L’estate è ormai terminata e, nonostante il clima anomalo di queste settimane, stiamo volgendo all’agognato Halloween, ai maglioni e alle bevande calde e ristoratrici. Sì, chi scrive è un’amante dell’autunno – ma per chi invece già sente la mancanza del Sole cocente, del mare cristallino e dei pantaloncini Netflix potrebbe avere una miniserie pronta a rifocillarvi, almeno un po’, di vibrazioni estive. Stiamo parlando di Les Papillons Noirs, prodotto francese disponibile dal 14 ottobre, dopo essere stato trasmesso in Francia a settembre, per il quale abbiamo scritto questa recensione. La serie conta sei episodi piuttosto lunghi (in media durano un’ora ciascuno) e una bella colonna sonora.
Les Papillons Noirs è una creazione dei registi Bruno Merle (Felicità) e Olivier Abbou (Furia) e vede nel cast Nicolas Duvauchelle (Una sirena a Parigi), Niels Arestrup (La chiave di Sara), Brigitte Catillon (Un cuore in inverno) e Sami Bouajila (Un figlio). Si tratta di una miniserie che ondeggia tra il crime, il thriller e il romantico come una banderuola inarrestabile la quale racchiude nel suo titolo l’aleatorietà delle azioni di alcuni personaggi, l’ineluttabilità di altri e l’apparente fragilità di altri ancora. E adesso, proprio come bellissime e leggiadre farfalle, andiamo insieme a posarci sulle luci e sulle ombre di questa ambigua serie televisiva francese.
La trama di Les Papillons Noirs
Les Papillons Noirs segue la storia di Adrien Winckler (Nicolas Duvauchelle), scrittore in crisi che, non riuscendo a trovare l’ispirazione per scrivere il suo secondo romanzo, accetta di diventare il ghostwriter di Albert Desiderio (Niels Arestrup), anziano desideroso di mettere su carta la sua storia. Una storia che, in apparenza, sembra essere d’amore: i due poli sono lui e Solange, sua coetanea e amica d’infanzia, con cui intreccia una storia d’amore lunga, appassionata e rossa… di sangue. Sì, proprio così: Adrien ha di fronte a sé un assassino seriale che ha tinto di carminio le sue vacanze estive per molti anni, collezionando una sequela piuttosto corposa di delitti.
Di fronte a queste rivelazioni lo scrittore resta enormemente sconvolto e, in un primo momento, decide di interrompere subito la collaborazione. Qualcosa, però, lo spinge a cambiare idea e a continuare i suoi incontri con il gentile signore che, volta dopo volta, gli descrive la sua vita, quella di Solange e il loro singolare passatempo, a cavallo tra il pulp e il gore. Quello che entrambi ignorano, mentre i pomeriggi passano e la storia si fa sempre più sporca, è che la scia di sangue tracciata da Albert e Solange in giro per l’Europa qualcuno l’ha notata, e si sta avvicinando sempre di più, con il conto pronto.
Tecnicamente ci siamo
Les Papillons Noirs scorre di fronte agli occhi dello spettatore lentamente, forse troppo in alcuni momenti che, riservando colpi di scena o momenti di estrema suspense, dovrebbero essere molto più scanditi e veloci. L’uniformità dei tempi dilata tutto, rendendo gli episodi una sequela di eventi che passano per lo schermo come in una rassegna di momenti sempre uguali (o che, comunque, lo sembrano). Questa staticità si rafforza grazie ai dialoghi dei personaggi e all’interpretazione del cast, troppo impostata e quasi sovrapposta alla scenografia, come bambole di carta incollate su un cartone dipinto.
I dialoghi sono fin troppo virgolettati, trasformando le interazioni tra i vari personaggi in vere e proprie scene, e dando dunque l’impressione che quanto si guarda non sia autentico, ma calcato nella finzione televisiva. Sono pochi i momenti in cui questa artificiosità cade, e non bastano, non servono a equilibrare le evoluzioni della trama. Il montaggio, invece, è fluido e dà molto spazio agli ambienti, grazie a lunghi piani-sequenza e riprese a campo largo che sembrano abbracciare tutto il contesto, sia quello del presente sia quello del passato, reso con un filtro rétro capace di rievocare i film di una volta. Ci sono anche brevi momenti in cui viene utilizzata la computer grafica, momenti purtroppo non visivamente appaganti e anzi, palesemente digitali e finti.
Un mondo grande per degli uomini piccoli
La scenografia, come detto sopra, è bella, avvolgente e vasta. Anche gli spazi interni, per quanto pieni di oggetti e di arredamento, riescono a restituire la sensazione di uno spazio aperto, pronto ad accogliere qualsiasi cosa capiti. Questa enorme libertà spaziale è però sprecata da personaggi che parlano, sì, ma poco, rabbiosamente o laconicamente, o a volte non parlano affatto, facendosi inglobare dall’ambiente e sparendo. C’è quasi una fredda solitudine, in questi individui piccoli che si muovono per strade lunghissime e deserte, in luoghi silenziosi e vuoti, e hanno forzatamente bisogno della musica per colmare, almeno un po’, i perimetri perfettamente puliti delle loro vite.
La musica, a tal proposito, è un’altra componente perfettamente scelta per la serie: la techno fa spazio al rap e all’hip hop in base agli stati d’animo dei personaggi, mentre nel passato di Albert e di Solange è quasi come se girasse continuamente un giradischi, sempre pronto a sostituire i 45 giri con le canzoni del momento, sempre diverse e sempre sinonimo dell’anno che viene ricordato, in pendant con i costumi, anch’essi ben scelti e da sogno, che uniti al resto rendono i flashback di Desiderio dei piccoli film italiani degli anni ’70-’80, colorati e patinati, con Solange come unica protagonista del riflettore della memoria del suo amante.
Un profondo senso di appartenenza
È innegabile: i due poli di Les Papillons Noirs sono Albert e Solange, interpretati nella serie rispettivamente da Niels Arestrup, Axel Granberger, Alyzée Costes, Brigitte Catillon e Lola Créton. Sì, sembra una lunga lista di nomi senza senso, ma che riescono a realizzare un quadro d’insieme di due personalità fragili nella loro scelleratezza, tenere nella loro solitudine e folli nel loro amore. Guardando i primi episodi la loro dinamica appare scontata, simile a tante altre coppie criminali rese celebri nel mondo del cinema. C’è però una differenza, che sta nella loro tranquillità. Di solito i piccioncini come loro, dediti a morte e distruzione, tendono ad assumere comportamenti puramente psicotici.
Albert e Solange, però, si discostano dal modello convenzionale, perché ben lontani da questi vizi mentali (almeno, finché ci troviamo nell’immaginazione di Adrien). Il loro amore è perfetto nella sua imperfezione, nido caldo ma vuoto, tranquillo e sicuro e che si getta tra le braccia della morte con naturalezza, fondendo i colori caldi del sangue e dell’estate con amplessi continui e crescentemente morbosi che si spengono con la fine delle vacanze. Ritagliare lo spazio per essere e sentirsi dei mostri senza essere additati: questo è quantola coppia fa, riuscendo con stupore nell’impresa. Danno un senso tutto nuovo all’andare in vacanza, al sognare di mettersi nei panni di qualcun altro, vivendo un’altra vita, assumendo un altro punto di vista, è ciò che rende il loro gioco così maledettamente magnetico.
Tante piccole bamboline
Per quanto riguarda gli altri personaggi di Les Papillons Noirs, purtroppo possono solo fare da contorno alla storia di Albert e Solange. Il personaggio interpretato da Sami Bouajila, Carrel, il magnetico uomo con gli occhi bicromatici, forse si avvicina nell’eguagliare il carisma dei due assassini, ma non totalmente. Per quanto riguarda Adrien, invece, è un no convinto, così come per Nora. Tutto ciò non credo sia da imputare agli attori che hanno dato loro vita, bensì alla sceneggiatura, la quale li ha creati esattamente in quel modo. Adrien è una tavolozza vuota alla disperata ricerca di se stesso, si fa dipingere dalle storie e dai caratteri degli altri, insicuro, dubbioso, arrabbiato con una vita che non conosce e che non sente sua.
Nora, d’altro canto, è troppo accomodante, forse un po’ asfissiante, non abbastanza incisiva da porre dei paletti nel rapporto con il suo compagno. C’è molta incomunicabilità tra di loro, e forse è proprio la natura dei loro personaggi a renderli veicoli di questa incomunicabilità, che si trasforma in enormi vuoti, forse un po’ disagianti, riempiti forzatamente dal sesso. Non c’è, però, in tali rapporti, del desiderio o della passione. Sono atti esasperati e disperati, i quali hanno come scopo solo ed esclusivamente quello di scatenare delle emozioni, delle sensazioni. Questi tentativi avranno un esito su entrambi, ma non a livello della resa dei personaggi, che restano monotoni, lamentevoli e inconsistenti.
Libri, auto, case, folie à deux
Se oltrepassiamo i problemi evidenziati con i personaggi, troviamo in Les Papillons Noirs comunque molto su cui riflettere. Il titolo porta inevitabilmente alle misteriose farfalle nere che appaiono (fintissime), mentre Adrien va da Albert per uno dei loro incontri. Cosa possono significare questi meravigliosi quanto fragili insetti? Tipicamente le farfalle nere sono presagio di morte, quindi non sono esattamente accolte positivamente. C’è però anche chi le associa ai cambiamenti e alla rinascita. Nella serie TV è possibile vedere tutti questi significati volare accanto a alle piccole amiche leggiadre, ma una simile spiegazione non basta.
Le farfalle, infatti, non ricoprono un ruolo chissà quanto incisivo: compaiono un paio di volte in maniera strana e vagamente sovrannaturale, e poi basta. Questo potrebbe forse deludere, se non si facesse invece caso alla calzante similitudine tracciate. Una similitudine che porta direttamente alla nostra Solange, femme fatale della storia e lente di lettura dello svolgimento dei fatti. Sì, è lei la farfalla nera, quella enorme, che sbatte le ali con lenta vanità attirando l’attenzione. Questo perché la sua vita, così carica di ingiustizia all’inizio, si tramuta in un sofferente calvario vendicativo. Una folie à deux compiuta insieme ad Albert, e che non finisce di stupire fino all’ultimo minuto.
Quanta bellezza si cela nella morte?
In alcune interviste rilasciate ai media francesi Merle e Abbou non nascondono di aver attinto a piene mani da ciò che già il cinema ha offerto al mondo rappresentando coppie criminali. Quindi all’inizio Albert e Solange, per quanto affascinanti e magnetici, non sono poi una grossa novità. I ricordi del primo, però, sono riportati su carta da Adrien. E questo doveroso passaggio è la vera chiave di quello che vediamo, il vero colpo di scena. Quando ci rendiamo conto di aver visto e di aver assimilato in gran parte le parole di Albert animate dall’immaginazione di Adrien, è lì il piccolo colpo di genio della serie.
È lì che tutto ha magicamente senso, tra le pagine del libro con la copertina gialla e la farfalla nera a mo’ di decorazione. Peccato che, in fondo, lo spettatore debba forzatamente aspettare quasi cinque episodi per iniziare a cogliere il quadro d’insieme. E questo toglie parte della magia che le serie TV dovrebbero garantire: la possibilità di giocare con il fato di persone immaginarie, trasposte su schermo, racchiuse in schemi di comportamento che dovrebbero soddisfare la platea e darle un po’ di sollievo.
Le nostre conclusioni su Les Papillons Noirs
Les Papillons Noirs è una serie che non è facile inquadrare, perché presenta lati diseguali. Se da una parte ci sono elementi pregevoli, come la fotografia, la scenografia e la colonna sonora, dall’altra la sceneggiatura non riesce a sostenere il peso di se stessa, rendendosi frammentaria e rendendo i personaggi alienati all’interno della narrazione, attori un po’ troppo vaganti, senza uno scopo ben direzionato. Questa dispersione, unita a una storia forse tirata un po’ per lunghe e con un ritmo non ben scandito, creano una serie che sì, stupisce lo spettatore, ma lo fa quando è troppo tardi e la noia si è ormai ben sistemata sul divano accanto a lui.
Che dire: è un peccato per Les Papillons Noirs, avrebbe potuto davvero prendere il volo e portarci con sé, ma invece ci ha lasciati ben ancorati a terra. Nell’attesa che le stagioni facciano il loro giro e l’estate ritorni potete acciambellarvi dove preferite e continuare a leggere le recensioni e gli approfondimenti su Kaleidoverse. Inoltre, se il nostro lavoro vi piace e volete sostenerci potete seguirci sulle nostre pagine social o entrare a far parte dei nostri gruppi community (Facebook e Telegram), dove discutiamo delle ultime tendenze nel mondo dei videogiochi, del cinema e degli anime.
Les Papillons Noirs è una serie TV dal ritmo lento e cadenzato, che ci fa viaggiare tra la Francia odierna e quella della seconda metà del '900, dove ad attenderci c'è però l'estate con il Sole, il mare e il relax che caratterizzano le vacanze estive. In questo ping pong scenografico si inserisce il racconto toccante di una storia d'amore completamente sporca di sangue e che accumula nel corso dei sei episodi una quantità non indifferente di cadaveri e di domande. L'aspettativa che si crea però non viene soddisfatta completamente, e trattandosi di una serie crime ciò impatta negativamente sulla visione, togliendo l'elemento "a-ha", importantissimo in un prodotto del genere, e lasciando alla fine insoddisfatti.