Da venerdì 14 marzo è disponibile su Netflix un nuovo e chiacchieratissimo film, The Electric State. I fratelli Russo (Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame) hanno provato a regalare al colosso americano di streaming un nuovo colossal sci-fi. Nelle righe successive leggerete la nostra recensione di The Electric State e di come, purtroppo, non abbia soddisfatto le aspettative.
Il film è basato sulla graphic novel del talentuoso artista svedese Simon Stålenhag, The Electric State. Una produzione brasiliana-indiana-statunitense un po’ travagliata, partita nel lontano 2017, ha visto il passaggio dei diritti di distribuzione da Universal Pictures a Netflix. Il cast stellare e tutto il lavoro svolto sul film hanno fatto lievitare i costi fino a 320 milioni di dollari rendendolo il più costoso della piattaforma e uno dei più costosi di sempre; ne sarà valsa la pena?
I fratelli russo tornano a fare cinema con un nuovo e costosissimo progetto che sarebbe potuto diventare un nuovo cult.
The Electric State, la trama e il cast
La storia è ambientata negli anni novanta del XX secolo e vede come protagonista Michelle, un’adolescente orfana che vive in una società popolata da robot senzienti. Una volta queste macchine erano al servizio dell’uomo ma ora è diventato illegale poterne avere una. La ragazza farà la conoscenza di Cosmo, un piccolo e misterioso automa che sembra sapere dove sia realmente suo fratello Christopher. I due partiranno per un avventuroso viaggio durante il quale faranno la conoscenza di Keats e del suo aiutante robotico Herman.
Per quanto riguarda il cast non hanno badato a spese, infatti abbiamo Millie Bobby Brown (Stranger Things) e Chris Pratt (Guardiani della Galassia) nei due ruoli principali; attorno a loro gravitano volti famosissimi come Giancarlo Esposito (Breaking Bad), Stanley Tucci (Conclave) e Ke Huy Quan (Everything Everywhere All at Once). Le stelle non finiscono qui in quanto al doppiaggio dei robot abbiamo Anthony Mackie, Woody Harrelson e Colman Domingo.
Una storia debole e banale
Parliamoci chiaramente, i presupposti per un ottimo film c’erano tutti, ma non hanno saputo tramutare ciò che avevano tra le mani in quello che poteva essere una delle opere di punta di Netflix. L’avventura di Michelle è la classica storia di ricerca già vista e rivista in molti altri prodotti. Oltre ad essere poco originale, è anche piuttosto banale e del tutto piatta, priva di molti approfondimenti e con personaggi privi di carisma. L’introduzione, ad esempio, è molto veloce e vediamo subito i robot ribellarsi; non era meglio prendere più tempo?
Secondo il nostro parere, ridurre tutto ciò che avevano ad un solo film è stato un grande errore. Di cose da raccontare ce n’erano tantissime e avrebbero potuto suddividerle in più atti. Manca un adeguato approfondimento ai personaggi – se non un minimo per Michelle e Christopher – e un finale molto sbrigativo e piuttosto semplice. Volevano creare il nuovo colossal sci-fi dell’anno ma non ci sono riusciti minimamente.
Personaggi poco memorabili
Quando si ha un cast così ricco di talento ci si aspetta che i loro personaggi siano formidabili ma, purtroppo, così non è stato. Complice una scrittura molto blanda abbiamo trovato i protagonisti per niente memorabili se non per il colore dei capelli della Brown. La star di Stranger Things è stata abbastanza brava nel dare vita al suo personaggio – seppur poco carismatico – cosa che non possiamo dire per Chris Pratt. Riteniamo che l’attore abbia agito come se fosse ancora intrappolato nel ruolo di Peter Quill.
Il tasto davvero dolente è il Marshall di Giancarlo Esposito reso ancor più secondario del suo Sidewinder in Captain America: Brave New World. Un personaggio davvero senza anima e senza criterio, appare dal nulla e prova ad avere un’evoluzione, ma ciò non avviene minimamente. Ethan Skate (Stanley Tucci) rappresenta – o almeno ci prova – il villain ma risulta essere il classico cattivo proprietario di un’azienda high-tech che si professa salvatore del mondo; ruolo identico a quello che aveva in Transformers 4.
Un comparto tecnico non all’altezza delle aspettative
Come già detto, dietro a The Electric State ci sono Anthony e Joe Russo che però non hanno più saputo ricreare quel successo arrivato con Marvel anni fa, abbandonandosi a una regia che lascia molto a desiderare. I due registi si sono circondati di persone fidate come i due sceneggiatori Chrisopher Markus e Stephen McFeely, coi quali hanno già collaborato più volte. Il duo statunitense, autore di tanti progetti di successo come nel caso de Le Cronache di Narnia – il leone, la strega e l’armadio, non ha saputo soddisfare le alte aspettative.
Un lato positivo possiamo ritrovarlo parlando del comparto musicale dove ritroviamo Alan Silvestri, altro fedelissimo dei Russo e autore della celebre colonna sonora degli Avengers. Le musiche del compositore americano sono un piacere da ascoltare così come qualche chicca inserita per creare quell’effetto vintage/nostalgia negli spettatori. Parlando di CGI possiamo dire che comprendiamo l’alto budget speso, non abbiamo riscontrato errori o strafalcioni; tutto è filato liscio come l’olio, almeno in questi due ambiti!
CGI e musiche sono buonissime ma la sceneggiatura e la regia lasciano a desiderare.
Le nostre conclusioni su The Electric State
The Electric State ci ha dimostrato che non basta avere tanti nomi altisonanti, qualche citazione agli anni ottanta e novanta e qualche robot per far diventare la tua pellicola un ottimo film. Quello che abbiamo percepito è il totale spreco del materiale che avevano in mano. Non serve solo qualche buona battuta divertente e l’atmosfera degli anni novanta per conquistare il pubblico. Non siamo per niente soddisfatti, le nostre aspettative erano alte ma, questo lungometraggio, è un enorme “vorrei ma non posso”.
Vorremmo sinceramente sapere la vostra opinione dopo la visione di questo film e potrete scriverla sia qui su Kaleidoverse che su Instagram. Di seguito vi segnaliamo alcune recensioni che avremmo il piacere di consigliarvi: quella sulla terza stagione di Invincible, sull’episodio 22 di Blue Box ed infine quella su Il Gattopardo. Alla prossima recensione!
Pro:
Buona CGI
Le musiche di Alan Silvestri
Contro:
Sceneggiatura molto debole
Personaggi poco carismatici e dimenticabili