È una delle birre più diffuse a livello internazionale, la Guinness, puro orgoglio irlandese imbottigliato per il piacere del mondo. Chissà chi, stappandone una, si è mai chiesto cosa ci sia dietro il nome. Sicuramente lo ha fatto Steven Knight (Peaky Blinders) quando ha deciso di farsi onere di una nuova serie TV che raccontasse al pubblico di Netflix i retroscena legati alla famiglia Guinness. La serie, House of Guinness, è disponibile nella piattaforma rossonera dal 25 settembre, e Kaleidoverse ve ne parlerà in questa recensione, come sempre priva di spoiler.
La serie è diretta da Tom Shankland (The Children) e Mounia Akl (Costa Brava), la sceneggiatura è firmata da Steven Knight e il cast comprende Anthony Boyle (Tolkien), Louis Partridge (Enola Holmes), Emily Fairn (Saturday Night), Fionn O’Shea (Handsome Devil), James Norton (Piccole donne), Niamh McCormack (Dungeons & Dragons), Seamus O’Hara (The Northman), Jack Gleeson (Il trono di spade), Dervla Kirwan (Ondine), Danielle Galligan (Strangers in the park), David Wilmot (Anna Karenina), Michael McElhatton (Jack Ryan), Hilda Fay (The woman in the wall), Seán Duggan (Lee Miller), Cassian Bilton (Fondazione) e Sam C. Wilson (Dodger).
House of Guinness: la trama
Sir Benjamin Lee Guinness è passato a miglior vita, e i suoi 4 figli Arthur (Anthony Boyle), Anne (Emily Fairn), Edward (Louis Partridge) e Benjamin (Fionn O’Shea) si ritrovano a dover fare i conti con un cognome pesante, un’azienda da portare avanti e un testamento che lascia tutti insoddisfatti del lascito ricevuto. È così che Arthur ed Edward prendono ufficialmente in carico il birrificio, mentre Anne deve fare i conti con il suo ruolo nella famiglia e Benjamin, perso, cerca il suo posto nel mondo.
Intorno alla fortuna e all’impero economico dei Guinness c’è l’Irlanda, protagonista sottintesa della serie, in pieno fermento politico e religioso. E ci sono poi i segreti, che Rafferty (James Norton), il capomastro del birrificio, tiene a bada come un bravo domatore. Mentre l’azienda punta al Nuovo Mondo, quindi, gli eredi Guinness si destreggiano tra politica, convenzioni sociali e filantropia, cercando di restare a galla e cavalcare l’enormità dei cambiamenti in movimento intorno a loro.
I protagonisti di House of Guinness devono giocare con il potere per restare a galla di fronte al cambiamento.
Un period drama molto pop
L’impronta di Knight in House of Guinness è inconfondibile. Chi lo ha conosciuto e apprezzato per il lavoro svolto in Peaky Blinders si ritroverà in un ambiente confortevole e familiare che si sposta in Irlanda ma conserva lo spirito simultaneamente radicato nel contesto socio-politico della storia e moderno oltre ogni misura. La regia si alterna tra campi lunghi e primi piani fornendo una visione d’insieme allo spettatore, mentre il montaggio ha fatto giustizia ai volantini e alla traduzione di molti concetti in modo visivamente iconico e incisivo.
La storia si articola in 8 episodi e spazia tra qualche anno, toccando i punti più importanti dell’agire dei 4 fratelli Guinness. Sicuramente la versione seriale è romanzata rispetto a quella vera – le critiche da parte dei puristi già fioccano – ma troviamo che fondere il vero con un pizzico d’invenzione sia un ottimo modo per trasmettere conoscenza nel grande pubblico. La serie si fa così portavoce del grande concetto di libertà, giocando tra vero e fittizio e tra valori universali e questioni personali. Il cast, in questo, ha un ruolo di primo piano, riuscendo a trasmettere tutta la complessità dei personaggi.
Guinness: un cognome nella Storia
Con House of Guinness i meno informati, attratti soprattutto dall’appeal del cognome celebre, scoprono che la famiglia Guinness è ricordata per molto più della birra. L’impegno politico di Arthur, infatti, costituisce uno degli snodi narrativi più importanti della serie, ponendo l’uomo in una posizione tanto ironica quanto traballante. In aggiunta all’impegno politico del primogenito Guinness ci sono poi gli affari clandestini portati avanti da Edward, che non può frenare la propria ambizione dinanzi a nulla, nemmeno le idee politiche della sua stessa famiglia.
La famiglia Guinness è però legata anche alla filantropia, campo d’interesse usato, nella serie, per raccontare al pubblico la situazione nell’Irlanda rurale, quella oltre Dublino, in cui gli strascichi della Grande carestia che devastò il paese a partire dal 1845 sono più evidenti. Lontani dai palazzi sontuosi e squisitamente neoclassici Anne – ma anche Edward e, infine, Adelaide (Ann Skelly) – si fanno un esame di coscienza e mettono in moto una macchina di aiuti concreti verso i bisognosi.
Guinness si trasforma da marchio a cognome, facendosi portavoce di un universo in contrapposizione interna.
Una coppia che scoppia
Sicuramente la coppia di punta di House of Guinness la formano i 2 fratelli Arthur ed Edward Guinness, che partono da un cliché piuttosto frequente – 2 fratelli agli antipodi da ogni punto di vista – che però riescono a trovare unione proprio grazie alle reciproche differenze. Perché se è vero che Arthur ha più di un segreto da tenere ben celato anche Edward, che si dimostra essere più freddo e calcolatore, ne colleziona più di qualcuno in corso d’opera – per il bene della famiglia e dell’azienda, ovviamente. Almeno, all’inizio.
Il birrificio li tiene insieme tanto quanto la reputazione, ma con il tempo i 2 si riveleranno simili anche in altri campi della propria vita – entrambi convolano a nozze per interesse, tanto per fare un esempio. Ed entrambi trascorrono il proprio tempo libero intrattenendosi in piacevoli quanto proibite compagnie, dimenticando momentaneamente i reciproci doveri. Una coppia sicuramente sui generis, ma che sullo schermo dà vita a una chimica fraterna che cattura gli spettatori, che non riusciranno a scegliere tra i 2.
La libertà dei ricchi
La libertà è uno dei temi più importanti di House of Guinness: lo capiamo fin dal primo episodio, soprattutto guardando al conflitto tra conservatori e feniani – i repubblicani irlandesi. La serie infatti si apre in pieno tumulto – specchio della conclusione della prima stagione – ed evidenzia fin dal primo istante la netta distinzione tra ceti sociali che contraddistingue i conflitti tra i gruppi di personaggi. Una lotta senza sosta e senza esclusione di colpi che punta sì al potere, ma che a nostro parere in realtà punta alla mera libertà.
Una libertà che è sicuramente illusoria nella famiglia Guinness, dove lo status sociale e i costumi impediscono ai personaggi di esercitarla pienamente – pensiamo soprattutto ad Arthur e al suo orientamento sessuale, ma anche ad Anne e al suo essere donna, in contrasto con i suoi desideri. La splendida facciata dei Guinness, così come il loro privilegio, arriva a caro prezzo e costringe i nostri a una perenne recita. In questo contesto assume tutto un altro significato l’onestà, altro tema importante nella serie soprattutto guardando agli affetti, e conferma che non può esserci trucco, non può esserci inganno che nell’infelicità.
House of Guinness contiene movimento e cambiamento in contrasto con la perfetta facciata della beneducazione, costellata di crepe.
Le nostre conclusioni su House of Guinness
House of Guinness è un gioiellino per questo 2025. Uscita direttamente dalla creatività di Steven Knight, creatore di Peaky Blinders, House of Guinness incarna tutto lo stile del britannico applicato a una storia che resta più aggrappata al reale e che esplora i segreti nei tanti armadi della famiglia Guinness. La sceneggiatura equilibra perfettamente l’approfondimento e l’evoluzione dei personaggi in seno al contesto storico nel quale si muovono, un periodo di continuo tumulto. Accanto a queste storie c’è poi un cast che riesce ad animarle con eleganza e impegno, regalandoci così la prima parte di un’opera che promette di diventare iconica.
Voi avete già visto House of Guinness? Cosa ne pensate? Lasciateci i vostri pensieri in un commento qui su Kaleidoverse o sulla nostra pagina Instagram, che potete seguire per restare sempre aggiornati sulle ultime novità in campo seriale, cinematografico, videoludico e d’animazione. Come sempre, nel salutarvi, vi lasciamo i rimandi ai nostri ultimi articoli: la recensione del capitolo 1161 di One Piece, l’approfondimento sul film KPop Demon Hunters e la recensione della serie TV The Terminal List. Ci leggiamo alla prossima!
I 5 pro di House of Guinness
Il cast è formato da attori forti e carismatici;
L’ambientazione storica è affascinante e iconica;
Lo stile della serie TV è accattivante;
I temi affrontati sono tutti di grande impatto;
La serie ha tutte le carte in tavola per diventare un nuovo fenomeno mediatico.
I 5 contro di House of Guinness
La serie non è storicamente accurata come sembra;
Se vista in originale alcuni accenti e dialoghi risultano evidentemente finti;
In alcuni casi sono presenti cliché e stereotipi del genere;
In alcuni punti sono presenti dei salti temporali che scombussolano il ritmo;
Non sempre House of Guinness riesce a bilanciare la spettacolarizzazione e l’autenticità.
