Dopo appena un anno dall’uscita della terza stagione, torna a brillare una delle serie TV rivelazione di Disney+. Anche quest’anno torniamo a fare la recensione di The Bear arrivato alla quarta stagione e i suoi 10 episodi. Tornano quindi Jeremy Allen White, Ayo Edebiri e Ebon Moss-Bachrach nei panni di Carmy, Sydney e Richie oltre agli altri componenti della brigata.
Il successo, fino ad ora, è meritato, con la trama che diventa sempre più fitta pur rimanendo chiara e comprensibile. L’obiettivo del nostro chef è portare The beef, il cui nome attuale è The bear, a ottenere la stella Michelin. La strada è tutta in salita, come si evince dalle tre stagioni passate, e la quarta invece? A questa domanda troverete la risposta più avanti nella recensione di The bear che state leggendo.
Dove eravamo rimasti?
A meno che non abbiate fatto un rewatch di recente delle stagioni passate, forse vi sarà utile rinfrescarvi la memoria su dov’eravamo rimasti. La terza di The bear ci aveva mostrato la ristrutturazione del ristorante e l’inizio della sua nuova vita. Con Carmy, stressato ma preciso, e al suo fianco Sydney, sempre più creativa, sembra stia andando tutto a gonfie vele. L’imprevisto è dietro l’angolo e non sarà facile gestirlo.
Così come il The bear ha aperto i battenti, l’Ever, il miglior ristorante di Chicago, dichiara invece la sua chiusura. L’annuncio viene fatto in maniera insolita attraverso una cena in cui sono radunati tutti i migliori chef. Anche Carmy riceve il suo invito e si troverà faccia a faccia con il suo mentore nonché causa dei suoi traumi, David Fields. La stagione si conclude con la recensione letta da Carmy, né positiva nè negativa, e una Syd in crisi per la proposta di Shapiro.
Proseguono le vicende bizzarre al The bear
Il quarto ciclo di episodi riprende da dove eravamo rimasti con Carmy stranamente tranquillo e meno iracondo del solito. Si viene così a creare un clima, a parte quando c’è in giro Richie, dove ognuno può esprimere la propria creatività. Un nuovo arrivo renderà il pass molto più veloce, preciso e ordinato vista la grande esperienza di Jess proveniente dall’Ever. Più organizzazione è ciò che serve al The bear per puntare alla Stella, giocando bene le prossime carte.
La futura nuova recensione potrebbe far colare a picco il locale o portarlo ad un gradino più in alto della scalata. Il tutto è nelle mani dei due chef ma anche dell’intero staff, spronato a dare il meglio per portare un contributo più concreto. Il matrimonio di Tiffany, ex di Richie, sarà un motivo d’incontro per i Berzatto e chissà se filerà tutto liscio. I litigi non sono mancati ma anche momenti profondi e pieni di sentimento, primo fra tutti uno legato a Sydney.
Un tema ricorrente della serie TV
La nostra recensione di The bear verterà per un attimo su un tema che è una costante di tutte le stagioni. Mai come nella quarta stagione viene però sviscerato con scene introspettive di grande valore emotivo. Come ben sappiamo, il motore che muove Carmy è la voglia di riscatto e di successo. Il suo passato nelle cucine dei vari ristoranti lo ha portato ad un malessere attuale proveniente da un trauma.
Sotto mentite spoglie di uno stress post-traumatico, il nostro protagonista sta vivendo una profonda depressione dovuta da vari fattori. La perdita del fratello, i trascorsi in cucina al fianco di Fields, l’apertura di un ristorante che parte già con un piede sulla via del fallimento. Tutto questo è però anche il motivo per cui lui vuole sempre dare il meglio e in questa quarta serie di episodi si vede benissimo.
Alla fine è pur sempre la famiglia
L’evento scatenante per la nascita del The bear è la morte del fratello di Carmy, Michael. Senza questo probabilmente Carmy non avrebbe fatto ritorno a Chicago lasciando il The beef in balia del nulla. Il legame familiare trova molto spazio all’interno della quarta stagione di The bear andando ad esplorare le situazioni familiari di tutti i componenti dello staff. Un ulteriore approfondimento del background si va quindi ad aggiungere a quello delle stagioni passate.
La puntata 9 Vitello tonnato segna anche un chiarimento tra due personaggi molto atteso. L’importanza della famiglia come valore di crescita, di appartenenza e di aiuto verso il successo vengono presentati in maniera convincente, vera e sincera facendo riflettere lo spettatore sulla propria situazione. Un vero colpo di fino nella scrittura di gran parte degli episodi, non vogliamo svelarvi troppo nella nostra recensione di The bear. Sappiate che ognuno dei protagonisti avrà il suo giusto spazio nel narrare vicende familiari.
Kamikaze o colpo di genio?
I dieci episodi ci trasportano in una miriade di avvenimenti tutti legati dall’obiettivo comune del successo del ristorante. I più attenti avranno fatto caso al grafico che ogni tanto passa nei momenti di passaggio da alcune scene ad altre. Quello aiuta lo spettatore a capire dove stanno finendo i fondi del ristorante e la direzione delle decisioni prese all’inizio. Per farvi capire come, secondo noi, sta andando, faremo un paragone.
Il fondatore del più grande colosso e-commerce del pianeta ha iniziato proprio così. Tutto ciò che guadagnava lo investiva per migliorare l’azienda al costo di andare in perdita. E fu così per circa 7 anni dopo la sua apertura e ora invece è l’azienda più conosciuta del mondo. Stiamo parlando ovviamente di Amazon e dell’idea visionaria di Bezos. Potrebbe essere stata presa da qui l’idea per lo sviluppo della crescita del The bear?
Le nostre conclusioni su The bear
Dopo tre stagioni in cui tutto è filato liscio, la quarta ha perso un po’ di smalto pur rimanendo comunque una delle migliori serie su Disney+. Il tono forzatamente lento di alcune parti potrebbe essere la causa del calo, non necessariamente ma senza dubbio ha inciso. La trama fila liscia come sempre, il mood è ancora alternato tra alti e bassi lasciando il ritmo invariato. La quinta stagione è già stata confermata e chissà cosa ci riserverà di nuovo questa volta.
Sul nostro sito di Kaleidoverse troverete anche la recensione della terza stagione di Squid game, mica ci siamo dimenticati della sua uscita. Troverete anche tanti nuovi approfondimenti, il più recente riguarda i migliori horror senza jumpscare secondo Kaleidoverse. Per rimanere aggiornati sulle nostre pubblicazioni seguiteci sulla nostra pagina Instagram. Noi come sempre vi ringraziamo per averci letto e alla prossima recensione!
Pro
La trama prosegue con linearità, liscia e chiara come per le stagioni precedenti;
Background dei personaggi approfondito ancor di più;
Il valore della famiglia viene mostrato anche dal punto di vista di altri personaggi e non solo dei Berzatto;
Viene dato molto spazio agli altri membri dello staff i quali ora sono fondamentali per il successo del ristorante (Marcus in primis);
I nuovi arrivi portano una ventata di novità per non avere sempre la solita brigata in cucina.
Contro
Alcune parti sono forzatamente rese lente forse per creare un senso di saggezza ma sortendo l’effetto noia;
Lo zio Cicero è più odioso che mai e non capiamo il motivo per cui renderlo tale, bastava fargli avere il carattere brutto che ha già;
L’isterismo di Richie per ogni cosa a una certa stanca;
