Il successo ottenuto da Parasite ha sfondato quel muro di pregiudizio verso i film asiatici e ha fatto scoprire un mondo cinematografico pieno di sorprese. Per chi avesse apprezzato questo film del 2019 e volesse esplorare maggiormente il cinema coreano ecco un titolo che potrebbe fare per voi: Nido di Vipere (Beasts Clawing at Straws) del quale parleremo in questa recensione. Diretta da Kim Yong-hoon, la pellicola ha tutta l’ambizione di essere un secondo Parasite. Con note di ispirazione date dai fratelli Coen e da Quentin Tarantino, il regista coreano ha dato vita a un thriller mischiato con del black humor.
Basato su un romanzo giapponese di Keisuke Sone, Nido di Vipere ha un arco narrativo multi strato con molteplici protagonisti e la sua trama ruota intorno a una borsa di Louis Vuitton. Il cast, composto da criminali, escort e impiegati indebitati, si ritrova a prendere una serie di decisioni, una peggio dell’altra. Il tutto, ovviamente, si riduce a situazioni controproducenti che danno ancora una volta ragione a Murphy. Ora, l’inizio per noi sembra promettente. Non ci resta che addentrarci in questa recensione di Nido di Vipere.
Una borsa come protagonista
La trama di Nido di Vipere ruota attorno una borsa piena di denaro che sembra unire persone tra loro sconosciute. Storie apparentemente parallele e incoerenti l’una con l’altra si incrociano in questa storia che sembra complicata, ma in realtà è semplice. C’è un apparente ordine dettato dalla quotidianità delle vite dei protagonisti, ma più si va avanti e più si nota come vivano in un caos di ambizione, avidità e disperazione. La realtà di queste persone si scontra nel momento in cui Joong-man (Bae Seong-woo), nell’armadietto della sauna per cui lavora, trova la borsa con all’interno una quantità di soldi da cambiare la vita. Ma lui non è l’unico a cui potrebbe servire un cambiamento radicale e da qui ci vengono presentati gli altri personaggi e le loro storie.
Non risulta ovvio sin da subito come queste persone siano collegate tra di loro. Yong-hoon, nella sua sceneggiatura riesce a mantenere le fila della trama in un apparente groviglio senza senso, finché non ce l’hanno. Con un profondo senso dell’umorismo, Nido di Vipere deve anche qualche spunto, riguardo alla critica sulla società Coreana, a Parasite. L’idea di dividere il film in “capitoli” ti dà la sensazione di un libro che continui a leggere perché vuoi sapere come finisce. Fino all’ultimo il pubblico è coinvolto nel cercare di risolvere il mistero dietro a questa Louis Vuitton e non c’è un momento noioso e monotono.
Royale con Bulgogi
Interamente, Nido di Vipere offre un attraente mix di violenza, sbadataggine e black humor, caratteristica che ci fa intuire come Tarantino sia stato d’ispirazione a Kim Yong-hoon. Come sfondo il film ha la città portuale di Pyeongtaek e i personaggi esistono in un universo spietato dove camion della spazzatura colpiscono le persone a caso, e un poliziotto che arriva da Seoul si autoinvita in casa tua con la scusa di andare in bagno. Nido di Vipere non è completamente sulla linea di Tarantino, la sua narrazione è solo leggermente non lineare, e non contiene monologhi senza tempo. Differenze che rendono il lungometraggio molto più accessibile a un pubblico internazionale che, altrimenti, troverebbe difficile capire la retorica coreana con le analogie al famoso scambio di Pulp Fiction sul Royale con formaggio.
Potremmo dire che ne abbiamo visti molti di film crime con almeno una scena con del denaro in una borsa. Quindi perché guardare proprio questo? Sicuramente ci propone i soliti archetipi narrativi del genere, ma Nido di Vipere è talmente intriso di autoconsapevolezza che lo discosta da qualsiasi film che potremmo aver già visto. Anche se non vi piacciono i film sottotitolati, vi consigliamo comunque di dare un possibilità a quest’opera e vedere come i non inglesi si districano con questo genere. Chiunque voglia un thriller un po’ divertente, che offre quel qualcosa in più agli amanti di Tarantino, può trovare un ottimo inizio per esplorare il cinema coreano e come esso si approccia al genere.
Nido di Vipere cerca l’originalità attraverso al tradizione
Partendo dai colori, in Nido di Vipere possiamo vedere ogni sfumatura dell’arcobaleno. Dai luoghi del centro città con i neon rossi e viola, ai verdi e i grigi degli spazi del porto, delle strade in mezzo agli alberi e le campagne, non capita spesso che un film di questo genere si sforzi enormemente di spostare i suoi personaggi da un luogo all’altro rendendo ciascuno di essi estremamente distinguibile. Anche la musica si distacca da quella che ci aspetteremmo. Al posto di riproporre musica popolare per bilanciare la mancanza di moralità dei personaggi, o l’utilizzo del jazz per sottolineare l’impossibile Nido di Vipere ci stupisce. La colonna sonora è rilassata e giocosa, che ti ricorda più quei film del mistero intrisi di commedia, riportando alla mente le note della Pantera Rosa oppure Knives Out.
Il film riesce a bilanciare i toni in modo eccelso. Non solo si hanno delle scene tragicomiche, ma anche dei momenti di tensione che ti tengono con il fiato sospeso in attesa di scoprire i segreti di ogni personaggio. Momenti in cui ti chiedi se sta per succedere davvero quello che pensi e anche scene in cui non puoi concepire come la situazione possa peggiorare. Purtroppo, nella pretesa di rimanere originale, Nido di Vipere cade davanti all’ostacolo dei personaggi. C’è il ragazzo innocente con problemi familiari, la escort in una relazione violenta, il boss del crimine con il suo scagnozzo muto, il ragazzo indebitato fino al collo, e la donna misteriosa con connessioni illegali. Tipi già visti da qualche altra parte. Quindi, se si ha già familiarità con questi archetipi, potrebbe risultare più semplice predire le loro azioni, perché non hanno intenzioni complesse o nuove.
Le nostre conclusioni su Nido di Vipere
Nido di Vipere è di certo un’altra gemma che arriva dalla Corea del Sud. Un thriller con umorismo intelligente e colpi di scena ambiziosi. Utilizzando una struttura con trame che si intrecciano dentro e fuori tra di loro, di certo è stato un debutto audace per Kim Yong-hoon. Il film mischia abilmente violenza, black humor e un po’ di mistero, ma, mentre i personaggi sono interessanti e convincenti nelle loro pretese, il percorso che pensato per loro dove ogni loro decisione li porta a peggiorare la situazione non è stato creato con molta sensibilità. Questo funzionerebbe se fossero tutti immorali, ma alcuni di loro sono sempliciotti bloccati nella situazione sbagliata.
Una volta che il film raggiunge il suo secondo atto, il ritmo, finora incalzante e coinvolgente, inizia a fermarsi in alcuni punti. e ci sono punti in cui la trama sembra un po’ forzata. Ed è un peccato che Nido di Vipere investa di più nel cercare di sorprendere gli spettatori attraverso lo shock piuttosto che investire nei personaggi. Di certo questi aspetti un po’ più negativi non negano che il debutto di Kim Yong-hoon è stato uno col botto. Con Nido di Vipere è riuscito a regalarci un altro film coreano sulla stessa lunghezza d’onda di Parasite. Se volete rimanere aggiornati sulle notizie dal mondo del cinema, degli anime, dei manga, dei videogiochi e molto altro, unitevi al nostro canale Telegram e continuate a seguirci sui nostri canali social Instagram, Facebook e TikTok e seguiteci su Kaleidoverse e sul nostro canale YouTube.
Un' eccellente miscela di black humor e crimine. All'inizio Nido di Vipere si prende il suo tempo per introdurre i personaggi, ma una volta che si scoprono le varie connessioni tra di loro, la trama fa un grande gioco di story telling che ti tiene incollato allo schermo. Nonostante gli archetipi dei personaggi siano già conosciuti, l'intreccio delle varie storie è studiato così bene da farti apprezzare il film in tutti i suoi aspetti. La sua estetica è simile a quella dei classici film noir, ma dipinta con colori vivaci. Può essere raccapricciante in alcuni punti, ma coloro che amano le narrazioni piene di tensione, con tradimenti e un pizzico di umorismo, ameranno di certo questo film.