Dal 7 giugno è disponibile su Netflix il documentario Arnold, uno speciale di tre puntate che ripercorre e divide in tre macro capitoli la vita di Arnold Schwarzenegger, bodybuilder, attore, governatore. Aggiunta interessante alla schiera di documentari prodotti e distribuiti dalla grande N. Sarà riuscito a creare un compendio interessante, completo e profondo di una delle figure più importanti di Hollywood e del sogno americano in generale? Riesce a restituire un’immagine a tutto tondo dell’ex-atleta ed attore? Svisceriamo il tutto nella recensione di Arnold.
Sognando l’America
Come detto, il documentario che Netflix mette davanti allo spettatore nelle intenzioni vuole suddividere la vita di Schwarzenegger in tre grandi atti, quasi a voler rappresentare un’opera lirica. Si parte dalla sua giovinezza passata nella campagna austriaca, dove viene messa in luce l’infanzia travagliata e la crescente passione verso il culturismo, nata in giovane età. Viene approfondito anche il percorso che lo portò a diventare in poco tempo un unicum nelle gare di bodybuilding europee, fino a sbarcare in America. Proprio grazie a questa sua innata propensione verso il bodybuilding e alle giuste conoscenza arrivò a fronteggiare le gare più importanti della sua carriera da atleta, al punto da diventare una leggenda vivente nel settore. Con la consapevolezza di aver raggiunto l’apice nel culturismo, Arnold si volle affacciare alla recitazione, passando alla seconda puntata.
In quel periodo, fine anni ‘70, tutti i ruoli maggiori erano dati ad attori diametralmente opposti alla fisicità di Arnold, rendendo estremamente difficile il suo ingaggio da parte degli studi. Con l’arrivo degli anni ’80 tutto cambiò, si andò a puntare su dei protagonisti fisicamente più prestanti e con una presenza scenica più materiale, aprendo la strada per i ruoli da protagonista di Arnold. Dalla metà degli anni ‘80 fino alla fine anni ‘90 il bodybuilder austriaco piazzò diversi successi al botteghino, raggiungendo un altro obiettivo per pochi: diventare una star a livello mondiale. Nella terza e ultima parte del documentario biografico viene trattato uno degli sviluppi più particolari della vita di Schwarzenegger: l’entrata in politica. Una piccola campagna per l’approvazione di una norma a cui teneva lo ha introdotto al “circo” mediatico e organizzativo della politica. Affascinato da questo nuovo ambito, Arnold ci si butta a capofitto, fino a organizzare la sua campagna come candidato governatore della California – carica vinta ben due volte.
Narrazione patinata
La suddivisione in tre atti del documentario rende la visione estremamente agevole, creando un flusso visivo e narrativo molto coeso e scorrevole, ideale per un binge watching. D’altro canto, i problemi cominciano a emergere quando si analizza più affondo la narrazione intavolata dal documentario. Ci si trova di fronte a una narrazione estremamente verticale che si sviluppa solo in avanti, senza lasciare spazio a una vera e propria introspezione e riflessione. Si viene a creare, così, sì un ottima visione globale della vita di Arnold Schwarzenegger, ma senza scoprire chi è il vero Arnold Schwarzenegger. In tre ore complessive si riesce solo a scalfire la superficie di una persona che in una vita ne ha vissute tre lasciando, al termine della visione, una sensazione che la visione di questo documentario – e anche la sua produzione – serva più ad accrescere il mito di Arnold che a snocciolare un racconto intimo, biografico e soprattutto introspettivo.
Dopo la visione lo spettatore viene lasciato con una somma della sua vita estremamente patinata, mitica e composta quasi solo da luci e pochissime ombre. Nella realtà dei fatti, in tutti e tre i segmenti ci sarebbe stato bisogno di discorrere almeno per un’altra ora, per poter discernere la vera natura dell’attore e soprattutto dar sfoggio di un’umanità che è sì presente, ma spesso assecondata dal mito del self made man americano e dalla stessa narrazione favolistica impostata come centro dello svolgimento e andamento biografico, come se ci si trovasse davanti a un intercalare e non a una narrazione che cerca di discernere una vita intera. Un’ulteriore nota di demerito è data anche dalla leggerezza con cui alcuni argomenti di importanza maggiore, su cui si poteva discorrere maggiormente. vengano allontanati o sorvolati quasi totalmente, come l’usò di steroidi nelle gare di bodybuilding. Ed è lo stesso Arnold a dichiarare di farne uso, ma tale affermazione viene quasi narrata come un qualcosa di semplicistico, come qualcosa di quotidiana natura e bassa importanza. Viene rafforzato, ancora una volta, il racconto del mito e non dell’uomo.
Le nostre conclusioni su Arnold
il documentario Netflix si presenta estremamente bene e la regia e il montaggio sono ben curati. Allo spettatore è data, dopo le tre ore di visione, una concezione quasi totale della vita del bodybuilder-attore, lasciando poco o nulla al di fuori, anche se spesso gli eventi vengono generalizzati. Con un racconto così coeso ci si trova però in balia di una narrazione quasi eroica, dove l’essenza del sogno americano è messa in primo piano nascondendo tutto il resto. La suddivisione in tre atti permette comunque una fruizione piacevole durante la quale chi ha vissuto quegli anni può rivedere alcuni eventi raccontati dagli occhi di Arnold stesso. Per tutti gli altri, invece, rimane una piacevole visione dovuta al senso di scoperta di una persona che per molti anni ha riempito le serate in famiglia con battute pronte e spensieratezza.
In definitiva, ci si trova davanti un prodotto interessante, anche se narrativamente rimane ancorato alla sua natura da documentario. L’ottimo montaggio e la regia sanno più che intrattenere e interessare lo spettatore, ma la mancanza di approfondimento e il sorvolare sugli aspetti maggiormente bui o controversi dell’esistenza di Arnold potrebbe spazientire lo spettatore più smaliziato o attento. Avete visto il documentario? Avete dei ricordi particolari associate ai film di Schwarzenegger? Fatecelo sapere nei commenti. Come sempre, vi invitiamo a leggerci su Kaleidoverse e a seguirci sulle nostre pagine social, dove pubblichiamo sempre contenuti. Se volete condividere con noi suggerimenti, consigli su nuovi film da vedere (ma anche anime, serie TV e videogiochi) o soltanto discutere delle ultime notizie, ci trovate sui nostri gruppi community, su Facebook e Telegram.
Arnold si rivela essere un ottimo resoconto generale della vita del famoso bodybuilder-attore. In tre ore di durata, suddivise in tre puntate, sa mantenere un ottimo ritmo nella narrazione e difficilmente ci si annoia risultando un prodotto ben impacchettato che riesce a intrattenere lo spettatore. Da lodare sono l’ottima regia con cui tutto il documentario è guidato e anche l'ottimo montaggio che accompagna agilmente la narrazione tra spezzoni di vecchi film, filmati, foto d’epoca e altre persone intervistate coinvolte nella vita di Arnold. Da notare però l’eccessiva patinatura della narrazione che si concentra più sull’alimentazione della figura mitica, creata da media e pubblicità, di Arnold Schwarzenegger, che prettamente sull’uomo dietro a tale figura, mantenendo ai bordi della narrazione anche i fatti più controversi e bui della vita dell’atleta rendendo la narrazione più superficiale di quanto le premesse possano far apparire.