È difficile credere che una persona così dolce e gentile possa essere la voce del terribile Billy di Stranger Things, il caotico fratello di Max. Eppure Mirko Cannella (protagonista di questa intervista) è proprio il doppiatore, tra gli altri, di Dacre Montgomery, appunto Billy di Stranger Things. Sebbene il personaggio non possa essere il più diametralmente opposto rispetto all’amabile doppiatore, la situazione non è che una conferma a quanto probabilmente già in molti sapevamo, ovvero che Mirko Cannella è un artista di gran talento. Nato nel 1992 a Roma, ha cominciato a doppiare a 12 anni, nei primi anni 2000, dopo aver osservato con curiosità e interesse il papà svolgere il ruolo di assistente nelle sale di doppiaggio.
Dopo aver intervistato Alessandro Campaiola, siamo riusciti a incontrare Mirko e a farci raccontare il suo punto di vista di questo affascinante mestiere. Doppiatore di un’infinità di personaggi conosciutissimi al pubblico, Mirko si divide tra palco e sala di doppiaggio e probabilmente lo riconoscerete da prodotti come Riverdale, La casa di carta e il più recente appena uscito al cinema Assassinio a Venezia. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sul sito Kaleidoverse ma intanto venite con noi in questo piccolo viaggio nella vita e nei pensieri di Mirko Cannella.
Come sei entrato nel mondo del doppiaggio? Quando hai capito che nella vita avresti voluto fare questo mestiere?
Fin da piccolo volevo fare l’attore. Quando alle elementari ci chiedevano “che lavoro vuoi fare da grande?” io dicevo “l’attore”. Ma c’era un grande problema di fondo… ero molto timido! Volevo farlo, ma mi vergognavo tantissimo quindi spesso mi autosabotavo, mi bloccavo da solo. Mio padre è un assistente al doppiaggio, quindi mi capitava di seguirlo al lavoro quando ero piccolo e quel mondo mi affascinava. Inoltre, il doppiatore è un attore… quindi avrei fatto jackpot se avessi potuto fare entrambe le cose! Ma anche a microfono mi vergognavo! Davvero, anche nella sala buia, da solo ero imbarazzatissimo. Ero talmente timido che in situazioni in cui mi chiedevano di dire piccole frasi, io proprio non parlavo, dicevo solo di no con la testa.
Col passare degli anni però ho continuato ad assistere a dei turni, perciò quando ho compiuto 12 anni ho detto basta e ho deciso di provare a parlare. Mi sono buttato, ho cominciato doppiaggio e ho fatto un corso di teatro per migliorare la parte attoriale. Dopo il liceo ho fatto un’accademia a Roma… dove tra l’altro ho conosciuto quelli che sono diventati gli altri elementi della compagnia i Pezzi di nerd (nda: compagnia con la quale Mirko recita portando spettacoli in tutta Italia). Quindi questo è sempre stato il mio sogno. Negli sport in generale ero discreto ma non tanto da fare carriera. Mi piaceva studiare ma non così tanto da pensare a un lavoro come l’ingegnere, l’architetto o cose simili. Fare l’attore mi piaceva come idea anche perché mi avrebbe permesso di vivere tante vite in una. Mi faceva sognare come cosa.
Se avessi una pistola puntata alla tempia e dovessi scegliere tra il palco e il microfono… riusciresti a scegliere? Se sì, quale?
Non posso rispondere palco con microfono? Seriamente, al momento se proprio proprio dovessi scegliere direi microfono. Più che altro perché mi dà da vivere… ma anche se non fosse per quello mi tolgo più soddisfazioni col doppiaggio, visto che a livello di carriera sono più avanti. L’obiettivo è di arrivare col teatro a togliermi certe soddisfazioni come col doppiaggio, anche se se ne parlerà col tempo. Puntiamo in alto, coi Pezzi di Nerd andiamo già in teatri grandi, anche da 500 posti, il che è fantastico visto che non siamo ancora molto conosciuti. L’idea è di farci conoscere di più e di andare in teatri sempre più grandi e importanti così da avere anche una carriera teatrale. Per ora continuiamo il tour dello spettacolo Se mi ricordo ti sposo (nda: già passato a Roma al Teatro dei Servi) al Teatro Martinitt a Milano dal 16 al 26 novembre.
Riguardi i prodotti che doppi? Ne sei fan?
Sì, assolutamente! A volte vado avanti nel prodotto proprio solo per vedere le mie scene, così vedo se sono soddisfatto o meno del lavoro svolto. In genere non lo sono, in realtà. Sono molto autocritico e vorrei sempre fare di più. Tuttavia, mi è capitato di riguardare tutto il prodotto in questione, o di diventare un fan. Tipo de La casa di Carta o di Stranger Things. Riverdale per esempio l’ho guardato meno perché non è il mio genere, sebbene sia un’ottima serie, quindi magari rientra in quelle cose dove mi riascolto per crescita personale ma non guardo proprio tutte le scene. Poi dipende, se sono prodotti da cinema cerco di andare sempre. Perché fa un altro effetto sentirsi in sala.
Guardare un qualcosa nel quale c’è la tua voce è comunque distraente. Tendo a non capire a volte bene la trama perché magari mi distraggo ad ascoltare e a pensare: “L’avrei dovuta fare così!”. Però non ho paura di riascoltarmi. Diciamo che se voglio godermi il prodotto devo guardarlo almeno un paio di volte, così alla seconda mi godo il tutto.
Dei tuoi prodotti più famosi, ma in generale, sei contento di aver doppiato il tuo personaggio, o ti sarebbe piaciuto doppiare qualcun altro?
Sì mi è capitato di essere in un prodotto e di preferire un altro personaggio nella storia! Adoro Rio ne La casa di carta, ma preferisco, da fan, il professore o Berlino, personaggi che tuttavia non potrei doppiare perché ho un range vocale troppo diverso (nda: con range vocale si intende l’età che una voce dimostra. Si parla di range perché una voce può coprire personaggi dai 15 ai 30 anni, ad esempio, a seconda della modulazione che un attore/doppiatore riesce a svolgere). Sono personaggi che sono stati doppiati magistralmente dai miei colleghi, però sì da fan mi capita di apprezzare altri ruoli in prodotti nei quali io ho dato voce a qualcuno.
Hai un idolo nel mondo della recitazione e/o nel mondo del doppiaggio? Qualcuno che ammiri o che ti è di ispirazione?
Ne ho una marea! Attuali senza alcun dubbio Simone d’Andrea, Angelo Maggi, Stefano De Sando, Stefano Crescentini, Francesco Pezzulli. Per quanto riguarda le donne: Domitilla d’Amico, Claudia Catani, Chiara Colizzi. Potrei fare un elenco infinito. Per quanto riguarda ragazzi più della mia età potrei dire Flavio Aquilone o Davide Perino… sono tanti i punti di riferimento da cui si cerca anche di ispirarsi o rubare, come si dice in gergo. Ma d’altronde sono professionisti che fanno certe cose con una naturalezza tale che sarebbe impossibile non ammirarli. Un altro è Nanni Baldini, sul quale feci anche un tema alle scuole medie.
Per quanto riguarda il teatro, sicuramente Gigi Proietti, che tra l’altro ha anche fatto doppiaggi straordinari. Ci sono moltissimi attori meravigliosi, ma Proietti è l’Attore con la A maiuscola. Tra l’altro ho avuto anche il piacere e l’onore di conoscerlo e mi venne anche a vedere quando ero io sul palco. Era davvero un artista fantastico, oltre che una persona squisita.
Se potessi doppiare o recitare in qualsiasi prodotto di qualsiasi epoca e qualsiasi genere… c’è qualche personaggio che sai ameresti o avresti amato impersonare?
Titanic. Senza togliere nulla a chi l’ha doppiato, Francesco Pezzulli è stato meraviglioso, e lo è tuttora su Di Caprio e io ero ovviamente bambino. Però se ora facessero un nuovo Titanic mi piacerebbe poter doppiare un personaggio come Jack su un film del genere. Quello è il sogno. Per quanto riguarda il teatro, in realtà non ne ho uno. Anche perché siamo abituati a fare spettacoli che scriviamo noi. Potrei dirti qualche cosa da Shakespeare, ma ti rispondo invece che vorrei interpretare la prossima commedia che scriveremo e porteremo in scena coi Pezzi di Nerd. Tra l’altro che stiamo già scrivendo e che porteremo in scena da maggio cominciando a Palermo.
Sei andato anche ai soliti ignoti l’anno scorso, com’e stata l’esperienza?
Sì! Che meraviglia che è Amadeus! L’unica sfortuna è che l’abbiamo registrato quando ancora eravamo un po’ in allerta COVID, quindi non ci si poteva avvicinare troppo per fare foto o altro. Giustamente un volto così noto come è Amadeus non poteva rischiare di ammalarsi. Però lui è stato molto carino. Durante una pausa della trasmissione (quando si passava dalla fase iniziale a quella del parente misterioso), è venuto a parlare con me dicendomi che aveva visto molte serie in cui ho prestato la voce. Siccome ha un figlio adolescente si sono guardati insieme La casa di carta, Stranger Things… mi ha fatto molto piacere perché si è proprio avvicinato lui e non era tenuto. Purtroppo non ho nemmeno potuto salutarlo a dovere perché loro dovevano registrare un’altra puntata e io dovevo scappare a un turno. Però è stata proprio una bella esperienza.
Forse questa è una domanda banale, ma la chiedo sempre perché è interessante parlare di queste (eventuali) esperienze. Ti è capitato di incontrare attori che hai doppiato?
Non ancora! Ci sono andato vicino con Jughead di Riverdale nel 2019 perché doveva venire a Milano a una fiera proprio quando io ero in città per uno spettacolo. Solo che all’ultimo ha avuto un altro impegno negli USA e non siamo riusciti a incrociarci. Spero un giorno di vederlo, lui o magari qualcun altro che doppio spesso.
Ora mi piacerebbe parlare di cose purtroppo estremamente attuali, soprattutto dopo lo sciopero del doppiaggio avvenuto all’inizio di quest’anno. L’intelligenza artificiale comincia ad essere un argomento estremamente spinoso, non solo per i doppiatori. Come la vedi la situazione?
Eh… è tosta, molto. Più che altro perché anche sui social mi capitano dei video nei quali parlano delle voci di persone che magari non ci sono nemmeno più. E questo mi fa innervosire perché non è corretto usare voci di persone in generale, ma soprattutto di persone che non ci sono più. Si sta un po’ oltrepassando il limite, a parer mio. Quindi bisogna già oggi regolamentare certe cose, non solo in questo ambiente. So che si stanno movimentando, Daniele Giuliani (nda: attore, doppiatore, direttore di doppiaggio e presidente dell’ANAD – Associazione Nazionale Attori Doppiatori) è andato a Bruxelles proprio per parlare di questa questione.
Rischiamo tutti quanti, non solo per la voce ma anche per il viso, il cinema. Prima o poi riusciranno a replicare anche quello. Quindi è abbastanza complicato. Si rischia veramente di non dare la possibilità a tante persone di lavorare e fare questo mestiere. Sono preoccupato, sì. Più che altro non può essere limitante, un’intelligenza artificiale può essere utile ma solo se a servizio dell’arte, non in sostituzione.
Secondo te cosa si potrebbe migliorare nel mondo del doppiaggio?
Sicuramente il rinnovo del contratto porterà dei benefici (nda: il contratto collettivo nazionale di lavoro per il doppiaggio è stato firmato nel 2008 e dovrebbe essere rinnovato a breve). I tempi lavorativi saranno più dilatati, abbiamo avuto anni in cui i tempi erano brevissimi per fare prodotti anche grossi. Quando è così la qualità si abbassa non per volontà nostra. Quindi col nuovo contratto nazionale la situazione dovrebbe essere migliore. Dovrebbero abbassare il numero di righe a turno e così ci sarà più tempo per fare le scene dei prodotti.
Aumentando il tempo a disposizione si migliorerà la qualità. Nel cinema le cose si possono fare e rifare, si preparano prima di girare. Noi nel doppiaggio non sappiamo mai cosa andiamo a fare prima di entrare in sala e tante volte cambiamo molti personaggi in una giornata. Quindi aumentando il tempo di lavoro e diminuendo le righe dovrebbe aumentare anche la qualità dei prodotti. Ed è la base per contrastare l’intelligenza artificiale. Perché più abbassiamo la qualità più rischiamo davvero la sostituzione di questo mestiere con un computer. Se il lavoro è di ottima qualità invece possiamo contrastarli.
Ti è mai capitato di dover doppiare dei prodotti censurati per motivi di privacy o spoiler? Quindi i famosi schermi neri con un bollo libero sul volto dell’attore.
Sì a seconda del prodotto ci sono varie censure. I film molto aspettati ce li fanno spesso vedere in bianco e nero con dei watermark sopra della casa di produzione o simili. Ma capita che censurino tutto tranne la faccia dell’attore che doppi. In realtà è terribile perché non hai idea di cosa ci sia intorno all’attore, chi c’è, dov’è l’interlocutore… è vicino o lontano? A seconda di dove sono gli altri cambia l’emissione vocale. Lo capisci anche dalla cuffia ma col girato è più facile e immediato. In più si mette molto in difficoltà anche il direttore del doppiaggio, perché è l’unico che ha visto tutto il prodotto e a memoria deve sapere cosa succede, perché stanno succedendo certe cose e come sono gli ambienti.
Complica moltissimo la vita. Ricordo che per Il Trono di Spade o anche Dunkirk… non si vedeva nulla. Vedevi questo cerchietto che si spostava di continuo. Poi si fa, si fa tutto, però sarebbe tutto più semplice se vedessimo la scena nella sua interezza. Anche perché ci fanno firmare tantissimi accordi di riservatezza, quindi è difficile che spoileriamo, se non impossibile.
Stiamo arrivando alla fine dell’intervista, quindi per passare a delle note più divertenti, domande botta e risposta!
- Film preferito o serie preferita?
Breaking Bad. - Personaggio preferito che hai doppiato?
Satoru Matsudo di Lost Man Found su Disney+. Poco conosciuto ma è un personaggio da mille sfaccettature che ho adorato doppiare. - Personaggio più difficile che hai doppiato?
Mickey Milkovich di Shameless o Billy di Stranger Things. - Personaggio a cui ti sei affezionato per la sua storia?
Jughead di Riverdale e Rio de La casa di carta. - Preferisci doppiare film, animazione o telenovelas?
Film, decisamente! - Tè o caffè?
Decaffeinato. - Fiordilatte o cioccolato?
Cioccolato fino a che non ho cominciato a soffrire di reflusso. Però lo adoro troppo, quindi… cioccolato, ma in piccole quantità. - Mare o montagna?
Mare. - Rio o Jughead?
Impossibile rispondere! In questo momento ti rispondo Jughead ma perché ho appena finito di doppiarlo e ho il cuore a pezzi. Di solito rispondo Rio per la serie però… Jughead mi ha dato di più, mi piace meno la serie, ma è voce narrante e protagonista. Diciamo entrambi per motivi diversi.
Se dovessi dare un consiglio a chi si vuole approcciare a questo mondo, del doppiaggio o della recitazione. Cosa diresti?
Consiglio di partire dal teatro. Facendo dizione, recitazione… a quel punto capisci se davvero ti piace questo mestiere. Poi ti puoi specializzare nel doppiaggio. Senz’altro è diverso, ogni ramo ha le sue particolarità. Non è detto che un bravo attore di teatro diventi un bravo doppiatore, così come un bravo attore di cinema potrebbe non essere altrettanto talentuoso a microfono, sebbene essere attori aiuti infinitamente. Lì sta molto anche all’impegno, all’attitudine. La base è essere attori, comunque. Quindi cominciate da là. Altrimenti a leggio avete dizione perfetta e voce perfetta ma manca l’anima, manca la recitazione.
E in ultimo, ma non per importanza: cos’è doppiare per te? Che sensazioni hai quando entri in sala?
Doppiare vuol dire vivere varie vite in breve tempo. Uso le mie sensazioni al servizio del personaggio, anche perché se così non fosse mi scollerei dalla loro faccia, se usassi del tutto le mie emozioni senza mettermi nei loro panni. In una giornata, come dicevo prima, il doppiaggio mi permette di cominciare da un principe per arrivare a un gangster per poi finire con un personaggio simpatico. Quindi rispetto ad esempio al teatro, in cui hai un personaggio tuo per un po’ di tempo, il doppiaggio mi permette di spaziare e di sognare, di volare. E soprattutto di vivere vite che non vivrei mai. Le sensazioni sono dei personaggi e io uso le mie seguendo il loro operato.