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Home»Film/Serie TV»A Beautiful Life recensione
Film/Serie TV

A Beautiful Life recensione

Martina LevaBy Martina Leva12 Giugno 2023Updated:16 Giugno 2023Nessun commento7 Mins Read
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Netflix passa dal binomio rosso-nero a quello rosso-bianco con il film di produzione danese A Beautiful Life. Un titolo che si fa attendere per tutta la durata del lungometraggio per essere rivelato solo alla fine. Il film del 2023, reso disponibile su Netflix Italia dal 1 giugno dello stesso anno, porta le firme del regista Mehdi Avaz e dello sceneggiatore Stefan Jaworski.

I due avevano già collaborato alla creazione di un altro lungometraggio, Toscana, nel 2022. Ulteriore costante di entrambe le pellicole è Christopher. Nome d’arte di Christopher Lund Nissen, classe 1992, con soli cinque album il cantante ha scalato le classifiche europee e asiatiche. 

Come si può leggere dal suo profilo Spotify “Al di fuori della Cina, Christopher si è esibito in uno dei più grandi festival musicali della Corea, il Seoul Jazz Festival 2017. Ha fatto da co-headliner al Sound City Festival 2018. Ha ottenuto diversi piazzamenti nella top 10 delle classifiche di Taiwan, Corea e Singapore. Nel 2018 è stato premiato come “Artista internazionale più promettente” agli SCTV Awards in Indonesia. A Seul ha tenuto il suo primo concerto in una grande sala, con 2500 biglietti esauriti in meno di 12 minuti.”

La sinossi

Christopher interpreta Elliot, un semplice pescatore che nasconde un enorme talento musicale. Il ragazzo viene scoperto dalla produttrice Suzanne e dalla figlia Lily durante un’esibizione. Da quel momento, tra nuovi rapporti e un raggiante e inaspettato futuro, Elliott dovrà decidere se rimanere nell’ombra o finire sotto i riflettori.A Beautiful life

È nata una stella? L’ennesimo schema hollywoodiano…

Leggendo la breve sinossi si ha la sensazione di già visto, già sentito. Ma questo schema di intrecci non è solo una trama abusata perché funziona. O meglio, funziona grazie al fatto di essere uno stilema del cinema classico. Ne abbiamo testimonianza già agli albori di Hollywood: in primis con A che prezzo Hollywood? pellicola del 1932 diretta da George Cukor. Successivamente, il film ispirerà il regista, William Wellman, che girerà È nata una stella nel 1937. Quella del ‘37 fu solo la prima di numerose versioni. Seguono quella dello stesso Cukor nel 1954 con una splendida Judy Garland. Poi quella del 1976 di Frank Pierson con un’incredibile Barbra Streisand. Più recentemente, riscuotendo un grande successo tra critica e pubblico, A Star Is Born, remake in salsa contemporanea del 2018, diretta e interpretata da Bradley Cooper e Lady Gaga.

La differenza che intercorre tra questo film e uno dei melodrammi che hanno segnato la Hollywood delle origini è da tenere presente quando si fa questo genere di paragone. Il fatto che si prenda ispirazione o che si utilizzi un determinato stilema non equivale ad avere un prodotto finale di qualità. La differenza non è esclusivamente di stampo qualitativo. Come si paragona la fiaba originale de La Sirenetta alla sua trasposizione Disney, così si potrebbe fare in questo caso. La  trama del melodramma originale non è una storia a lieto fine e tanto meno troppo romantica. Si tratta al contrario di una storia di gelosia, invidia e ossessione.È nata una stella

Come possiamo leggere dalla sintesi della trama reperibile su Cinematografo.it “Esther, una ragazza di provincia, ha come sogno nel cassetto quello di diventare un’attrice. Si trasferisce così a Hollywood. Tuttavia, trovare un ingaggio non è semplice. Dopo alcuni mesi di miseria in cui si arrangia facendo la cameriera, conosce Norman Maine, un attore di successo. Norman si innamora di lei e la presenta al suo manager. I due si sposano ed Esther diventa in breve tempo una diva famosa e apprezzata. Nel mentre, Norman inizia a perdere terreno e si lascia andare. Cadrà nel vizio dell’alcol.” Insomma, la romantica storia a lieto fine tra Elliott e la coprotagonista Lily, interpretata dall’attrice Inga Ibsdotter Lilleaas, si rivela essere una versione edulcorata, al limite dello sdolcinato, che va ad escludere gli spunti che una storia del genere può creare.

… con qualcosa in più

Nonostante queste premesse, A Beautiful Life rimane un film piacevole, scorrevole nella sua prevedibilità. Per questo motivo risulta soddisfacente notare alcuni guizzi di originalità. Uno degli spunti di rilievo lo possiamo sintetizzare in una domanda che Lily pone a Elliot: “per chi stai cantando?” Nonostante sembri una domanda banale, si tratta di un quesito molto discusso anche a livello teorico, sotto il profilo di Se canto per me stesso sto davvero cantando? Un albero che cade in una foresta e nessuno lo sente fa rumore?

A Beautiful LifeLa domanda successiva dunque è perché facciamo musica? Senza scomodare filosofi o grandi pensatori, il concetto è lapalissiano. La musica – e l’arte – sono considerabili tali se tra i vari ruoli si propongono anche come strumenti sociali. La musica dunque esiste perché c’è qualcuno dall’altra parte che ascolta e che recepisce qualcosa. L’assenza del dialogo rappresenta così la morte della musica, la morte dell’arte.

La colonna sonora e il bias del non – americano

Una delle travi portanti del film – e l’elemento che lo rende così appetibile – è la colonna sonora. Le canzoni sono state composte e scritte dallo stesso Christopher. La soundtrack include otto brani, ognuno dei quali è inserito in maniera organica all’interno del film. Tra queste ritroviamo Hope this song is for you e A beautiful life, la cui performance va a costituire l’ultima emozionante scena del film. Ascoltando la corposa discografia di Christopher viene spontaneo chiedersi come mai un cantante pop con tali doti e così tanto successo non abbia sbancato negli USA. Allo stesso tempo, rimane interessante il successo che ha invece riscosso nei Paesi asiatici, tra cui Cina, India, Thailandia e Corea del Sud. A Beautiful LifeParticolare rilevanza ha il caso cinese. Secondo un articolo del South China Morning Post, Christopher rappresenta una sorta di pioniere della musica occidentale in Cina. Nel paese l’80% del mercato musicale viene coperto da artisti di nazionalità cinese. Questo soprattutto a causa delle stringenti misure riguardo all’accesso a Internet e al “rischio” di politicizzazione delle performance dei cantanti stranieri. Numerosi sono stati i concerti cancellati a causa di divergenze di visione su argomenti come l’indipendenza taiwanese e tibetana. Nell’intervista sopra riportata, lo stesso reporter scrive “In vista del suo primo spettacolo da solista a Pechino, Christopher si è detto meno preoccupato della censura – le canzoni d’amore sono in genere accettabili, purché non siano esplicite […]”

Uno dei probabili motivi per cui un artista come Christopher non è riconosciuto al di fuori della sua sfera di influenza ci viene spiegato in un articolo di opinione di David Byrne su un’edizione del New York Times del 1999. Nonostante il divario temporale, le sue parole risultano molto attuali. Byrne critica il concetto di World Music. Per l’autore la World Music “è un modo di liquidare gli artisti o la loro musica come irrilevanti per la propria vita. È un modo per relegare questa “cosa” nel regno di qualcosa di esotico e quindi carino, strano ma sicuro, perché l’esotico è bello ma irrilevante; loro non sono, per definizione, come noi.”

Le nostre conclusioni su A Beautiful Life

In conclusione, possiamo dire che A Beautiful Life sia un film che ha rinnovato i canoni di ciò che rimane del melodramma hollywoodiano? Sicuramente la risposta è no. Ciò non significa che non sia un film piacevole o che non valga la visione, per lo meno per guardare al di là della nostra bolla americano-centrica per quanto riguarda l’ambito musicale e cinematografico. Per restare aggiornati sulle ulteriori uscite estive di Netflix – e non solo – seguiteci sul nostro sito ma soprattutto restate in contatto con noi tramite i nostri canali social e il gruppo community!

70%

A Beautiful Life è film targato Netflix Danimarca del 2023. Si tratta di un dramma romantico, condito da una colonna sonora del cantautore e attore danese Christopher, che qui interpreta il protagonista. Nonostante la sensazione di già visto e la vittoria finale dei buoni sentimenti - con uno svolgimento e un finale che distrugge quasi la sospensione di incredulità - il film fa il suo dovere di intrattenere e commuovere. Assieme ovviamente all'essere una perfetta vetrina per far sì che la pop star danese possa essere conosciuta anche oltreoceano.

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