La cavalcata iniziata oramai settimane fa è terminata con la quinta e la sesta puntata di True Detective: Night Country. Che pone definitivamente una fine alle (dis)avventure delle detective Navarro e Danvers. In queste ultime puntate ci si trova di fronte agli stessi problemi che affliggevano le puntate precedenti con alcuni guizzi interessanti e tanta – troppa – confusione sia nella messa in scena ma soprattutto nella narrazione verticale. Andando a creare confusione, inconsistenza e incongruenze che inficiano non poco sulla totalità del prodotto. E sulla fruibilità da parte del pubblico, ma andiamo a sviscerare il tutto nella recensione di True Detective: Night Country.
Ghiaccio sottile
Come per le puntate precedenti ci troviamo di fronte alla stessa strutturazione temporale dilatata e vuota. In particolare la quinta puntata soffre enormemente questo problema. Trascinando lo spettatore in una spirale di trame collaterali che non porteranno a nulla di fatto se non a giustificare la durata della puntata. Puntata che concentra l’avanzamento della narrazione ai soli ultimi venti minuti rendendolo di fatto – più dei precedenti – un episodio estremamente riempitivo che obbliga ad attendere il finale senza giustificazione alcuna. Si cerca di dare – in questa puntata – una prospettiva ulteriore sulle vite private dei personaggi che gravitano in questo universo, ma la farsa messa in piedi da Issa López non ripaga tale scelta. Non riesce a dare il giusto impatto e non sa quale messaggio voglia far trasparire dalle azioni dei suoi personaggi. Questa approssimazione si fa strada anche nella puntata conclusiva della stagione. Che viene risolleva dalla pienezza dei suoi contenuti.
A posteriori questa sesta puntata è l’unica che prende l’intera durata di un episodio e lo riempie con dei veri e propri avvenimenti senza lasciare allo spettatore la sensazione che si sta solo cercando di allungare il brodo che ha davanti. Ci si trova infatti con Danvers e Navarro che sono impegnate nell’esplorazione delle caverne ghiacciate. Mentre il giovane Prior cerca di rimettere ordine nella sua vita dopo un evento che – usando le parole di Navarro – potrebbe segnarlo per la vita. Tutto questo, oltre al discioglimento finale della misteriosa morte dei scienziati del centro di ricerca. Accompagna lo spettatore verso l’inesorabile finale. Che a dispetto di come viene costruito – ed atteso – per tutte le sei puntate sarà tutt’altro che soddisfacente. Buttando in faccia allo spettatore un finale raffazzonato e che ignora le più basilari tecniche di narrazione mistery. La regista e sceneggiatrice della serie Issa López, ha trasportato la narrazione per sei puntate senza dargli mai una vera direzione o struttura.
Nessuna direzione
Ora che si ha il quadro completo della narrazione intavolata dalla sceneggiatrice si può dire senza colpo ferire che ci si trova di fronte ad una storia senza direzione. Il mistero, che ovviamente pesca a piene mani dall’incidente del passo di Djatlov, non regge il confronto né con la misteriosa storia vera ne con lo spettatore. Ogni puntata invece di andare avanti cerca di riempirsi di sotto trame che non portano a nulla. Suggerendo un elemento paranormale che vorrebbe entrare sotto la pelle dello spettatore ma che alla fine ha un gusto insipido e approssimativo. Ennesimo esempio di come tutto il progetto è stato gestito in modo approssimativo. Non sapendo decidere, fin nelle sue ultime battute, se andare totalmente nella direzione del soprannaturale e dare una chiusura “ultraterrena” o rimanere con i piedi per terra e dare una chiusura sensata e totalmente spiegabile. Inevitabilmente si è deciso per entrambe ed è stata la scelta più sbagliata che questa serie potesse prendere.
Perchè porta a domande che non riceveranno mai una risposta. Domande appese che non servono a dare allo spettatore la possibilità di interpretare e darsi le proprie risposte, ma che mozzano la narrazione dove non ce n’era bisogno. Chiudendo il tutto su una nota di incompiutezza e sommariamente. Sommarie si sono rivelati anche tutti i rimandi alla prima stagione. Difatti durante la promozione della serie e varie anteprime era data l’impressione allo spettatore che questa stagione avrebbe avuto collegamenti diretti con la prima – indimenticata – stagione. Purtroppo anche in questo caso ci si trova con delle citazioni sterili e assolutamente non coerenti con la struttura della serie. Inserendo non solo citazioni che nelle intenzioni vorrebbero aprire delle sottotrame e/o dei collegamenti ma che nella sostanza non rientrano in nessuna delle due opzioni. Viene presentata la spirale e viene nominata varie volte la famiglia Tuttle, ma la cosa non porterà da nessuna parte.
le nostre conclusione su true detective: Night Country
A dispetto delle alte attese True Detective: Night Country non regge le aspettative. Ci si trova di fronte ad un prodotto che risulta approssimativo e che vorrebbe portare all’attenzione dello spettatore tematiche importanti come il lutto, la perdita, la colpa e anche portare avanti un importante tematica sulla cultura nativa americana. Ma purtroppo – dovuto al modo in cui viene gestito l’intero progetto – tutto è lasciato in aria. Non si riesce mai a trovare una vera direzione nella serie sia a livello ideologico quanto in alcuni suoi personaggi. In particolare il personaggio di Navarro soffre di questo mancato senso di ordine e direzione. Per quanto quasi tutte le interpretazioni come detto si attestano su un ottimo livello anche il migliore degli attori non può sopperire alle mancanze della sceneggiatura.
Infine la regia stessa, anche se in alcuni frangenti – soprattutto nelle fasi più concitate – può regalare qualche guizzo interessante soffre la mancanza di esperienza della López dietro la macchina da presa. L’unica nota positiva di tutta questa produzione sono decisamente le interpretazioni. A parte Kali Reis che non riesce mai a trovare la quadra nella sua recitazione, ogni interprete partendo da Jodie Foster, Finn Bennett e John Hawkes riescono a regalare sempre delle interpretazioni di alto livello. Siete interessati alla serie? Avete visto gli ultimi episodi di True Detective: Night Country? O fate una maratona per recuperarli tutti e sei? Fatecelo sapere sui nostri social e nei commenti. Come sempre, vi invitiamo a leggerci su Kaleidoverse e a seguirci sulle nostre pagine social, dove pubblichiamo sempre contenuti. Se volete condividere con noi suggerimenti, consigli su nuovi film da vedere (ma anche anime, serie TV e videogiochi) o soltanto discutere delle ultime notizie, ci trovate sui nostri gruppi community, Facebook e Telegram.
Alla fine cosa lascia dopo la sua visione True Detective Night Country? La risposta è semplice, nulla. Il concetto stesso alla base della serie non funziona in nessun modo per come viene sviluppato nelle sei ore di durata della serie. La durata delle puntate che si attestano sull’ora di prodotto sono quasi totalmente vuote ad eccezione dell’ultima per motivi di strutturazione della storia. Ci si trova davanti anche ad un prodotto estremamente indeciso. Che decide di non rischiare, non mandando la storia ne da una parte ne dall’altra. Se durante tutta la serie viene insinuato - in modo più esplicito rispetto alle stagioni precedenti - un elemento paranormale, esso alla fine non ripagherà in nessun modo creando confusione negli spettatori meno attenti e frustrazione in quelli più accorti. E perdendosi nei meandri di sottotrame che non aggiungono nulla alla qualità della narrazione ne alla serie stessa. Il tutto contornato da una regia che non riesce a trasmettere nulla e che mostra tutta l’inesperienza della López dietro la macchina da presa. A risollevare la qualità complessiva della serie ci pensano le interpretazioni di alto livello in particolare del trittico Foster, Bennett e Hawkes. Ma solo questo elemento non basta a mantenere la serie sulla sufficienza. In definitiva, una serie evitabile. Si rimane in attesa della prossima sperando in meglio.