Qualche giorno fa, più precisamente il 14 dicembre, la famosa piattaforma di streaming Netflix ha aggiunto Carry-On al suo catalogo dedicato alle feste. Tra commedie romantiche sotto l’albero e film d’animazione dal caldo cuore, quest’anno Babbo Netflix ha deciso di regalarci un film d’azione dall’atmosfera “Die-Hard-esca” con un pizzico di tinte thriller, che approfondiremo più avanti nella recensione.
Carry-On è un lungometraggio di un’ora e cinquantanove minuti prodotto dalla DreamWorks Pictures, che sicuramente non ha bisogno di presentazioni, e distribuito sulla già citata piattaforma di streaming Netflix. Nel cast sono compresi vari volti conosciuti, tra cui l’ex baby star Disney Sofia Carson (Purple Hearth, Feel The Beat, la trilogia di Descendants e Adventures in Babysitting al fianco di Sabrina Carpenter), Taron Eagerton (il franchise di Kingsman) e Dean Norris (Arma Letale 2, Little Miss Sunshine, Bones e tanti altri) – visto recentemente nel film storico The Six Triple Eight, che ha scalato l’attuale TOP 10 di Netflix.
Carry-On: la trama
Tre anni dopo aver rinunciato per sempre al sogno di diventare poliziotto, Ethan Kopek lavora come addetto alla sicurezza dell’aeroporto di Los Angeles, dove in origine si era fatto assumere appositamente per stare vicino alla sua fidanzata, Nora Parisi. Ora la coppia aspetta un bambino, ma tra nervosismo e colleghi la vita di Ethan procede lineare. Tuttavia, la lieta novella spinge il protagonista a prendere una decisione e mettere nuovamente da parte le proprie ambizioni.
Così, la vigilia di Natale, nonché il giorno più indaffarato dell’anno, Ethan convince il suo capo a dargli maggiori responsabilità, spostandolo dal metal detector al controllo bagagli. Quest’atto di maturità finisce per complicargli la vita più del previsto, soprattutto quando uno sconosciuto – interpretato da Jason Bateman – si mette in contatto con lui e gli fa una semplice richiesta: lasciare che un bagaglio superi i controlli, a prescindere dal contenuto. In caso contrario, i suoi collaboratori uccideranno Nora.
Un Die Hard senza McClain
Chiunque conosca un minimo di drammaturgia sa che uno degli elementi fondamentali per un’opera ben riuscita è trovare uno stratagemma per toccare lo spettatore nel vivo, il che è il motivo principale per cui generalmente nelle opere di fantasia si fa riferimento a temi sociali ed eventi storici – il Covid citato in decine di serie TV a partire dal 2022, l’omicidio di George Floyd citato nell’ultima stagione di Brooklyn Nine Nine, il tema della salute mentale trattato in vari K-drama, come Dr. Slump e It’s Okay to Not Be Okay.
Ragion per cui possiamo considerare Ethan il maggior cavallo di battaglia di questo film. Di fatto, Ethan è molto lontano dal modello di protagonista d’azione a cui il pubblico è abituato: non è un militare o ex tale, non è il migliore in quello che fa, e soprattutto non è preparato a ciò che lo aspetta. Infatti lo spettatore si ritrova davanti un uomo qualunque che si alza la mattina per svolgere un lavoro che non gli piace e decide di tenersi stretta la propria insoddisfacente routine per via delle proprie responsabilità, combattendo e ignorando le proprie ambizioni – una realtà in cui si ritrovano intrappolati moltissimi lavoratori al giorno d’oggi.
“Sei inutile, sei un perdente, e dormi”
Per quanto riguarda l’antagonista, d’altro canto, anche se ne sappiamo molto poco, non è da considerarsi un elemento estraneo. Il suo scopo è infatti quello di incarnare la vocina nella testa di Ethan – e probabilmente in quella di svariati spettatori. Di fatto, ogni conversazione tra Il Passeggero ed Ethan non è altro che un lungo ed estenuante tiro alla fune tra la sindrome dell’impostore e il desiderio intrinseco di combatterla, guidando il protagonista attraverso il suo processo di crescita, il cui culmine viene paragonato ad un risveglio.
Non per niente, nonostante sia fisicamente poco presente nella prima parte del film, ad innescare la trama è proprio il Passeggero; sia ad un livello più basico e pratico (contattando Ethan alla fine della fase di set up), sia per quanto riguarda il sottotesto, quando si sobbarca involontariamente il ruolo di Virgilio guidando Ethan, come già detto, fuori dal suo stato di dormiveglia – quasi paragonabile ad un sonno dantesco. E tutto questo nonostante il suo scopo iniziale fosse quello di sottomettere Ethan, un po’ come in una sorta di negoziazione ostaggi al contrario.
Questione di eredità
Ai più sembrerà una banalità, ma spesso per capire se un’opera – sia essa un cortometraggio o un video gioco – ha effettivamente fatto la storia è sufficiente osservarne le conseguenze sull’immaginario collettivo. La storia del cinema è piena zeppa di episodi di questo tipo; basti pensare al famoso “effetto Bambi” (e in generale a come Disney abbia influenzato culturalmente l’Occidente), al mondo delle fanfiction nato principalmente grazie a Star Trek, al ruolo del Mago di Oz con Judy Garland nella nascita della comunità LGBT+ per come la conosciamo oggi, o molto più banalmente alle citazioni rimaste nella mente di tutti, come il recente riferimento a Godzilla VS King Kong ne La Leggenda di Vox Machina. O, in questo caso, i numerosi riferimenti a Die Hard.
Infine, come già detto in precedenza, questa pellicola ha un’atmosfera deliziosamente “Die-Hard-esca” – passatemi il termine – presente soprattutto nella sceneggiatura a cura di T. J. Fixman, dalla scelta dell’arena – in questo caso l’aeroporto durante la vigilia di Natale – al rapporto tra il protagonista e l’antagonista, inizialmente collegati da remoto, che scende pian piano nel personale.
Le nostre conclusioni su Carry-On
In sostanza, Carry-On è una più che dignitosa conseguenza dell’influenza di Die Hard sul cinema d’azione, presente ancora oggi, con un interessante spunto di riflessione per quanto riguarda il purtroppo costante conflitto tra l’ambizione e la dura realtà dei fatti, rappresentato con l’interessante metafora del dormiveglia, con un protagonista in cui è dolorosamente facile immedesimarsi e un antagonista che svolge in qualche modo il ruolo di Virgilio.
E voi, avete visto il film? Se sì, cosa ne pensate? Se volete, fatecelo sapere lasciando un commento qui su Kaleidoverse, sui nostri social (Instagram, Facebook, Telegram), su cui potete inoltre seguirci per tenervi aggiornati sulle prossime novità. Inoltre, sul nostro sito potete sempre recuperare altre recensioni quali The Six Triple Eight: Recensione del film Netflix. Vi aspettiamo numerosi, alla prossima!
Retrtt
Carry-On è sicuramente un film modificabile, tuttavia lo si può considerare una pellicola più che valida, con vibes in stile Die Hard e Brooklyn Nine Nine. In quasi due ore di lungo metraggio vengono toccate varie tematiche interessanti, come la sindrome dell'impostore e il rapporto purtroppo conflittuale tra desiderio e realtà dei fatti. Inoltre, impossibile non considerare l'interessante rapporto tra protagonista e antagonista - in cui quest'ultimo finisce per svolgere un ruolo indesiderato - un costante braccio di ferro che porta lo spettatore ad assistere ad un colpo di scena non così scontato. Noi di Kaleidoverse ci sentiamo di consigliarlo ai tutt'ora affezionatissimi fan di Die Hard e a chi vuole godersi un film di Natale che non sia sulla stessa onda di Love, Actually o di Klaus.