Il fervore sportivo ha segnato la bella stagione internazionale e ha fatto dimenticare al mondo i problemi che bussano alle nostre porte. In particolare, le Olimpiadi 2024 hanno rappresentato un traguardo importante per la protagonista della docuserie di cui andremo a parlare in questa recensione. Stiamo parlando di Simone Biles e di Simone Biles Rising, la serie TV autobiografica tornata su Netflix il 25 ottobre con la sua seconda parte. Kaleidoverse ne ha già parlato qui e chiude il cerchio con questa nuova recensione della parte 2.
Abbiamo quindi altri 2 episodi a concludere la parabola di Simone Biles – Sfiderò ogni pronostico e Mi solleverò. Diretti sempre da Kate Walsh (Simone vs herself) e prodotti da Religion of Sports. Al centro c’è ovviamente l’atleta, ma hanno contribuito anche colleghe ed ex-colleghe, amici, familiari e fan di Biles, alcuni anche molto celebri. Il loro contributo nel rendere l’idea sul mondo di Biles e sull’atleta stessa è molto forte e incisivo. Andiamo adesso a tuffarci un po’ di più in quelle che sono state le Olimpiadi 2024.
Simone Biles Rising Recensione Parte 2: Olimpiadi parigine
Abbiamo lasciato Simone Biles alle qualificazioni per le Olimpiadi, incerta sul futuro ma determinata a raggiungere Parigi. La ritroviamo raggiante per essere stata inclusa nella squadra nazionale delle Olimpiadi. Questi 2 episodi vertono sulle Olimpiadi di Parigi, alle quali Simone ha partecipato, collezionando nuovi successi, mentre riemergono elementi del passato che si intersecano con il presente per guardare al futuro. È una cosa che abbiamo apprezzato perché è probabile che questi giochi olimpici saranno gli ultimi per lei, e la narrazione omaggia questa possibilità chiudendo perfettamente una sorta di cerchio narrativo.
Seguiamo quindi Biles nelle competizioni che culminano con la sua straordinaria prestazione alle Olimpiadi di Parigi del 2024. Dopo i momenti critici di Tokyo 2021, dove si era ritirata per prioritizzare la salute mentale, Biles affronta una lunga riabilitazione fisica ed emotiva. Questa seconda parte si concentra sulle sue gare durante i Giochi di Parigi, enfatizzando come Biles sia riuscita a riconquistare la fiducia in sé stessa. Il contrasto con la ginnasta brasiliana Rebeca Andrade inoltre, mostra anche una sorta di passaggio di testimone spirituale tra le 2 atlete.
Simone Biles Rising Recensione Parte 2: una data di scadenza
Il primo tema sollevato in questa seconda parte di Simone Biles Rising riguarda l’età della ginnasta e il suo rapporto con gli infortuni. Si tratta di un tema molto caro a Biles perché, come fa notare lei stessa, la ginnastica è un campo in cui la vecchiaia sportiva arriva prima rispetto al tennis o ad altri sport. Una ginnasta, una volta arrivata ai 25 anni, può dirsi giunta sul viale del tramonto e può appendere la tuta al chiodo. E ci sono poi moltissime atlete che sono costrette a smettere ben prima.
Simone quindi emerge come straordinaria anche in questo: ha 27 anni e ha gareggiato alle Olimpiadi, battendo un record. Era infatti dagli anni ’50 che una ginnasta olimpionica non aveva un’età così distante dallo standard. Si pone poi l’accento sul fatto che molto spesso la vecchiaia sportiva e il conseguente ritiro delle giovani atlete avviene a causa di infortuni che decretano la fine di carriere molto promettenti. Si nota quindi come a differenza delle altre Biles si sia rapportata agli infortuni in maniera diversa, grazie anche al peso che per lei ricopre la salute mentale.
Mens sana in corpore sano
Sappiamo che Simone Biles ha iniziato la terapia dopo la disfatta di Tokyo e riconferma in questi nuovi episodi quanto questa ricopra un ruolo importante per lei e nella sua vita, e di quanto l’abbia aiutata a migliorare da un punto di vista sportivo oltre che personale. Il tema della salute mentale è un altro dei tanti temi bistrattati quando viene applicato al mondo dello sport, cosa che viene fatta notare da Simone stessa quando parla del rapporto con suo marito, facendo riferimento al modo in cui i suoi fan reagirono quando i due iniziarono a frequentarsi, riversando molto odio su di lui e considerandolo indegno di lei perché di ginnastica non sapeva nulla.
Parlare del marito ci dà modo anche di affrontare il terzo grande tema di questa seconda parte che è il futuro. Simone infatti aveva un obiettivo che è quello di vincere l’oro alle Olimpiadi, un obiettivo che è stato completato con successo – non possono certo esserci degli spoiler in questo – e questo lascia spazio per il “terrificante” futuro. Da un lato c’è quindi questa sorta di addio agrodolce al mondo della ginnastica, al mondo che ha cresciuto Simone, di cui fa parte, che l’ha plasmata e che lei ha plasmato a sua volta, lo abbiamo già visto. Quindi si confida anche con i videomaker chiedendosi cosa ne sarà di lei e lo fa nella grande casa che sta mettendo in piedi con suo marito.
Le nostre conclusioni su Simone Biles Rising Recensione Parte 2
Sicuramente il messaggio finale di questa serie è di speranza. È un messaggio di gioia e di positività e ci ricorda che non solo “le donne forti fanno come vogliono“, tanto per citare la serie stessa, ma anche che Simone Biles ha effettivamente avviato un cambiamento nel mondo sportivo. Un cambiamento che ci auguriamo continui ad essere tramandato nelle generazioni future, un cambiamento che è stato voluto a gran voce da altre grandi ex-atlete come Nadia Comaneci e che lei insieme alle nuove generazioni sta mettendo in piedi pian piano. Inoltre questa serie, la seconda parte in particolare, sembra essere una sorta di addio, di ultima dichiarazione al mondo dello sport.
Simone Biles Rising si conferma una buona docuserie da guardare se si è appassionati di sport, di ginnastica, o se si segue Biles sui social e si vuole prendere esempio dalla sua storia. Noi di sicuro lo abbiamo fatto e trarremo tesoro da quello che questa straordinaria atleta ci ha mostrato nel corso di questi 4 episodi. Se questa recensione vi è piaciuta vi invitiamo a lasciarci un commento qui su Kaleidoverse e a recuperare i nostri ultimi articoli, come l’approfondimento su Lucca Comics & Games, la recensione di The Last: Naruto the Movie e l’approfondimento sul grande Giancarlo Esposito. Ci leggiamo alla prossima!