lo spettatore, però, viene riportato a un livello di inconsapevolezza, perché inizialmente il punto di vista è quello di Carlotta che, arrivando dall’esterno, non sa assolutamente nulla del re e della famiglia reale, nonostante i pettegolezzi volino da domestica a domestica tra le famiglie di ceto alto.
Il sovrano, d’altro canto, fa del suo meglio per nascondere la propria condizione e farsi vedere da tutti come degno re d’Inghilterra, atteggiamento rinforzato dalla madre e dai membri degni di nota del Parlamento, secondo cui re Giorgio “è perfetto“. Questa convizione – affermata con forza assoluta – crea un malsano gioco di aspettative sempre più alte da rispettare per lui, inasprendo anche a più riprese il suo rapporto nascente con Carlotta, che dovrà faticare non poco per fargli abbassare le difese. La sua tenacia e la sua dedizione, così come in generale la sua affermazione in quanto sovrana sono risultati naturali del “Grande Esperimento” che viene nominato di continuo.
Il Grande Esperimento: porte aperte, nomi nuovi
Chi mangia period drama a colazione probabilmente già lo saprà, ma in questa sede lo ribadiamo: gli inglesi amano la Corona e mostrano nei confronti del proprio monarca una devozione che probabilmente noi non possiamo capire. La Regina Carlotta: Una Storia di Bridgerton, proprio come la serie principale, non è storicamente accurata, anche se rispetto a quello che vediamo accadere lì ci sono dei passi avanti non di poco conto. Questo perché la serie non si limita a raccontarci una storia d’amore: ha anche un messaggio profondamente sociale, che vediamo grazie a Lady Danbury – di cui conosciamo finalmente anche il marito (Cyril Nri) – e la Principessa Augusta che riguarda proprio l’importanza del re e della nobiltà britannica.
Il Grande Esperimento fa parte infatti di quei cambiamenti immensi di ordine sociale che hanno modificato le strutture gerarchiche della società. L’arrivo di Carlotta apre le porte all’ingresso di persone estranee all’interno del mondo della nobiltà con l’assegnazione di titoli a individui che, per quanto abbienti, non hanno sangue blu nelle vene. Il ristretto mondo regale si amplia, così, dando modo all’alta società a cui appartiene anche il nostro caro duca di Hastings di farsi spazio. Per usare una celebre frase internettiana (passateci il termine): “Carlotta ha dovuto camminare per far sì che Lady Danbury potesse correre”.
Giardini in fiore e l’importanza di tramandare
L’assenza del cast più giovane di Bridgerton è un’occasione imperdibile per soffermarsi su temi nuovi che non vengono affrontati abbastanza e sono ancora una volta Lady Danbury e Violet a farsene portavoce. La società del passato, infatti, dava pochissimo spazio alla voce delle donne (anzi, quasi nessuno). Poter scrivere storie ambientate in quel periodo oggi, però, dà modo di attualizzare tematiche universali che riguardano l’intimità femminile. Rispetto alla serie primaria, La Regina Carlotta: Una Storia di Bridgerton ha i suoi momenti piccanti, senza mai però renderli il centro gravitazionale delle scene. Il discorso infatti ha toni molto più nostalgici e seri.
Non si tratta solo di sesso: intorno a questa pratica “oscura” – motivo di alcune scene per noi buffe – si annida l’immaginario femminile, considerato spesso naif ma che si risveglia abbandonando gradualmente il pudore. C’è una forte dichiarazione di autodeterminazione, inoltre, nel riconoscersi donne libere di poter avere i propri desideri (e quindi non quelli dei mariti). E c’è anche una spinta verso il futuro, verso il consolidamento di ciò che si è costruito con fatica nel corso degli anni. Questa serie è un lungo percorso di auto-analisi che, con una potente nostalgia, ma anche con una pregnante gratitudine, si augura di poter tramandare tutto il lavoro compiuto ai posteri.
Le nostre conclusioni su La Regina Carlotta: Una Storia di Bridgerton
Abbiamo cercato di incastonare in questa recensione i temi più importanti e i momenti di plauso di questa nuova serie Netflix. L’unico difetto che potremmo citare è che gli episodi sono solo sei e ci piacerebbe tanto un approfondimento degli eredi al trono – i figli di Carlotta e Giorgio sono ben 13! Tralasciando auguri e desideri, per quanto riguarda la serie non abbiamo nulla da aggiungere: se vi piacciono le storie in costume che hanno un lieto fine (Jane Austen docet) non dovete fare altro che guardarla quando sarà disponibile.
Noi, come sempre, vi invitiamo a condividere la recensione de La Regina Carlotta: Una Storia di Bridgerton e a seguire Kaleidoverse sui nostri canali social, dove pubblichiamo anche le ultime notizie e vi portiamo con noi alle anteprime dei film e delle serie TV in uscita. Se, poi, volete condividere con noi la vostra trepidazione per la serie in arrivo, potete farlo entrando nei nostri gruppi community, su Facebook e su Telegram: le teorie sono sempre ben accette, così come le opinioni sorprendenti. Vi aspettiamo!
La Regina Carlotta: Una Storia di Bridgerton è il prequel di cui non sapevamo di aver bisogno. Ambientato tra passato e presente, questa storia ci racconta l'amore tra due persone, ma anche l'affermazione di una donna come regina d'Inghilterra e l'apertura che il suo arrivo comporta. Grazie soprattutto alla scrittura delicata e al contempo incisiva della sceneggiatrice e al talento del cast - un po' nuovo e un po' vecchio - questa serie TV ha come unico vero difetto di durare troppo poco e lasciare lo spettatore desideroso di altri retroscena. Simile alla serie principale di cui è prequel, questo prodotto dona calore a chi la guarda e incita a dare importanza a ciò che conta davvero.