Dopo la trasposizione live action del 2014 basata sul libro omonimo di Judith Viorst, Disney+ torna a proporre il film in una versione reboot. State per leggere la recensione di Alexander e il terribile viaggio con un nuovo cast e una nuova storia. Ricordiamo che nel primo film avevamo Steve Carrell, Jennifer Garner e Donald Glover tra i tanti protagonisti della pellicola. Chi troveremo nei ruoli principali questa volta?
Il reboot vede protagonista una famiglia ispanica, i Garcia, e il ruolo di genitore è stato affidato a Eva Longoria (Val) e Jesse Garcia (Frank). Lo sfortunato di turno, Alexander, è toccato a Thom Nemer mentre la sorella Mia è interpretata da Paulina Chávez. I nonni, ultimi ma non per importanza e vedremo poi perché, Gil e Lidia rispettivamente Cheech Marin e Rose Portillo. Cosa riserverà la malasorte a questa nuova famiglia? Troveranno una soluzione a tutto?
La trama del film
La famiglia Garcia è in procinto di iniziare una nuova avventura, un viaggio verso Città del Messico. Questo grazie a Val la quale deve scrivere un articolo per la rivista di viaggi con cui collabora. Il camper super lusso che l’azienda le ha fornito è una vera e propria casa su ruote con tutti i comfort del caso. Gli unici non molto entusiasti del viaggio sono i figli, Alexander e Mia, per via dell’eterna sfortuna che perseguita il primo.
Mentre Alexander recupera le valigie dalla soffitta viene a scoprire dell’esistenza di una statuetta, tra i vari scatoloni, la cui storia è molto particolare. Al nonno Gil toccherà l’arduo compito di narrarla andando a instillare nel nipote un pensiero fisso: la famiglia è maledetta. La soluzione è una soltanto ovvero riportare l’idolo nella sua terra di provenienza, Soledad, ma il viaggio non sarà tutto rose e cactus come si spera.
Un viaggio, mille avventure
Com’è facilmente intuibile Alexander e il terribile viaggio, di cui state leggendo la recensione, ruota attorno a un viaggio. Questa parola però nasconde più significati e nel film ne vengono presi due in considerazione. Il viaggio inteso come percorso da seguire per arrivare alla meta e quello che ognuno di noi può fare interiormente. Se nel primo la linea da seguire è tracciata, nel secondo abbiamo varie correnti di pensiero.
C’è chi parla di destino e quindi è già tutto scritto, chi invece dice che le nostre scelte possono influire sul futuro e così via. In questa pellicola viene ridotto molto all’osso il succo del discorso, tralasciando la gita fuori città. Alexander è costretto ad affrontare un tragitto il quale, sotto il suo punto di vista, sarà un disastro per via della maledizione. A questo si aggiunge però una crescita interiore legata all’accettazione del suo pesante fardello.
L’importanza dei nonni
Una presenza da non sottovalutare all’interno della pellicola è la presenza dei nonni nella famiglia. Seppur ci sia solo Lidia, anche Gil si rivelerà poi parte fondamentale per il percorso di crescita del nipote ma anche di Val e Frank. Lo scopo dell’itinerario era ritrovare le origini messicane e cercare un senso a tutte quelle tradizioni di quella cultura proclamata dalla nonna.
Una scena a circa metà film è un chiaro attacco alle politiche attuate dall’attuale governo americano ma non è questo il luogo in cui approfondire. Il tragico, infinito calvario a cui la famiglia si sottopone verrà intermezzato da varie soste le quali apporteranno un piccolo contributo a tutti. Alex e Mia faranno l’illuminante incontro con Claudio (Harvey Guillén), la conoscenza di due messicani lungo un fiume aiuterà Frank nel suo lavoro di cuoco e così via.
Qualche punto debole
Il film ha una trama abbastanza semplice: una famiglia intraprende un viaggio sapendo che potrebbe diventare una sciagura. Partendo da questo presupposto l’unico modo per rendere accattivante la pellicola era far succedere di tutto e di più alla povera famiglia. Ed è ciò che accade a dirla tutta, non staremo a dirvi cosa ma sarà un disastro. La pecca arriva però proprio da questa ripetitività la quale risulta prevedibile dopo aver capito un po’ come andrà la trama.
Nel film del 2014 c’era almeno il pretesto del desiderio di Alexander di voler far vivere a tutta la famiglia una delle sue sfortunate giornate. In questo prodotto si usa l’idolo e la sua maledizione ma arrivati a fine film potreste rimanere un po’ delusi dalla risoluzione. Non vi diciamo nulla, non vi sarà data una risposta alla domanda che senza dubbio vi farete prima o poi guardandolo. Insomma, i buchi di trama ci sono e vengono creati senza dar poi una spiegazione al perché.
Un ritorno alle origini
L’opportunità di cercare le proprie origini tante care a nonna Lidia poteva essere un bel pretesto per far conoscere meglio la cultura messicana. Invece viene riproposta la Quinceañera come in ogni film in cui ci sono personaggi ispanici. Una parte interessante è invece l’uso di ingredienti particolari per la preparazione dei piatti. Seppur la scena in questione dura poco è abbastanza per apprendere qualcosa.
Frank, essendo un cuoco vegano, aveva bisogno di nuovi spunti per la nascita di nuove idee. L’occasione d’oro gli si presenta in una delle tante soste facendo la conoscenza di Chavo (Cristo Fernández). Lui e sua moglie li accolgono nella loro casa invitandoli a mangiare creando un momento conviviale illuminante per i Garcia. Sarà stata per loro fortuna o l’ennesima prova messa in campo dalla maledizione?
Le nostre conclusioni sul film
Non c’è recensione senza conclusioni ed ecco le nostre per Alexander e il terribile viaggio. Il film ha degli spunti interessanti, il cast rende credibile tutta la storia e le vicende che si susseguono. La ripetitività alla lunga stanca anche se le scene sono divertenti oltre che assurde. Di certo non è un prodotto da rivedere più e più volte, si lascia guardare la prima volta ma non di più.
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Pro
Il cast ha saputo interpretare il proprio ruolo al meglio;
La scelta coraggiosa di portare un reboot molto diverso dal film del 2014.
Contro
La trama ha dei buchi a cui non si è messa una toppa;
La mancanza di approfondimento della cultura messicana vista la volontà di incentrare la storia su una famiglia proprio di quella cultura.