La frenesia e il dinamismo del nostro mondo contribuiscono – accanto a fattori enormemente più complessi – a rendere le persone esseri fragili. Chiunque, in qualunque momento, può crollare sotto il peso del proprio passato, della pressione sociale, dei propri fantasmi. E nulla è più salvifico, in questi casi, di una mano tesa. Tutto chiede salvezza, la serie Netflix tratta dal romanzo di Davide Mencarelli, comunica in primis questo fatto elementare e bellissimo. E dal 26 settembre tornerà con la stagione 2 e altre storie che Kaleidoverse ha potuto vedere in anteprima e di cui vi parla in questa recensione – ovviamente no spoiler.
Questa nuova stagione di Tutto chiede salvezza vede alla regia Francesco Bruni (Tutto quello che vuoi), che ha anche contribuito alla sceneggiatura con Francesco Cenni (Django), Daniele Mencarelli (autore del romanzo da cui è tratta la serie) e Daniela Gambaro (Le indagini di Lolita Lobosco). Nel cast – di ritorni e nuovi arrivi – spiccano Federico Cesari (Skam Italia), Fotini Peluso (La Treccia), Vincenzo Crea (The App), Lorenzo Renzi (Maremmamara), Vincenzo Nemolato (Paradise – Una nuova vita), Alessandro Pacioni (Gli immortali), Ricky Memphis (Mai Stati Uniti), Bianca Nappi (La mia famiglia a soqquadro), Flaure BB Kabore (Io capitano), Filippo Nigro (Suburræterna), Carolina Crescentini (Notte prima degli esami – Oggi) e Drusilla Foer (Il cacio con le pere).
Tutto chiede salvezza Stagione 2: la trama
Sono trascorsi 2 anni da quando abbiamo lasciato Daniele (Federico Cesari) e i suoi compagni di viaggio. Molte cose sono cambiate: lui e Nina (Fotini Peluso) sono diventati genitori della piccola Maria e poco dopo la sua nascita si sono allontanati. Li ritroviamo che si contendono l’affidamento della bambina con il supporto delle rispettive famiglie. Dopo l’intensa esperienza vissuta durante la settimana di TSO, inoltre, Daniele ha scelto di diventare infermiere e, grazie all’intervento della dottoressa Cimaroli (Raffaella Lebboroni), sta per entrare come tirocinante nell’ospedale in cui era stato ricoverato.
Ha 5 settimane per dimostrare al giudice che quello può diventare un impiego stabile, accreditandosi come un genitore affidabile. In questa nuova veste, Daniele conosce i nuovi pazienti della camerata, che lo costringono a riflettere sul suo eccesso di empatia verso il dolore degli altri e che rischiano di farlo deragliare di nuovo. In questo nuovo percorso non sarà comunque solo: ritrova Pino (Ricky Memphis), Rossana (Bianca Nappi) e Alessia (Flaure BB Kabore) in reparto, insieme al dottor Mancini (Filippo Nigro) che può finalmente conoscere meglio. E ha la possibilità di poter far leggere le sue poesie a più persone grazie ad Angelica (Valentina Romani).
Un mese, tante storie
Dal punto di vista registico e scenografico la stagione 2 di Tutto chiede salvezza si caratterizza per l’importanza data ai luoghi – la città e l’ospedale la fanno da padroni – e gli spazi interni continuano a ricoprire molta importanza come nella prima stagione, ma aumentano di numero: le case di Daniele e di Nina assumono importanza, ma è anche interessante osservare il modo in cui i personaggi si rapportano agli spazi esterni fuori dall’ospedale, il modo in cui hanno riguadagnato la propria libertà.
Per quanto riguarda la strutturazione di questa seconda stagione troviamo un cambiamento: il numero di puntate è inferiore ma ogni episodio copre una settimana nella vita di Daniele, quindi la storia si amplia ulteriormente. Il ragazzo ne resta il centro, ma accanto a lui ritroviamo la vita dei pazienti nel reparto psichiatrico, il che crea una storia ancora più profonda che mescola il vissuto del protagonista con quello delle persone di cui inizia a prendersi cura. Un altro aspetto interessante riguarda i personaggi secondari già presenti nella prima stagione, che si fanno conoscere più a fondo, mostrando a loro volta i loro lati fragili.
Avrò cura di te
Il tema forse più importante di questa seconda stagione di Tutto chiede salvezza è legato al prendersi cura degli altri. Daniele decide di intraprendere il lavoro dell’infermiere e, nonostante le enormi difficoltà, ne comprende appieno la natura: mettersi completamente al servizio degli altri e prendersi cura di loro malgrado i comportamenti scostanti, malgrado il dolore e malgrado i problemi. È un insegnamento importante: mettersi al servizio degli altri è un atto nobile ma estremamente complesso, e chi lo fa ha bisogno di trovare un necessario equilibrio tra l’empatia e il lavoro, per non finire annientato.
L’atto della cura non si ferma, inoltre, al lavoro nel reparto: vedersi padre cambia il protagonista e aggiunge una dimensione in più al suo vissuto, fatto di momenti dolci ma anche di riflessioni pesanti. Daniele si mette costantemente in discussione come uomo e come padre, lotta con il senso di inferiorità che questo nuovo ruolo gli fa sentire ma grazie anche all’aiuto degli altri – che si prendono a loro volta cura di lui, in modi anche inaspettati – riesce a trovare la sicurezza necessaria per non ricadere nelle vecchie abitudini.
I matti siamo noi
Daniele era un paziente, e ora è un infermiere. Ma nel corso della serie si afferma forte il fatto che il confine che separa i sani dai “matti” sia sottile e molto labile. Non è solo il protagonista che lotta con la propria malattia: ogni singolo personaggio, dentro e fuori dall’ospedale, affronta delle sfide che lo mettono alla prova e lo piegano esponendo quasi il punto di rottura. C’è tra chi si ritrova a dover affrontare un percorso di psicoterapia e chi invece non ne ha bisogno, di chi quindi ha quasi incorporato in se stesso gli strumenti per poter elaborare le cose, per poter vivere la propria vita in maniera normale, e chi invece non ce l’ha.
È molto toccante da questo punto di vista il fatto che Daniele si esponga in maniera molto esplicita di fronte alle persone che gli vogliono bene: ha smesso di nascondersi – anche se a fatica. Sono anche presenti, in altri personaggi, un odio e una rabbia quasi totalizzanti. L’odio è un meccanismo di difesa, un propellente che ti difende dagli altri in maniera malsana. E quindi da un lato troviamo un Daniele completamente sprovvisto di mezzi per difendersi dalla vita e dall’altro troviamo chi invece usa lo strumento sbagliato.
Le nostre conclusioni su Tutto chiede salvezza Stagione 2
Tutto chiede salvezza è tornata con una seconda stagione che conserva la bellezza e la delicatezza di partenza andando ad approfondire le storie dei personaggi che abbiamo imparato ad amare. Il protagonista è sempre Daniele insieme alla sua costante evoluzione costellata di errori e di insegnamenti, ma non avrebbe senso senza considerare anche gli altri personaggi, che danno al suo viaggio compimento e verità. Con un cast tutto italiano e perfettamente calato nelle rispettive parti, Tutto chiede salvezza non smette di confortare i suoi spettatori, mostrando come la salvezza si nasconda, a volte, davanti ai nostri occhi.
Speriamo che guarderete Tutto chiede salvezza. Lasciateci un commento qui su Kaleidoverse per raccontarci le vostre impressioni e non dimenticate di dare un’occhiata ai nostri altri articoli, come il nostro articolo di approfondimento su LOL e il suo format, la recensione di Twilight of the Gods o quella di Billionaire Island. Il nostro progetto infatti spazia dal cinema alle serie TV ai videogiochi e al mondo dell’animazione. Ci leggiamo alla prossima!
La seconda stagione di Tutto chiede salvezza riprende due anni dopo I fatti della prima e racconta l'evoluzione ancora in corso dei personaggi che abbiamo imparato ad amare. La regia e il montaggio continuano a dare il giusto peso a quanto viene mostrato, mentre la storia prosegue, riportando lo spettatore nella vita di un Daniele cambiato e al servizio degli altri, messo costantemente alla prova dalla vita. Il centro della serie è ancora una volta la salute mentale, accompagnata in maniera naturale da storie sempre nuove e sfaccettate che parlano di dolore ma anche di vita e di sentimenti, e portano alla conclusione che stare bene è un processo continuo sul quale lavorare costantemente.