Il sangue non è acqua, e può ardere come fiamme. Forse è un inizio un po’ criptico ed esoterico per un articolo, ma il film di cui parleremo oggi mescola bene insieme famiglia, misteri e fantasmi, dunque tanto vale immergerci nella giusta atmosfera fin da subito. Stiamo parlando del film The Piano Lesson, disponibile su Netflix a partire dallo scorso 22 novembre, e Kaleidoverse ne parla in questa recensione, mettendo come sempre da parte gli spoiler.
La regia è firmata da Malcolm Washington (Benny Got Shot), che ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Virgil Williams (Mudbound) e August Wilson (Fences). Nel cast abbiamo Samuel L. Jackson (Pulp Fiction), John David Washington (Tenet), Danielle Deadwyler (Carry On), Ray Fisher (Justice League), Corey Hawkins (Straight Outta Compton), Michael Potts (Ma Rainey’s Black Bottom), Skylar Aleece Smith (Kinship), Stephan James (Race), Erykah Badu (Le regole della casa del sidro) e molti altri.
The Piano Lesson: la trama
Boy Willie (John David Washington) e il suo amico Lymon (Ray Fisher) lasciano il sud americano alla volta di Pittsburgh con un camion pieno di angurie da vendere. L’uomo ha un progetto ben definito nella testa: venderà le angurie, e la sua parte del ricavato gli servirà per comprare della terra giù da dove viene. Ma la somma è un po’ più alta, ed ecco che mette gli occhi sul vecchio pianoforte di famiglia, nelle mani della sorella Berniece (Danielle Deadwyler), che vive nella cittadina con lo zio Doaker (Samuel L. Jackson) e la figlia Maretha (Skylar Aleece Smith).
La donna, però, che ha già del rancore in sospeso per il fratello, rifiuta categoricamente di cedergli il pianoforte, un cimelio di famiglia che deve restare dov’è. La trama si sviluppa quindi intorno a questa disputa, e lentamente allarga i propri confini andando ad includere la storia di quell’ingombrante oggetto, segnata dalla sofferenza, dal sangue e dal fuoco, fino a toccare una sorta di ricongiungimento esoterico che riequilibra la situazione e rinfranca gli animi.
Un film da palcoscenico
La regia di The Piano Lesson è intima e casalinga anche nelle scene girate nei locali notturni di Pittsburgh e indugia molto sui personaggi, che sono il centro della storia. I colori sono carichi, indipendentemente dalle tonalità assunte, e il film gioca molto con le luci – alcuni punti potrebbero infastidire le persone fotosensibili, vi abbiamo avvertito. Complessivamente nel corso della visione per il modo in cui è stato girato, unito alla sceneggiatura peculiare, abbiamo avuto l’impressione che un copione del genere avrebbe la sua resa massima a teatro, ma chissà, magari un giorno accadrà.
Per quanto riguarda la sceneggiatura la storia parte da un assunto semplice per poi rivelare molta più complessità, e questo perché gradualmente nel corso del film si stratificano numerosi temi che creano un quadro ricco e sfaccettato. A noi personalmente ha colpito molto proprio per la capacità di inserire un’alternanza di momenti molto diversi tra loro ma tutti uniti dalla famiglia Charles come agglomerato. Il cast, da questo punto di vista, agisce in maniera impeccabile: i riflettori sono tutti per John David Washington e Danielle Deadwyler, sorretti dalla grande figura di un Samuel L. Jackson in veste di “anziano saggio” scanzonato.
Assicurarsi un futuro
In The Piano Lesson è evidente fin dall’inizio una spaccatura nelle relazioni che legano i personaggi, data in particolar modo dal desiderio di Boy Willie di vendere il pianoforte per trarne profitto. A lui, come abbiamo già detto, si contrappone Berniece, che invece vuole che lo strumento musicale resti in famiglia perché creato proprio da un loro avo. Pensiamo che il desiderio di Boy Willie di avere quel pianoforte si colleghi, però, non tanto alla compravendita della terra in sé, ma a un senso di riscatto cercato a lungo.
Ricordiamo infatti che ci troviamo nel 1936, mentre l’antefatto del film si svolge nel 1911, anno in cui un Boy Willie bambino assiste al furto del pianoforte. Data la situazione in cui versava la sua famiglia il fatto di poter agognare agli appezzamenti di terra appartenuti a degli schiavisti non rappresenta per l’uomo unicamente il desiderio di una vita migliore, ma appunto anche il riscatto sociale per quanto patito dalla sua famiglia e in particolar modo da suo padre.
Il silenzio dei timorosi
Lo spettatore sa che Boy Willie ha assistito in giovane età ad azioni discutibili, ma è attraverso le parole di Doaker e di Wining Boy Charles che ha contezza realmente di quel periodo che sembra lontanissimo dai personaggi. Il personaggio di Doaker è infatti il classico saggio scanzonato e dai toni leggeri, che non partecipa attivamente all’innalzamento dei toni e dei sentimenti, che sembra andare oltre lo screzio tra i nipoti, forse perché proprio per sua ammissione il suo passato ha avuto qualche turbolenza.
La funzione più importante di Doaker, però, è quella di cantastorie: è lui a confermare le visioni di Berniece su Sutter, ed è lui a raccontare allo spettatore e ai presenti sulla scena cosa accadde davvero nel 1911 dopo il furto del pianoforte, così come è sempre lui a raccontare le particolarità del pianoforte. La sua leggerezza assume quindi un tono quasi macabro, da sciamano, e narra di una realtà che sembra già avvolta dalla leggenda ma che è più recente.
Eredità su tasti bianchi
Arriviamo infine a Berniece, l’unica donna della storia – sua figlia Maretha è una bambina. La donna subisce attacchi da più fronti: dal fratello che vuole il pianoforte, dal pastore Avery (Corey Hawkins) che la corteggia senza sosta, dalla figlia capricciosa e dai ricordi della madre, che l’ha legata a quello strumento tanti anni prima. Il punto di vista di Berniece non serve solo a dare un po’ più di sensibilità alla storia, perché la donna rappresenta a sua volta un mezzo tramite il quale gli uomini accedono la piano sovrannaturale.
Ciò è evidente nella scena clou del film – di cui non parleremo – in cui ancora una volta i 2 fratelli agiscono in maniera opposta, ottenendo risultati divergenti. Emerge in quel caso tutta la potenza di Berniece, che fino a quel momento ha agito in stoica difesa del pianoforte, di sé stessa e della propria libertà, mettendo a tacere i propri desideri in favore del rigore della sopravvivenza in un mondo di uomini. Ma alla fine del film anche lei, proprio come Boy Willie, ritrova il suo equilibrio, e lo fa nelle radici lunghe e profonde della sua famiglia, che porta avanti.
Le nostre conclusioni su The Piano Lesson
Consigliamo la visione di The Piano Lesson? Ovviamente sì: anche se una grande fetta del pubblico non potrà mai afferrare alcuni sottotesti della pellicola il dramma familiare che si innesta e mescola agli elementi paranormali rendono The Piano Lesson un film accattivante che tocca lo spettatore nell’anima. I colori ricchi, le interpretazioni del cast e i ritmi ben scanditi della storia – quasi come un metronomo – caratterizzano la pellicola, che diventa iconica accanto ai suoi interpreti.
Speriamo che guarderete The Piano Lesson perché ne vale davvero la pena. Non dimenticate di lasciare un commento qui su Kaleidoverse in cui ci raccontate le vostre impressioni e i vostri pensieri. Come sempre vi ricordiamo che Kaleidoverse è un portale che esplora i mondi della creatività – il cinema, la serialità televisiva, l’animazione e i videogiochi. Per questo non perdetevi i nostri ultimi articoli: la recensione di Spellbound – L’incantesimo, quella di Senna e quella della seconda stagione de L’Imperatrice. Ci leggiamo alla prossima!
The Piano Lesson è un dramma famigliare corale diretto con una semplicità ricca di particolari. Nonostante la storia si svolga prevalentemente in ambienti interni e chiusi la fotografia dà molta importanza ai colori, che definiscono nettamente gli spazi, mentre la narrazione rimbalza tra i personaggi, che le danno vita con passione. Il cast vede delle stelle brillanti al suo interno e interpretazioni che trasformano il set cinematografico in un palcoscenico teatrale in cui si consumano performance intense. La storia parte come un semplice conflitto di opinioni su un vecchio pianoforte ma cambia presto connotati, facendosi buia e contorta quando i pragmatici interessi economici si fondono con il mondo degli spiriti e con l’ereditarietà che tiene insieme la famiglia protagonista. Il risultato è un film coinvolgente e a tratti straniante, che sorprende per l’alternanza di momenti duri e teneri e trasmette un messaggio di speranza e di unità famigliare.