La strada di contenuti true crime intrapresa da Netflix continua ad allungarsi e questa volta grazie a un italiano. Il regista in questione ha firmato la prima stagione di una serie TV che ha avuto un grande successo, ovvero Gomorra. Stiamo parlando di Stefano Sollima e la sua Il mostro, ideata insieme a Leonardo Fasoli, di cui state per leggere la recensione. Il nome dice quasi tutto, non lascia spazio alla fantasia, ma vedremo che il prodotto lo farà per vari motivi.
Sollima per il cast si è affidato ad attori sardi per incarnare al meglio il ruolo dei protagonisti che, come vedremo, saranno principalmente quattro. Sì perché, a differenza di quanto sappiamo o ci hanno fatto sapere, dietro il Mostro di Firenze non c’è Pacciani o almeno, non solo lui. Il lavoro di Sollima ha incentrato il racconto su quattro visioni diverse della vicenda andando a dare una panoramica differente da quella conosciuta.
La trama de Il mostro
Difficile parlare di trama dato che, ogni episodio, vede la storia da un punto di vista diverso. Possiamo però trovare dei punti di congiunzione tra le quattro visioni in cui, per ognuna, il racconto di fondo è la storia del mostro. Che sia stato Stefano Mele, Salvatore Vinci, Pietro Pacciani o Giovanni Mele non importa, in quegli anni è successo qualcosa che ha turbato l’Italia. Chi si celava davvero dietro quell’appellativo? Qual era il suo movente?
Gli omicidi avvennero nelle campagne nei dintorni di Firenze, tra il 1968 e il 1985, e le vittime furono sempre delle coppie appartate. Ad essere accusati furono varie persone ma non trovarono mai prove schiaccianti per nessuno di loro. Il figlio di Stefano Mele, Natalino, fu l’unico testimone oculare effettivo il quale però non risulto decisivo per i vari cambi di versione. Rimane tuttora il dubbio su chi sia stato effettivamente a compiere quegli otto duplici omicidi nell’arco di 17 anni.
Il lavoro di fino di Sollima
Si percorse all’inizio la via del tradimento come movente per il primo omicidio, strada che venne abbandonata dopo i successivi sette omicidi. Sollima ha giocato bene le sue carte mettendo in piedi una rappresentazione curata nel dettaglio. Non conoscendo l’identità reale, ogni comparsa del mostro è stata affidata a un attore diverso in corporatura, altezza e modo di camminare. Anche la torcia, usata per le successive torture ai cadaveri, era ignota e quindi differente ogni volta.
Per la produzione de Il mostro Sollima ha preso in mano fascicoli, foto e gli atti dei processi per una ricostruzione a tutto tondo. Nulla è stato lasciato al caso, nemmeno i costumi, avendo materiale fotografico da cui attingere. Una meticolosità quasi maniacale i cui frutti si vedono, dato il successo che sta avendo posizionandosi nella top 10 in Italia.
Una sfida per sé stesso?
Sarebbe stato facile fare una serie TV completamente su Pacciani, identificato poi come il mostro di Firenze, seppur senza prove effettive. Sollima ha però voluto fare molto di più, tralasciando quella versione e concentrandosi su tutte le altre, le meno conosciute. Pochi sanno che prima di Pacciani furono accusate altre persone, tutte con un movente valido per l’omicidio di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco. La prima coppia era di fatto legata a Stefano Mele essendo Barbara la moglie e madre di Natalino e Lo bianco l’amante.
Portare sul piccolo schermo una differente prospettiva risulta quindi una strada da percorrere tutta in salita. Gli esiti potevano essere due: fallire miseramente, oppure un egregio lavoro. Sollima ha quindi puntato sulla seconda opzione, un lavoro durato più di 2 anni il quale si vede in ogni episodio e in ogni minuto di essi. Chissà se le voci su una seconda stagione sono vere, sarebbe interessante scoprire quanto sangue sputerebbe per far uscire un’opera meravigliosa.
Il ruolo della donna in quell’epoca
Proseguiamo la recensione de Il mostro parlando di un elemento su cui bisogna portare attenzione e per com’è presentato. Stando alle 4 versioni della terribile storia del mostro, ognuno di loro ha un diverso rapporto con la donna. Barbara Locci è vittima della gelosia dei suoi amanti e dell’onore della famiglia Mele. La donna era vista quindi come qualcosa da possedere o che non doveva infangare l’onore della famiglia.
Stefano Mele era colpevole del suo omicidio tanto quanto il reale esecutore, chiunque esso sia. Lui ha infatti creato il movente della gelosia così come quello dell’onore per l’incapacità di mantenere una relazione coniugale. Al giorno d’oggi rimane ancora presente, purtroppo, la gelosia come causa di morte nelle donne a dimostrazione di quanto siamo rimasti indietro su questo frangente. I fatti della serie, accaduti 40 anni fa, sono più attuali di quanto si pensi ed è abbastanza degradante come pensiero.
E la polizia in tutto questo?
Il compito della polizia in questa vicenda era ed è tuttora difficile, data la mancanza di prove efficaci per trovare il colpevole. A differenza del mostro che usava una torcia durante lo squartamento delle sue vittime, la polizia brancolava nel buio. Pochi indizi su cui basare un’indagine accurata, l’insieme delle prove non è mai stato utile fino in fondo, nonostante un testimone oculare.
Nella terza puntata è evidente che la polizia ha commesso più errori che altro accusando persone sulla base di presunzioni. Un frase detta dopo il terzo omicidio fa intendere quanto frettolose siano state le conclusioni per ognuno degli accusati. La cautela con cui si è affrontato il caso successivamente è risultata eccessiva per il proseguimento dell’inchiesta. Il caso del mostro rimane quindi ancora aperto, restando in sordina.
Le nostre conclusioni su Il mostro
Con Il mostro Sollima ha fatto centro e ci sarebbe altro da dire andando oltre la recensione, tra collegamenti con Zodiac e teorie su una setta. Noi siamo qui per valutare ciò che abbiamo visto e siamo rimasti parecchio contenti del prodotto. Un taglio interessante, accurato che dà nuova vita ad uno dei casi più famosi d’Italia. La regia, il comparto sonoro, la fotografia tutto si sposa alla perfezione creando un prodotto che tiene testa, a pari genere, agli Stati Uniti.
Volete leggere altre recensioni? Nessun problema, su Kaleidoverse trovate tutte quelle che volete. Nel caso vi stiate chiedendo se merita la nuova stagione di The witcher, ne abbiamo fatto la recensione. Un’altra recensione fresca di pubblicazione è per la terza stagione di Star Wars: Visions. L’ultimo approfondimento riguarda un videogioco molto atteso la cui uscita ha fatto parlare molti ovvero Hollow Knight Silksong. Non dimenticatevi di seguirci su Instagram per rimanere sempre aggiornati sulle nostre pubblicazioni. Non ci resta che salutarvi e alla prossima!
Pro
La regia di Stefano Sollima ha portato il suo stile, come fu per Gomorra, andando a creare un prodotto ben sopra le righe dato il genere delicato della serie TV;
La diversa prospettiva con cui si è voluto affrontare il caso;
Il perfetto mix tra regia, recitazione, colonna sonora e fotografia;
L’attenzione particolare nei dettagli per le comparse del mostro.
Contro
Il lancio della pietra avvenuto a fine stagione, può essere un presagio di una seconda stagione?
La poca chiarezza del ruolo di Natalino, unico vero testimone del primo omicidio di cui non si capisce se è ritenuto importante o no;
Il ruolo di Stefano Mele nella vicenda, in qualche modo complice, che viene fatto apparire come vittima.
