Cosa rende un fedele soldato americano, che crede fermamente nella sua missione, guidato da ideali assimilabili agli eroi, uno spietato mercenario che vive dello slogan “il fine giustifica i mezzi”? Dal 27 agosto è disponibile su Amazon Prime Video la serie The Terminal List: Lupo Nero, prequel della famosa The Terminal List, che si prefigge come obiettivo raccontare il cambiamento di Ben Edwards. Il mondo fittizio della serie è basato sull’opera omonima di James Carr. Come per The Terminal List, il produttore è David DiGiglio e alla regia troviamo Antoine Fuqua (Training Day ed Equalizer), creata in collaborazione con Amazon MGM Studios.
Vi avvisiamo: è impossibile godersi la serie senza aver visto The Terminal List, con protagonista Chris Pratt, nel ruolo di James Reece. Noi stessi non potremo fare a meno di riferirci ad alcuni eventi della serie precedente. Pertanto, se non l’avete ancora vista, vi invitiamo a recuperarla prima di procedere nella lettura della nostra recensione. The Terminal List raccontava la vendetta di James Reece nei confronti di tutti coloro che avevano ucciso i suoi compagni di squadra e la sua famiglia. Lupo Nero si professa come un prequel e spin off che, sulla carta, dovrebbe dare una certa importanza all’aspetto psicologico di Ben Edwards.
La trama di The Terminal List: Lupo Nero
Gli eventi narrati nella serie iniziano nel 2015, 7 anni prima di quelli di The Terminal List. In Iraq, l’esercito degli Stati Uniti è impegnato a combattere l’ISIS dopo la caduta di Saddam Hussein. Ben Edwards (Taylor Kitsch) è a capo dei Navy SEAL e il suo obiettivo è catturare terroristi islamici che minacciano la città di Mosul. Durante una missione per arrestare un terrorista di nome Danawi, la situazione si complica e la decisione che prende Edwards porta a conseguenze tragiche tra cui la sua esclusione dall’esercito insieme al suo braccio destro Hastings (Tom Hopper).
Tornati a casa, i due soldati vengono assoldati da Jed Haverford (Robert Wisdom), a capo di un’unità che collabora con il Mossad, il quale lascia a Ben la possibilità di fare del bene senza essere costretto dalle regole di condotta dell’esercito. L’obiettivo di Jed Haverford è impedire che l’Iran ottenga la tecnologia per poter creare una bomba atomica, che naturalmente userebbe contro l’America. Ben, rimasto profondamente deluso dal comportamento dei suoi superiori, accetta e inizia (senza esserne consapevole) il suo percorso di decadimento morale.
Quello che funziona in The Terminal List: Lupo nero
Se in The Terminal List ci trovavamo di fronte a una serie più thriller che d’azione, in Lupo Nero il tema centrale è il lato più brutto e violento della guerra e il suo costo umano. Nel corso delle sette puntate, Edwards e la sua squadra si ritrovano coinvolti in scontri a fuoco nel mezzo delle città e, in particolare, Hastings si pone spesso il problema dei civili che potrebbero rimanere coinvolti. L’ambientazione cittadina permette di percepire meglio il pericolo di vittime innocenti e aumenta la tensione emotiva.
La regia degli scontri in alcuni momenti convince particolarmente: nei combattimenti corpo a corpo i colpi sono fisici e ben coreografati. Ci sono anche dei momenti in cui si cade nei cliché con, ad esempio, conflitti a fuoco in cui i nemici, nonostante la superiorità numerica, non riescono a colpire il protagonista. Tra intrighi e mezze verità, se cercate una serie con una buona dose di azione, questa non vi deluderà e vi intratterrà per tutte le sue puntate. Il punto focale di The Terminal List: Lupo Nero avrebbe dovuto essere la violenza della guerra e le sue conseguenze sulla mente e sulla bussola morale del protagonista, ma non è riuscita a mantenere tutte le sue promesse.
Una scrittura che avrebbe dovuto essere più basata sulla psicologia dei personaggi, più che sull’azione
Le pecche di The Terminal List: Lupo nero
L’interpretazione di Kitsch è efficace: riesce a trasmettere il senso di confusione di Edwards, un senso di colpa mai completamente affrontato e mai pienamente consapevole. Il cast di supporto è altrettanto valido: Hastings (Tom Hopper) fa da bussola morale al protagonista quando Ben sembra perdersi; Landry (Luke Hemsworth) è il classico soldato macho che per la salvezza della squadra è disposto a tutto; Tal Varon (Shiraz Tzarfati) è l’informatica che ha una determinazione indistruttibile e Eliza Perash (Rona-Lee Shimon) fa da spalla emotiva e operativa. In particolare, Eliza e Hastings sono i personaggi che riescono a far riflettere ed evolvere Edwards nel corso della serie.
Il problema non è il cast, ma la scrittura generale: l’obiettivo dichiarato (il decadimento morale di Edwards) e l’ambizione di voler intrecciare una trama geopolitica con la trama principale sono i punti in cui pecca di più. Vorrebbe raccontare delle vittime innocenti delle guerre e delle conseguenze psicologiche, ma tutto viene appena accennato. Non vi vogliamo fare spoiler, ma le scene d’azione si svolgono nella città (spesso con civili presenti) e non c’è una linea di dialogo che ci racconti delle conseguenze pubbliche. Sarebbe bastato un semplice servizio in tv oppure una notizia alla radio.
The Terminal List: Lupo Nero, un progetto troppo ambizioso
The Terminal List aveva una trama semplice, che parlava di vendetta, ma che riusciva a catturare l’attenzione dello spettatore. Questo spin-off, probabilmente, aveva un progetto troppo ambizioso che andava sviluppato in più di sette puntate. Il tema centrale doveva essere il cambiamento di Ben Edwards, una nuova consapevolezza che lo costringeva a prendere decisioni diverse, ma la sua psicologia viene a malapena accennata.
È un uomo d’armi, che è pronto ad andare contro le regole per un suo ideale e l’unità di Jed Haverford gli concede la libertà d’azione che lui desidera. Alla fine la morale è sempre “il fine giustifica i mezzi”, un’ideologia che Ben tanto critica ai suoi superiori, ma che lui abbraccia pienamente. Invece di concentrarsi sullo sviluppo psicologico di Edwards, The Terminal List: Lupo Nero si “perde” nelle missioni e negli intrighi che coinvolgono i capi della CIA e di Stati esteri. Alla fine la fascinazione americana dell’eroe solitario patriota ha la meglio su tutta la storia che, invece, sulla carta ci era stata promessa.
Le nostre conclusioni su The Terminal List: Lupo Nero
Ci era stata promessa una serie prequel che avrebbe spiegato le motivazioni del cambiamento di Edwards, uno dei personaggi principali della serie originale, e non è proprio quello che abbiamo ottenuto. Non c’è un grandissimo approfondimento psicologico dei motivi per cui i personaggi compiono determinate scelte o tradiscono un determinato ideale.
Quindi se cercate una serie con una certa attenzione al lato psicologico The Terminal List Lupo Nero non fa per voi; se, al contrario, volete una storia in cui l’ambientazione militare e l’azione la fanno da padrone allora potrebbe essere di vostro gradimento. A noi è sembrata una serie che sa intrattenere, ma che aveva l’obiettivo di raccontare una storia profonda che poi non viene sviluppata per seguire le trame d’azione. Voi l’avete vista o vedrete prima The Terminal List? Scriveteci la vostra opinione nei commenti qui su Kaleidoverse, non dimenticate di seguire la nostra pagina Instagram e non perdetevi i nostri ultimi articoli dedicati alla recensione Il rifugio atomico e all’approfondimento sull’anime di Solo Leveling. Al prossimo articolo!
PRO
L’interpretazione di Kitsch è molto convincente;
la regia degli scontri fisici è efficace;
il cast di supporto è valido e abbastanza approfondito;
ideale per chi cerca una serie d’azione di ambientazione militare;
CONTRO
La serie è troppo ambiziosa: mescola molte trame e si perde in quella d’azione.
la regia degli scontri a fuoco spesso cade nel cliché;
alla fine la morale è sempre il classico “il fine giustifica i mezzi”;
poco approfondimento psicologico del protagonista.
