Un paio di giorni fa è approdata su Netflix una nuova serie: L’amore, la vita e tutto il resto, show pseudo-romantico, con sfumature di black humor e ambientato in varie città arabe. La stagione è composta da sole otto puntate, tutte dalla breve durata e tutte autoconclusive, quindi possiamo capire subito che non ci affezioneremo a nessun personaggio, né tantomeno li vedremo per più di una trentina di minuti, ma questo è l’ultimo problema dell’opera. Vale la pena vederla o no? Scopriamolo in questa recensione, naturalmente, priva di spoiler.
Noia e pena: i fulcri della serie
La prima cosa che possiamo dire su L’amore, la vita e tutto il resto è che una persona abituata a guardare molte serie televisive avrebbe la possibilità di finirla in quattro ore, quindi a malapena un pomeriggio. La seconda cosa che possiamo dire è che il suddetto maratoneta non vorrà farlo. Ignorando completamente il fatto che non c’è un’evoluzione dei personaggi o della storia, la serie non riesce minimamente a incuriosire e si fa molta fatica ad andare avanti. La breve durata delle puntate fa sì che vengano creati dei pretesti di trama alquanto stupidi e mette un enorme senso di fretta, perché in mezz’ora è necessario presentare i protagonisti, creare un minimo di trama che li riguardi, creare un certo livello di climax e ideare un finale adeguato. Questo io non lo ho vissuto in nessuna puntata.
Ogni episodio della serie inizia con un pretesto abbastanza semplice: nella prima puntata un matrimonio mancato, nella seconda una donna che vuole lasciare il fidanzato, nella terza la celebrazione di un matrimonio… dopodiché succede quel qualcosa che dovrebbe creare un minimo di tensione, ma ciò non viene percepita come tale. Solo la terza puntata a me ha lasciato qualcosa, ovvero un minimo di risate, ma anche in questo caso il finale veloce non mi ha permesso di godere appieno della comicità; in altri casi – al contrario – è proprio questa che viene a mancare, con atteggiamenti dei personaggi che scaturiscono più che alto pena: nella seconda puntata, ad esempio, un uomo vorrebbe comprare delle rose per la fidanzata ma, non trovandole rosse, decide di copiare le carte di Alice nel paese delle meraviglie e dipingerle lui stesso.
Una brutta partenza, un finale peggiore
L’amore, la vita e tutto il resto sembra non avere una vera idea alla sua base. Ci sono altre serie televisive che hanno una struttura simile, come Love, Death, Robot o Black Mirror, che nel poco tempo che hanno a disposizione riescono a fare ciò in cui questo show ha fallito: attrarre lo spettatore. Pur decidendo di non considerare l’assente analisi dei personaggi o l’estrema velocità in cui le puntate si sviluppano, comunque non è facile trovare fattori positivi in questa serie. Forse ci saranno dei riferimenti da me, per semplice ignoranza, non colti sulla cultura araba, che permetteranno a chi invece ne sa qualcosa di apprezzarla meglio; ma essendo la serie non rivolta a uno specifico pubblico anche questo dettaglio non la salverebbe.
Le nostre conclusioni su L’amore, la vita e tutto il resto
In conclusione possiamo dire che L’amore, la vita e tutto il resto è una serie da bocciare. Non ha una trama complessa, ma anche quella dei singoli episodi non fa venir voglia di andare avanti perché non trasmette un minimo di passione verso l’idea o la struttura dei personaggi, nel senso che vedere la prima puntata non ci fa pensare che i protagonisti della successiva potrebbero essere interessanti. La comicità c’è, ma spesso è data dalla goffaggine, cosa che fa più provare compassione per gli attori piuttosto che far salire una genuina risata. Insomma, è stata una grande delusione, ma naturalmente sta a voi andare su Netflix a vedere L’amore, la vita e tutto il resto per testare quanto detto finora e, nel frattempo, siete come sempre invitati a non perdere alcuna novità del mondo cinematografico seguendoci sul nostro sito ufficiale e unendovi al nostro canale Telegram.
L'amore, la vita e tutto il resto non è una serie consigliabile. Caratterizzata da trame noiose, personaggi vuoti e per niente approfonditi e una comicità che fa ridere una volta su dieci, non solo non trascina lo spettatore ad andare alla puntata successiva, ma mette voglia di abbandonare la serie fin dalla prima puntata.