Il 3 giugno arriva su Prime Video Il Baracchino, la prima serie italiana ambientata nel mondo della stand-up comedy. Noi di Kaleidoverse l’abbiamo vista in anteprima per voi e di seguito vi portiamo la nostra recensione con gli alti e i bassi di quest’ultima uscita prodotta da Lucky Red. Le premesse sono quelle di far ridere il telespettatore come avveniva con un altro programma comico più famoso su Amazon, LOL: Chi ride è fuori.
Lo show televisivo avrà un totale di 6 episodio di circa 18 minuti l’uno e, soprattutto, sarà animato. Questa particolarità, ha attirato il nostro interesse fin da subito in quanto eravamo curiosi di comprendere cosa avrebbero portato a schermo. Siete pronti a catapultarvi in questo universo comico molto particolare? Scopriamo com’è andato questo interessantissimo progetto.
La trama de Il Baracchino
La storia ruota attorno a un locale, appunto Il Baracchino, che un tempo era considerato la casa della comicità, ma ora è solo il fantasma di sé stesso. Al comando troviamo Maurizio, lo scorbutico proprietario che vuole chiudere il posto per poterne ricavare tutt’altro. Al suo fianco c’è Claudia, che potremmo definire una art-designer che desidera tenere aperto questo tempio ormai decaduto organizzando una serata ad hoc. Per fare ciò si avvarrà dell’aiuto di un gruppo di comici molto particolari reclutati da lei stessa.
Fin qui potrebbe sembrare una semplice vicenda relegata a un luogo che non è più adatto a portare avanti il compito per il quale è nato. In realtà, c’è molto altro sotto che scoprirete man mano guardando ogni episodio. Al doppiaggio riconoscerete voci molto familiari come, ad esempio, quella di Pilar Fogliati (Claudia), Luca Ravenna (Luca), Lillo (Maurizio) oppure quella di Frank Matano (Donato). Le voci non sono tutte qui, ci saranno tanti altri esponenti della comicità italiana a farvi compagnia.
Una facile storia di ricostruzione
Come vi abbiamo accennato prima, può sembrare una banale cronaca di sostituzione di un locale condita da battutine divertenti. Non potrebbe esserci nulla di più sbagliato, infatti, la trama toccherà note abbastanza profonde con temi riguardanti la malinconia e la perdita. Chiaramente parliamo di un semplice accenno in quanto la serie vuole essere più leggera possibile, ma mai infantile o stupida.
I commedianti che ruotano attorno a questo ambiente sono abbastanza abbozzati per quanto riguarda i loro personali background ma, ai fini del racconto generale, non incide granché. Il loro compito è quello di riuscire a risollevare Il Baracchino, coprotagonista insieme a Claudia e Maurizio. Questi ultimi, per quanto abbastanza abbozzata, sono gli unici che avranno un’evoluzione vera e propria all’interno dello show con un’inizio, una parte centrale e una conclusione. Non stiamo dicendo che gli altri fungono solo da comparse ma servono a mandare avanti la baracca (letteralmente!).
I colori della comicità
Noterete che quasi tutti gli episodi sono in bianco e nero, fatta eccezione per una puntata in particolare la quale racconta una specifica questione. Alla base di questa scelta cromatica c’è una motivazione ben precisa che comprenderete solamente durante la visione. Come scelta stilistica potrebbe risultare pesante per alcuni di voi ma, ribadiamo ancora una volta, questa non è una serie dove si ride e basta.
Grazie a questo effetto monocromatico, sono riusciti a rappresentare meglio determinate questioni che altrimenti avrebbero perso di significato. La serietà di ciò che hanno voluto raccontare passa anche attraverso questi dettagli spezzata dagli sketch e dalle battute dei vari comici del locale. Queste particolarità le apprezziamo davvero molto, denotano un lavoro preciso e consapevole fatto sull’opera.
Ride bene chi ride ultimo
Una delle questioni più bollenti e importanti riguardano proprio la vena comica della serie. La nostra paura era quella di trovarci davanti a battute scontate e davvero poco originali ma ci siamo dovuti ricredere quasi subito. Molti interventi dei vari comici sono davvero divertenti e strappano più di un sorriso. Tante scenette sono estremamente attuali e funzionano alla perfezione.
I tempi sono perfetti e mai nulla vi sembrerà forzato se non qualche singola vicenda un po’ reiterata. Questo risultato è dovuto alla grande bravura dei doppiatori, essendo veri e propri esperti del settore hanno semplicemente dovuto interpretare loro stessi con qualche aggiunta in base al carattere del personaggio. Apprezzerete molto tutti quegli interventi volti a criticare velatamente tutta l’inclusività forzata che, soprattutto oggi, è presente in ogni discorso. Questo è di nuovo sinonimo di un lavoro ben riuscito.
La stand-up comedy sta nei dettagli
Una delle cose che più ci ha rallegrato è lo stile grafico dell’animazione. Non parliamo di nulla di nuovo, infatti è molto simile a un prodotto ben più famoso, ovvero Lo straordinario mondo di Gumball. I personaggi e il contesto sono molto bizzarri mischiando elementi di pura animazione con quelli reali. State molto attenti perché sono presenti citazioni ai meme più famosi di internet nascoste nel bel mezzo degli episodi. In più, apprezzerete tutti quei dettagli che solo noi italiani possiamo capire e che ci fanno tanto ridere.
Vi divertirete molto nello scovare le rappresentazioni delle battute più iconiche degli ultimi anni con cenni diretti anche a LOL: Chi ride e fuori. Sembrerà un’enorme caccia al tesoro dei tempi moderni con elementi che bene o male chiunque ha visto in giro per il web. Questo fattore ci ha fatto percepire il voler a tutti i costi parlare ai telespettatori che vivono il mondo odierno e, proprio per questo, potrebbe risultare molto apprezzata dalla maggior parte di voi.
Una tecnica particolare
Ragionando sotto una lente più tecnica potremmo dire che l’animazione si comporta bene, ma non è nulla di eclatante. Non è originale in quanto è un prototipo già visto in altri prodotti ma, così facendo, hanno giocato su un piano molto sicuro portando un buon risultato a casa. Il doppiaggio merita sicuramente una menzione dal momento che ogni interprete ha svolto un lavoro egregio. La sensazione che avrete guardando ogni personaggio sarà quella di vedere direttamente i vari comici famosi. La scena però viene rubata dal personaggio di Frank Matano che è estremamente divertente.
Tutta la serie TV è narrata in maniera da risultare un grande documentario sulla stand-up comedy con le varie interviste dietro le quinte e la camera che si muove ottenendo uno stile quasi amatoriale. In tutto questo vi ritroverete ad avere a che fare con la rottura della quarta parete in più di un’occasione. Questo espediente, per quanto funzioni, non lo abbiamo trovato particolarmente adatto a uno show animato di questo tipo. Per intenderci, non abbiamo avuto l’effetto immersivo alla The Office.
Le nostre conclusioni su Il Baracchino
In generale possiamo affermare che Il Baracchino lo abbiamo apprezzato con annesse molte risate di gusto. Sicuramente abbiamo torvato esagerate e reiterate molte scelte e con una trama non proprio completa in ogni suo punto ma, tutto sommato, è una serie estremamente gradevole e leggera. Se state cercando un prodotto da guardare in maniera spensierata e che non vi prenda molto tempo, Il Baracchino è ciò che fa per voi.
Fateci sapere con un commento qui su Kaleidoverse o su Instagram se avete apprezzato o meno questo nuovo show di Prime Video. Sul nostro sito troverete numerosi articoli molto interessanti come la recensione di Fear Street Prom Queen, quella su Maschi veri e infine l’approfondimento sul grande attore italiano Luca Marinelli. Alla prossima recensione!
PRO:
Tempi comici pressoché perfetti
Non vengono utilizzate battute infantili
L’animazione è molto apprezzabile
Il doppiaggio è stato svolto in maniera egregia
L’utilizzo del bianco e nero accentua ancora di più l’atmosfera che vuole imporre la serie tv
Nonostante la vena comica c’è spazio anche per serietà e profondità
ottima da guardare per momenti di spensieratezza e divertimento
CONTRO:
Alcune battute sono reiterate
Lo stile grafico non è originale ma è qualcosa di già visto
La monocromia potrebbe dare fastidio ad alcuni telespettatori
La tecnica di narrazione come documentario non dona sempre l’effetto immersivo sperato
Personaggi secondari poco esplorati
Mancano delle parti nell’evoluzione dei protagonisti