Alcune stelle illuminano il firmamento, altre risplendono nei balli scolastici americani. È uno degli eventi più conosciuti a livello internazionale, soprattutto grazie al mondo del cinema e delle serie TV che ha letteralmente cresciuto una generazione di ragazze da tutto il mondo educandole al sogno di sentirsi belle e di potersi scatenare almeno per una sera lontane dai banchi di scuola. Ma cosa succede quando anche la Prom Night si tinge di rosso? Gli interessati possono scoprirlo in Fear Street Prom Queen, il nuovo film horror adolescenziale targato Netflix, disponibile sulla piattaforma a partire dal 23 maggio, di cui Kaleidoverse vi parla in questa recensione no spoiler.
La regia di Fear Street Prom Queen è affidata a Matt Palmer (Calibre), che ha anche firmato la sceneggiatura insieme a Donald McLeary (Chewin’ the fat). Nel cast principale troviamo Ariana Greenblatt (Barbie), Ella Rubin (Anora), Katherine Waterston (Animali fantastici e dove trovarli), Lili Taylor (The Haunting), Chris Klein (American Pie), India Fowler (The Nevers), Suzanna Son (Red Rocket), Dakota Taylor (Zero Chill), Fina Strazza (FBI: Most wanted), David Iacono (The summer I turned pretty), Rebecca Ablack (Awake), Ilan O’Driscoll (Shazam!), Eden Summer Gilmore (The Good Doctor), Darrin Baker (The man from Toronto) e Damian Romeo (Ginny & Georgia).
Fear Street Prom Queen – la trama
Shadyside, 1988: il liceo è in fermento per l’arrivo del ballo studentesco ma quest’anno suonerà tutta un’altra musica. Perché? Lori (India Fowler), la nostra protagonista, ha deciso di candidarsi come reginetta del ballo, sfidando lo status quo scolastico. Ovviamente in lizza ci sono molte altre ragazze: Tiffany (Fina Strazza), Christy (Ariana Greenblatt), Melissa (Ella Rubin), Linda (Ilan O’Driscoll) e Debbie (Rebecca Ablack), tutte abbastanza agguerrite e pronte a tutto pur di conquistare la coroncina argentata da reginetta.
E, se alcune più di altre sarebbero disposte a uccidere pur di guadagnare l’agognato titolo è un assassino misterioso a iniziare una singolare mattanza che prende di mira proprio le candidate, toccando l’apice della sua macabra opera proprio la sera dell’evento danzante. Tra lavori part-time, vestiti traslucidi, dance music e luci stroboscopiche Fear Street Prom Queen racconta un lato inedito della cittadina che i fan hanno imparato a conoscere con la trilogia di Fear Street e che li riporta nuovamente indietro nel tempo.
La protagonista si candida a reginetta del ballo, ma forse ha scelto l’anno sbagliato per puntare alla coroncina.
Un pastiche filmico
Fear Street Prom Queen è un palese omaggio – in questo caso potremmo addirittura parlare di pastiche – al cinema horror al confine tra gli anni ’80 e ’90, un punto di contatto importante che collega il film ai suoi predecessori, con una differenza però molto importante. Prom Queen, infatti, ha un tono molto più adolescenziale rispetto alle prime 3 pellicole, il che smorza molto l’atmosfera e la suspense che dovrebbero essere la normalità in un horror.
Questa svolta, più teen che horror, si vede benissimo anche nella scelta del cast, che vede al centro dei giovanissimi fenomeni delle piattaforme streaming accompagnati da volti conosciuti negli ultimi blockbuster ma anche da qualche rappresentante della vecchia scuola – il che non fa mai male. Per quanto riguarda la sceneggiatura, infine, abbiamo notato come l’inizio sia dirompente ma l’entusiasmo vada a perdersi gradualmente all’avanzare del minutaggio, per esaurirsi in un finale che si rovina, a parer nostro, proprio nei suoi ultimi secondi.
Lacca per capelli e sangue finto
Uno dei pregi di Fear Street Prom Queen è l’aura da vera e propria capsula del tempo che trasporta gli spettatori in un passato vecchio di 40 anni. Sarà forse per questo motivo che emergono prepotentemente anche una serie di temi tipici di quegli anni, come la competizione e l’ossessione per la bellezza veicolata dalla gara – Carrie, ti pensiamo. La differenza sta nella protagonista, che effettivamente si discosta dagli stereotipi di eroina buona e passiva che invece agisce attivamente ben prima dell’inizio degli omicidi per riscattare un torto subito.
Per quanto riguarda la parte più splatter della pellicola anche in questo caso è impossibile per gli amanti del genere non cogliere i riferimenti ai grandi capolavori orrorifici del passato, che vengono omaggiati con scene che, per quanto simili all’originale, hanno una loro ragion d’essere. Pensiamo in particolar modo alla saga di Scream, e non tanto per la mise dell’assassino misterioso quanto per gli atteggiamenti e le coreografie messe in atto nella realizzazione del film. Questo dà modo anche agli attori di spiccare e di essere ricordati per la loro unicità espressiva, cosa che abbiamo apprezzato.
Il film è visivamente un omaggio agli horror anni ’80 e ’90, e porta con sé anche qualche tema che forse oggi lascia il tempo che trova.
I veri mostri sono le persone
In Fear Street Prom Queen notiamo una cesura quasi netta con la trilogia che l’ha preceduto. Per chi non sa di cosa stiamo parlando ci riferiamo alla trilogia di Fear Street, approdata su Netflix nell’estate del 2021 e che ha raccontato la vicenda legata alla cittadina Shadyside, quella in cui si svolgono gli eventi anche di questa pellicola. Prom Queen è infatti un quarto capitolo che però cronologicamente si inserisce tra il secondo e il primo film della trilogia originale: la maledizione primigenia è ancora in atto ma nonostante questo sembra che l’assassino in questo caso sia tutto fuorché soprannaturale.
In effetti, dando un’occhiata ai temi e alle azioni dei personaggi emerge prepotentemente in questo film l’idea che i veri mostri siano le persone e non viceversa: Tiffany è davvero affamata di gloria e riconoscimento nonostante si tratti soltanto di una gara scolastica, così come lo sono tutte le altre. Inoltre emerge prepotentemente il voler mantenere uno status quo che in questo caso resta interno ai confini della cittadina mentre nella trilogia originale questa distinzione tra bene e male, tra felicità e tristezza, tra progresso e degrado era incarnata da Shadyside e Sunnyvale. C’è quindi un’internalizzazione di questo aspro conflitto, e se questo venga poi superato o meno lo lasciamo decidere a voi.
Le nostre conclusioni su Fear Street Prom Queen
Fear Street Prom Queen è il quarto capitolo della tetralogia tratta dai romanzi di R. L. Stine, ma questa volta ci allontaniamo dalla maledizione di Shadyside per osservarne un’altra. Nel liceo della città è in corso una competizione aggressiva tra aspiranti reginette del ballo, ma per i corridoi della scuola si aggira un misterioso assassino. È la doverosa premessa di uno slasher che omaggia i capolavori degli anni ‘80 e ‘90 rimescolando tropi e stereotipi in chiave adolescenziale. Nonostante questo, però, troppo poco spazio viene dato alle motivazioni degli antagonisti, il che sfocia in una conclusione che sembra troncata e che si collega ai film precedenti in maniera piuttosto improvvisa e quasi casuale.
Questo è il nostro pensiero su Fear Street Prom Queen. Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento, qui su Kaleidoverse o sulla nostra pagina Instagram, che potete seguire per restare sempre aggiornati sulle ultime novità in campo cinematografico, seriale, videoludico e d’animazione. Vi lascio, come sempre in conclusione, i rimandi ad alcuni dei nostri ultimi articoli: il nostro approfondimento sul reboot della saga di Harry Potter, la recensione della serie TV Motorheads e Luca Marinelli raccontato da noi. Vi aspettiamo al prossimo articolo!
I pro di Fear Street Prom Queen
La regia omaggia i cult horror degli anni ’80-’90;
Il cast spicca per la notorietà dei suoi volti;
La trama rielabora tropi del genere in modo nuovo;
C’è un certo realismo, che rende la narrazione più autentica;
I personaggi, per quanto stereotipati, sono eterogenei.
I contro di Fear Street Prom Queen
La narrazione accelera improvvisamente sul finale, dando l’impressione di una conclusione monca;
Il colpo di scena che riguarda l’assassino perde subito d’intensità;
Le sue motivazioni, inoltre, non sono affatto spiegate;
Alcuni particolari che potevano fare la differenza restano meri accenni;
La conclusione, alla luce di quanto visto, non ha molto senso.