Come on Barbie let’s go party. Ormai è impossibile pensare alla bambola più famosa del mondo senza canticchiare la canzone degli Aqua. Si sa, Barbie è un’icona mondiale, soprattutto in fatto di stile, moda e bellezza, ma non è tutto qui. Parlare di questa bambola è certamente un lavoro non facile, sarebbe semplice cadere dentro stereotipi e argomenti spinosi. Eppure Greta Gerwig ha raccolto la sfida e finalmente il 20 luglio Barbie calcherà le sale cinematografiche di tutto il mondo e noi siamo qui per parlarvene in anteprima in questa recensione. La sinossi condivisa da Warner Bros. ha incuriosito tutti, perché nessuno si aspettava che questo film potesse avere come soggetto una sceneggiatura simile.
Vivere a Barbie Land significa essere perfetti in un luogo perfetto. A meno che tu non stia attraversando una crisi esistenziale. Oppure tu sia un Ken. Dalla sceneggiatrice/regista candidata all’Oscar® Greta Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva “Barbie” con protagonisti i candidati all’Oscar® Margot Robbie (Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e Ryan Gosling (La La Land, Half Nelson). Il film sarà nelle sale cinematografiche italiane dal 20 luglio 2023, distribuito da Warner Bros. Pictures. Questo lungometraggio è fresco, pop, nostalgico e anche molto maturo nella sua sceneggiatura frizzante e spesso comica. Noi di kaleidoverse.it abbiamo avuto la possibilità di vedere il film in anteprima e siamo qui a parlarvene senza spoiler.
Vi ricordate come si gioca?
L’idea secondo cui i bambini sono adulti mancati è ormai obsoleta. È risaputo a livello psichiatrico che i bambini sono in realtà degli iperadulti che riescono a utilizzare il cervello in modo molto più ampio, grazie al non ancora avvenuto sviluppo della loro corteccia prefrontale. Questa parte del cervello, che si stabilizza intorno ai 20 anni, secondo la psicologa Alison Gopnik, è la fonte della fantasia e dell’immaginazione di un essere umano. Per questo motivo ora vi porgiamo nuovamente la suddetta domanda: vi ricordate come si gioca? A quanto pare Greta Gerwig e Noah Baumbach (Storia di un matrimonio) sì. I due hanno infatti scritto la sceneggiatura del film che, oltre a essere estremamente divertente e inaspettata, si basa in larga parte sul modo di giocare dei bambini.
Barbie e Ken non sanno cosa fanno due fidanzati in casa da soli, quando la protagonista esce di casa non usa le scale, ma va direttamente al piano terra. Quando avviene qualcosa di inaspettato, come uno spavento in macchina, l’automobile fa due salti mortali per poi atterrare sulle quattro ruote tra nuvolette rosa. Insomma, questo film non è la storia di una personificata Barbie e delle sue avventure, come potevano essere i film d’animazione cominciati nei primi anni 2000 nei quali la nostra protagonista era in ogni prodotto diversi personaggi. Questo lungometraggio è la storia di una bambola che si fa delle domande sulla sua esistenza, sul suo mondo, e trova le risposte solo molto lontano da casa e dalla sua routine rosa shocking.
La legacy e la non-legacy di Barbie
Barbie è sempre stato un personaggio controverso. Vuoi per il suo aspetto o per il ruolo che ha giocato inizialmente nell’emancipazione femminile, questa bambola ha fatto la storia. Mattel è ben consapevole di essersi giocata bene alcune carte e male altre. Tuttavia, non rinnega nulla, anzi, utilizza una fortissima autoironia per ammettere i propri errori ma anche dimostrare quanto Barbie sia sempre stata una figura di accompagnamento alla crescita dei bambini in linea di massima positiva. Le controversie che sono sempre girate attorno al giocattolo sono tutte mostrate in piena luce e la casa di produzione non rinnega in alcun modo la responsabilità di certe situazioni o scelte. In questo film vi sono battute, situazioni e scene molto coraggiose e decisamente inaspettate. Battute a sfondo politico, necessarie al giorno d’oggi, ma anche spiegazioni sul ruolo di Barbie nella storia dei giocattoli e in ambito sociale dagli anni ’60 in poi.
C’è chi definirà la cosa una sviolinata, qualcosa di fin troppo chiamato e “ovvio”, ma la verità è che non è pensabile creare un film su Barbie senza parlare di certi temi, quali quello sociale, quello etico e quello economico. Greta Gerwig è riuscita, sia in quanto regista, sia in quanto sceneggiatrice, a rendere il tutto fluido, non forzato ma soprattutto godibile. Questo lungometraggio è infatti estremamente divertente, a livelli inaspettati e inserisce sia easter egg a iosa, sia finte pubblicità e strizzate d’occhio non tanto celate al marketing di questa bambola tanto famosa. Certe trovate, certe descrizioni, certe situazioni sono un vero e proprio viaggio lungo la strada della memoria sia per la Mattel sia per gli spettatori che, a prescindere dall’età o dalla generazione, ritroveranno qualche Barbie che apparteneva al loro tempo.
Le nostre conclusioni su Barbie
Barbie è molto più di quanto possiate aspettarvi. O meglio, non è ciò che vi aspettate. Non è facile dare un’identità a questa pellicola. La sceneggiatura ricorda alla lontana Looney Tunes Back in Action e Toy Story, misti a quell’autoironia di Come d’Incanto e Shrek. Barbie è un film estremamente consapevole. Sa di essere sotto i riflettori per diversi fattori etico-sociali ma invece di nascondersi paventando lo scontro, affronta certi temi a testa alta. Margot Robbie, Ryan Gosling e tutto il resto del cast regalano grandi interpretazioni. Soprattutto l’ex protagonista di La La Land, che “è solo Ken”, brilla in modo molto particolare. Perché Ken è sé stesso sempre all’ombra di Barbie, ma Ryan Gosling dà una simpatia a volte grottesca e a volte dolcissima al personaggio in modo talmente singolare che lo spettatore si affeziona a questo bambolotto spesso così insignificante.
Margot Robbie è perfetta nel ruolo, soprattutto per la profondità che riesce a dare a Barbie, spesso vista come estremamente piatta. Ma la verità è che il film di Barbie è una macchina perfettamente oliata dove ognuno è al proprio posto all’interno di questo mondo all’apparenza tanto perfetto. Non resta che correre al cinema per godervi questa pellicola, a nostro parere, senza precedenti. Barbie ha un’identità unica. Sicuramente ha qualche difetto qui e lì, tra cui dei piccoli momenti un pochino più lenti di altri, ma le risate sono assicurate. Il film fa riflettere molto più a fondo di quanto si potrebbe immaginare, ma chissà, magari alla fine riuscirà anche a commuovervi… e a strapparvi un sorriso tra le lacrime. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sul sito Kaleidoverse.
Il film Barbie possiede un'autoironia pungente, insita e in qualche modo necessaria. Necessaria perché è indubbio che la bambola più famosa del mondo abbia avuto influenza positiva e negativa sulla società. E questo Mattel lo sa molto bene. Il film di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling è un misto di vibes tra Looney Tunes Back in Action, Come d'Incanto, Toy Story e Into the Woods (il musical teatrale). Diciamo che è quel tipo di storia che ti fa ridere e riflettere e alla fine magari ti commuove anche nella sua stranezza totale. Ecco, se il film Barbie fosse a sua volta una Barbie, sarebbe Barbie Stramba, quella coi capelli tagliati storti, i disegni sulla faccia e che fa sempre la spaccata. Questo film di Barbie è un film strambo, ironico, divertente, sorprendente e tanto tanto tanto rosa, non è un film "per bambini", ha diversi contenuti in realtà incomprensibili e forse non adatti ai più piccoli, ma è un lungometraggio per le generazioni cresciute a pane e Barbie, che hanno vissuto la fama della bambola sulla propria pelle. La pellicola è incredibilmente riflessiva e metateatrale, ma soprattutto cerca di dimostrare il fatto che anche a Barbieland non tutto è oro (o rosa) ciò che luccica.