È innegabile che la società sia, momentaneamente, più progressista e che cerchi di smantellare, pezzo per pezzo, il patriarcato e le sue regole sociali. Ma, mentre le donne vanno avanti e vincono sempre più battaglie, capita che gli uomini si sentano persi e che fatichino a stare dietro a un cambiamento così rapido. Questo è il nucleo narrativo della nuova serie Maschi veri, firmata Groenlandia, disponibile dal 21 maggio su Netflix.
La serie è basata su quella spagnola Machos alfa creata da Alberto Caballero, Laura Caballero, Daniel Deorador e Aracelli Alvarez de Sotomayor. Arrivata alla terza stagione e presente nel catalogo Netflix dal 2022, mette al centro quattro amici nati e cresciuti negli anni Ottanta che si ritrovano a decostruire l’idea di maschio tossico per stare dietro al cambiamento delle proprie moglie e compagne.
L’idea di Maschi veri
Seguendo la scia del successo di Machos Alfa, Groenlandia (società del gruppo Banijay), firma Maschi veri, un suo adattamento italiano. Prodotta da Matteo Rovere e diretta da Matteo Oleotto e Letizia Lamartire e scritta da Furio Andreotto, Giulia Calenda e Ugo Ripamonti, è divisa in otto puntate che raccontano in modo ironico lo smarrimento di quattro amici messi a confronto con le proprie donne, alle loro richieste e pretese. Il riferimento, ovviamente, è la commedia all’italiana: quell’uomo rappresentato da Mastroianni, Sordi e Gassman.
Fedele al genere della commedia italiana, la narrazione di Maschi veri è ironica e leggera, volta a rappresentare un problema, che effettivamente esiste nella nostra società, che riesce sempre a strappare una risata. La serie è stata presentata al circolo sportivo Ondina Generali di Roma. La regia utilizza la sequenza a episodi: ogni episodio è diviso in “scenette”, in modo simile a Love Bugs o Camera Cafè. I protagonisti riescono anche a fare tenerezza, nello smarrimento con cui affrontano la loro quotidianità, ma l’obiettivo (secondo le dichiarazioni rilasciate alla stampa) è portare lo spettatore a porsi delle domande.
La trama di Maschi veri
I protagonisti, come nella serie Machos alfa, sono quattro amici che si sono conosciuti all’università, a Roma, e che si trovano a confrontarsi con una società cambiata troppo velocemente rispetto a loro. Massimo (Matteo Mortari) è un uomo che lavora in tv e che sulla carriera ha puntato tutto. Quando viene licenziato e a sostituirlo a lavoro è una donna, il suo vacilla. Quando la sua compagna, Eva (Laura Adriani), decide di reinventarsi come influencer, crolla definitivamente.
Luigi (Pietro Sermonti) si realizza nella famiglia: fa un lavoro stancante, ma è un papà presente (si è fatto aggiungere addirittura alle chat delle mamme), tuttavia dimentica di essere un marito. Mattia (Maurizio Lastrico, che già ci aveva fatto ridere e riflettere in FolleMente) si è separato dalla moglie, Federica, ma non l’ha mai veramente dimenticata. Sua figlia, Emma (Alice Lupparelli) cerca di fargli superare questo momento facendogli scoprire il mondo degli incontri senza impegno di Tinder. Riccardo (Francesco Montanari) è un traditore seriale, ma quando la compagna, Ilenia (Sarah Felberbaum) gli chiede di aprire la coppia, viene preso in contropiede e le sue certezze vacillano.
Nella serie i quattro protagonisti rappresentano quattro tipi di mascolinità
La rappresentazione della mascolinità
I quattro protagonisti rappresentano quattro tipi di mascolinità diversa: la serie riesce a rappresentare perfettamente la complessità dei personaggi. Massimo è l’uomo che ha puntato tutto sulla carriera, che trova il suo valore come uomo nell’essere l’unico a portare i soldi a casa e a mantenere la propria compagna. Luigi sembra un gran lavoratore e un padre presente, ma è un uomo che non chiede aiuto quando la situazione lavorativa e famigliare diventa più stressante: si continua a occupare di tutto fino a mettere in crisi il suo matrimonio.
Mattia è il più sensibile del gruppo, quello che spinge gli altri a cambiare, ma alla fine si lascia sempre coinvolgere dal gruppo e, anche se non è complice, è testimone. Riccardo, invece, è l’uomo che crede che “i maschi tradiscano perché hanno un bisogno fisiologico”, a differenza delle donne. Infatti è un traditore seriale, e si trova benissimo nel tradire la propria compagna, fino a quando la propria compagna non gli rivela di voler fare esperienze al di fuori della coppia. La serie offre una lettura femminista ma è dal punto di vista dei quattro amici.
I limiti dei protagonisti
Maschi veri mette al centro della narrazione il rapporto degli uomini con le loro donne, ma anche i rapporti tra uomini. Per tutte le otto puntate, infatti, è piuttosto evidente l’incapacità degli uomini di comunicare con le donne nella loro vita i propri sentimenti, i propri pensieri o le loro fragilità, perché troppo occupati a corrispondere a un’idea di mascolinità arretrata. Ma è anche evidente, allo stesso tempo, l’incapacità che hanno di fare lo stesso quando sono tra di loro, tra uomini.
I quattro protagonisti temono la propria fragilità, la propria sensibilità e anche di fronte a profondi malesseri o a temi più seri, spezzano il momento con una battuta. Non mancano riferimenti all’omosessualità quando uno di loro si dimostra più sensibile degli altri, oppure, per fare un altro esempio, quando Mattia corregge il linguaggio sessista di Riccardo diventa un bacchettone.
La rappresentazione femminile
Le mogli, le figlie e le compagne dei protagonisti non sono meno approfondite della loro controparte maschile. Sono loro il motore del cambiamento che devono affrontare i protagonisti, ma non sono perfette, né esenti da errori. Tiziana (Thony) e Federica (la ex moglie di Mattia) non sono mogli perfette, anzi, spesso fanno errori nei confronti dei propri compagni e mariti. Ilenia è una donna affermata a livello lavorativo, ma si ritrova a supportare un uomo profondamente immaturo.
Eva (Laura Adriana) è una donna che scopre di poter essere indipendente dal proprio compagno solo quando Massimo perde il lavoro. La serie riesce a guardare tutto sotto una lente femminista, a prendersi il suo tempo anche per mettere in ridicolo i protagonisti, ma non santifica le donne. Ilenia, ad esempio, dà pessimi consigli a Tiziana riguardo il suo matrimonio, rilevando le imperfezioni di entrambe.
Una serie che tratta di temi moderni e importanti ma con la comicità italiana
Le nostre conclusioni su Maschi veri
Ci vogliamo sbilanciare: Maschi veri sarà uno dei migliori programmi del catalogo Netflix. Ha tutto: una regia dinamica, un cast famoso ed in grado di rappresentare la complessità dei personaggi, la comicità di Sordi e Mastroianni e un tema importante e contemporaneo. La leggerezza con cui si è scelto di raccontare la storia, rende Maschi veri una serie adatta a tutta la famiglia. Non potete perdervi quella che potrebbe essere una gemma della regia italiana.
D’altro canto, chi cerca una trattazione di un tema importante in un modo più serio, più psicologico oppure a chi non piacciono le gag, potrebbe rimanere deluso. Il finale di stagione rimane aperto, ipotizzando una possibile seconda stagione (non ancora confermata) Voi l’avete già vista o la recupererete prossimamente? Fatecelo sapere in un commento qui su Kaleidoverse. Se non vi abbiamo ancora annoiato, vi invitiamo ad andare a leggere i nostri ultimi articoli su Andor 2 e Nonnas. Se volete potete seguirci sulla pagina Instagram per dirci cosa ne pensate di questa serie. Al prossimo articolo!
PRO
Cast in grado di rappresentare la profondità dei personaggi;
Sempre divertente per tutte le otto puntate;
Regia dinamica che cattura l’attenzione dello spettatore;
Vista attraverso una lente femminista ma non rende le donne perfette;
Narrazione leggera che ricorda lo stile di Sordi e Mastroianni.
CONTRO
Potrebbe non piacere a chi non gradisce la comicità italiana;
Potrebbe non piacere a chi cerca uno svisceramento più serio del tema;
Alcune gag durano troppo e vengono ripetute nel corso delle puntate;
La leggerezza della narrazione potrebbe oscurare troppo la critica sociale.