Locked in è un film britannico pubblicato da Netflix l’1 novembre 2023 del regista Nour Wazzi di genere thriller psicologico. Il film inizia con una ripresa fatta dagli occhi di quella che poi scopriremo essere una delle protagoniste, Katherine (Famke Janssen). La donna si trova in un letto di ospedale dopo un incidente le cui cause sono del tutto sconosciute. Infatti Katherine si trova in una condizione clinica da cui prende il nome il film: locked In. Questa sindrome estremamente rara mantiene il paziente in una sorta di coma in cui però rimane vigile seppur in stato vegetativo. Avremo quindi la nostra protagonista intrappolata nel suo corpo e il suo unico modo di comunicare, o dare segni di essere presente, verte sull’aprire e chiudere gli occhi.
La trama di Locked In
Dal letto di ospedale della sfortunata Katherine partirà la nostra storia, attraverso l’utilizzo di numerosi flashback volti a rivelare tassello dopo tassello il motivo per cui si trova in quelle condizioni. Ci troveremo dunque in una sfarzosa villa chiamata Rowling (sì come l’autrice di Harry Potter) in cui vivono la nostra Katherine, che di lavoro è una famosa attrice del cinema, insieme al figlio Jamie (Finn Cole) e la figlia adottiva, orfana di madre nonché amica di Katherine, Lina (Rose Williams). Il figlio soffre spesso di crisi epilettiche che porteranno la madre a essere sempre vigile e protettiva su di lui. Ad aiutarla ci sarà Lina la quale, dopo l’ennesima crisi di Jamie, farà la promessa di prendersi cura di lui e viceversa.
Passano gli anni, i due si sposeranno e l’attrice si troverà a convivere con il figlio e la figlia/nuora (plot twist degno di George R. R. Martin in Game of Thrones). Dal matrimonio in poi sarà un susseguirsi di malizie e congetture da parte di Katherine che cadrà in un limbo di pensieri paranoici rivolti verso la nuora. Pensieri che però sono soltanto nella sua mente in quanto Lina non vuole in nessun modo fare del male alla donna che l’ha presa con sé con tanto amore. Lina dovrà spesso difendersi dalle svariate accuse mosse dalla madre tra cui, la più grave, quella di aver sposato Jamie solo per portarle via la sfarzosa dimora. Jamie si troverà in mezzo ai due fuochi anche se patteggia più per la moglie che per la madre visto il loro rapporto quasi inesistente.
Legami di sangue e rapporto medico-paziente
L’amore di una mamma può travalicare il legame sanguigno come è successo in questo film. Infatti Katherine finirà per amare più la figlia adottiva che il suo stesso figlio ma per arrivare a questa condizione ha dovuto subire dei cambiamenti nella sua vita. Non è stato il matrimonio tra Jamie e Lina a creare una frattura nel rapporto madre/figlio piuttosto i trascorsi della madre con la sua amica nonché mamma di Lina. L’amicizia ha portato Katherine a difendere Lina da un pericolo imminente facendola finire sul letto d’ospedale in quelle condizioni.
Incognita per metà film è il dottor Robert Lawrence che all’inizio sembra solo un dottore per poi diventare qualcosa di più. La sua persona è una presenza costante nella quotidianità all’interno della villa Rowling data la delicata condizione clinica di Jamie. Quest’ultimo, dal suo canto, giocherà parecchio sulla sua condizione fisica finendo per recludere Lina ad una vita vissuta esclusivamente all’interno della villa. L’unico contatto con l’esterno lo avrà appunto con l’affascinante dottore riuscendo a darle un tocco di libertà.
L’amore per i figli
Andando oltre la trama possiamo analizzare il rapporto madre/figlio e figlia. Già da piccola Lina dimostra un vero e proprio senso di adorazione verso la madre adottiva che va crescendo di pari passo con l’età. Al contrario Jamie ha sempre avuto un legame solo di sangue con la madre ma niente di più e sarà lui stesso ad ammetterlo. Il tono che userà farà intendere tutta la sua invidia non per come Katherine si rapporta a Lina ma viceversa lasciando passare il pensiero che avrebbe voluto anche lui essere “amato” come Lina ama lei.
Volendo andare più a fondo si può dire che viene presentata una leggera critica nei rapporti tra figli e genitori e senza velarla più di tanto ma anzi lasciando libero giudizio a chi sta seguendo il film. Lo spettatore durante la visione può far vagare la mente cercando un motivo per cui quel legame madre/figlio non si sia mai evoluto e consolidato senza trovare una risposta data la mancanza di ulteriori elementi per potersi fare un’idea precisa.
Le nostre conclusioni su Locked In
Il film inizia con la più rosea delle aspettative per lo spettatore che vorrà sapere al più presto il perché Katherine si trovi all’ospedale. Parte bene mettendo tanta carne al fuoco per poi lasciarla cuocere senza mai però toglierla dalla griglia fino a farla bruciare. Ci troveremo infatti a vedere una sequenza di avvenimenti già visti e rivisti con l’unica differenza: il cast. Sì perché l’incipit è davvero interessante e avrebbe dovuto essere mantenuto lungo tutta la pellicola ma così non è stato. Avremo una successione di cliché classici di un film thriller (una vittima e un carnefice, scene con suspense e colpi di scena) e di eventi che porteranno poi alla soluzione della trama.
Il prodotto che ne esce è avvincente solo nella parte iniziale diventando poi prevedibile e di poco interesse. Rimane comunque piacevole da guardare contando sulla presenza di alcuni colpi di scena come il finale o alcune allucinazioni visive di Lina. Vi ricordo che potete trovare altre recensioni su vari argomenti come manga e anime, videogiochi e serie TV sul nostro sito Kaleidoverse. All’interno potrete trovare le ultime guide come, ad esempio, Alan Wake: guida ai collezionabili o la recensione dell’ottavo episodio di Gen V. Per non perdervi le nuove uscite potete seguirci sui nostri canali social Facebook, Instagram e Telegram. Fateci sapere nei commenti attraverso i nostri social cosa ne pensate voi del film, se vi è piaciuto o se siete d’accordo con noi. Alla prossima!
Il film rimane un buon prodotto se togliamo il fatto che sia una cosa vista in diverse salse. L’atmosfera nei flashback ha una luce che va spegnendosi man mano che vengono svelati i vari misteri dietro l’incidente di Katherine sottolineando la cupezza dell’accaduto. Ci si ritrova a vedere un film che nell’insieme è un prodotto che ti lascia un senso di incompiutezza per la mancanza di una trama un po’ più sostanziosa come lo è stata la premessa iniziale. Resta un film piacevole alla visione senza lode e senza infamia, fa il suo: intrattiene. Ha dei limiti? Certo! Riesce lo stesso a farti passare un'ora e mezza senza annoiarti? Sì, sicuramente. Per il resto rimane una storia che abbiamo messo in un cassetto della nostra memoria insieme ad altri film che non ci serviranno più. Purtroppo la colpa non è di Netflix che invece fa solo quello che chiede il mercato, nuovi contenuti facilmente fruibili e giustamente si adatta. Ci sono altri film migliori di questo che andrebbero visti e che speriamo potranno essere visibili presto su qualche piattaforma streaming.