Durante il periodo natalizio la TV si riempie di contenuti ad hoc. Vi vedo, mentre ridete imbambolati di fronte all’ennesimo film di Natale che si conclude in un bacio romantico e una dissolvenza con effetto nevischio. Ma a Natale ci sono anche altre pellicole che, se in apparenza di natalizio non hanno quasi nulla, raccontano storie che ispirano e commuovono allo stesso modo. È il caso di The Six Triple Eight, nuovo film di Netflix arrivato il 20 dicembre, di cui Kaleidoverse vi parla in questa recensione – priva di spoiler.
La regia di The Six Triple Eight è di Armani Ortiz (Maxine’s Baby: The Tyler Perry Story) e Tyler Perry (Amori e sparatorie), che ha anche firmato la sceneggiatura insieme a Kevin Hymel (Warrior POV). Nel cast ci sono Kerry Washington (Scandal), Ebony Obsidian (Sistas), Milauna Jackson (A jazzman’s blues), Kylie Jefferson (Tiny pretty things), Shanice Shantay (The Wiz Live!), Sarah Jeffery (Descendants 3), Pepi Sonuga (Queens: regine dell’hip-hop), Moriah Brown (Safe word), Jeanté Godlock (The Simone Biles Story: Courage to Soar), Dean Norris (Breaking Bad), Sam Waterston (Grace and Frankie), Susan Sarandon (Thelma & Louise) e Oprah Winfrey (The Oprah Winfrey show).
The Six Triple Eight: la trama
The Six Triple Eight racconta la storia vera del 6888º Battaglione del Women’s Army Corps, l’unica unità composta interamente da donne afroamericane inviata in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale. Il film segue le vicende di Lena Derriecott King (Ebony Obsidian), una giovane donna che, dopo la perdita del suo amato Abram (Gregg Sulkin), decide di arruolarsi nell’esercito. Insieme ad altre donne, Lena viene addestrata dalla Maggiore Charity Adams (Kerry Washington) e dalla Tenente Noel Campbell (Milauna Jackson).
Nonostante il razzismo e il sessismo dell’epoca, il battaglione riceve l’incarico di smaltire un arretrato di posta militare di 2 anni, composto da 17 milioni di lettere e pacchi destinati ai soldati al fronte. Affrontando condizioni difficili e pregiudizi, le donne del 6888º Battaglione completano la missione in soli 90 giorni, dimostrando coraggio e determinazione e sfidando ogni pronostico. Nel corso della missione non mancano screzi e incomprensioni con i soldati di grado superiore.
Un dramma vestito da action movie
La regia di The Six Triple Eight ricorda quella di molti action movie noti al grande pubblico, ma anche di war movie come 1917. La cinepresa privilegia riprese ampie e dall’alto, che abbracciano tanto gli spazi quanto i personaggi, ma segue fedelmente quelli principali, a cui dà molto spazio espressivo. La fotografia e i costumi completano l’allure retro mentre gli effetti speciali sono di ottima fattura e mantengono a galla il realismo, combinando effetti digitali e artigianali.
La sceneggiatura di The Six Triple Eight, invece, racconta in maniera piuttosto didascalica la vicenda, usando come punto di vista principale quello di una delle soldatesse del WAC (Women’s Army Corp) ma anche quello di altre figure rilevanti nella vicenda, come Eleanor Roosevelt – impersonata da una eccellente Susan Sarandon – e la maggiore Charity Adams – una Kerry Washington magistrale. La narrazione, inoltre, si conclude con una nota a margine che mostra materiale di repertorio e completa la storia di questo battaglione collegando il passato al presente.
Un’altra storia rispolverata
The Six Triple Eight è una gradita aggiunta al filone dei war movie dedicati alla Seconda guerra mondiale, il cui catalogo già di per sé vasto racconta solitamente imprese presenti nei libri di Storia. In questo caso, invece, Tyler Perry ha deciso di produrre, scrivere e dirigere una storia inedita per il panorama cinematografico, che getta luce sia sulla comunità afroamericana che sulle donne afroamericane che, come scritto nel paragrafo seguente, subiscono una discriminazione maggiorata rispetto agli uomini afroamericani e rispetto alle donne bianche,
Non è un caso, dal momento che nella filmografia del regista, comico e sceneggiatore americano sono presenti innumerevoli opere che vedono al centro la comunità afroamericana. Uno dei volti presenti nella pellicola, inoltre, è quello di Oprah Winfrey, con la quale ha collaborato in più di un’occasione e che interpreta un ruolo rilevante ai fini della trama: Mary McLeod Bethune, attivista per i diritti civili e amica dei Roosevelt, notoriamente progressisti se visti in rapporto al loro tempo.
Quattro pesi, quattro misure
Il tema centrale di The Six Triple Eight è la pesante discriminazione subita dalle soldatesse protagoniste, che le pone all’interno di una duplice emarginazione. Non si tratta di un battaglione di uomini neri, né di uno formato da donne bianche: le protagoniste sono donne di colore e, in quanto tali, si ritrovano a subire una doppia discriminazione, che rende le loro azioni ancora più significative. Questo è chiaro fin dall’inizio quando, al loro arrivo al campo di addestramento, le reclute vengono accolte dalla maggiore Adams, che le accoglie senza cerimonie e mettendole immediatamente di fronte alla realtà dei fatti.
È un fatto al quale si pensa poco, e che solo recentemente sta ricevendo attenzione in letteratura con la riscoperta di autrici di colore che parlano della condizione delle donne afroamericane, uno dei temi al centro dei dibattiti del femminismo intersezionale. Essere donna comporta – e comportava ancor di più negli anni ’40 – disagi, pregiudizi e stereotipi. Essere donna ed essere nera aumentava notevolmente il carico, perché il sessismo dilagante – soprattutto in un contesto come quello militare – si sommava al razzismo – che in quegli anni era ancora largamente considerato giustificabile.
The Six Triple Eight in conclusione
The Six Triple Eight è il film perfetto per voi se amate i war movie ma vi sembra di averli visti tutti, ma lo è anche se siete alla ricerca di storie ispirazionali con donne forti e determinate. La produzione del film è stata attenta ai dettagli e alla realtà storica, scegliendo inoltre un cast talentuoso e celebre. L’aggiunta del materiale storico e delle brevi ma preziose testimonianze delle ex-soldatesse – oggi anzianissime – ha chiuso il tutto rafforzando la connessione con la realtà e la Storia.
Avete già visto The Six Triple Eight? Lo guarderete dopo aver letto questa recensione? Rispondeteci in un commento qui su Kaleidoverse, il sito che si tuffa nei mondi della creatività spaziando tra cinema, serialità televisiva, animazione e videogiochi. Se siete appena arrivati e non sapete da dove iniziare, ecco alcuni degli ultimi articoli pubblicati: la recensione della seconda stagione di Squid Game, quella del film È colpa tua?, e quella della prima parte della serie TV Cent’anni di solitudine.
The Six Triple Eight è un film che racconta una storia vera e poco conosciuta a livello internazionale, quella dell’unico battaglione di donne nere presente nell’esercito americano e dell’importante contributo da loro fornito nel corso della Seconda guerra mondiale. Con una regia dinamica e particolareggiata e una sceneggiatura altrettanto dettagliata e didascalica The Six Triple Eight parla d’amore, di guerra e di feroce determinazione, scontrandosi con la discriminazione razziale e con il sessismo per portare alla luce una storia di eroismo e tenacia che merita di essere conosciuta. Il cast ha interpretato magistralmente i personaggi, la scenografia ha catapultato lo spettatore indietro nel tempo e gli ha dato modo di conoscere un lato della Storia da un punto di vista inedito e nuovo per il cinema, che punta al riconoscimento e al ricordo di un gruppo di donne che ha servito fedelmente e orgogliosamente il proprio paese.