Le scelte non sono mai solo scelte, e le conseguenze possono presentarsi alla propria porta in qualunque momento. Scommettiamo però che ben pochi di voi si sono mai trovati a dover fronteggiare le conseguenze alla maniera di Walker, il protagonista del film di cui Kaleidoverse vi parla in questa recensione: si tratta di Havoc, action psichedelico disponibile su Netflix a partire dal 25 aprile, di cui vi parliamo come sempre senza spoiler, dopo avervi presentato i nomi dietro il titolo.
Havoc vede alla regia Gareth Evans (The Raid – Redenzione) che ha scritto anche la sceneggiatura. Nel cast principale ci sono Tom Hardy (Venom), Quelin Sepulveda (Good Omens), Justin Cornwell (The Umbrella Academy), Jim Caesar (The Witcher), Xelia Mendes-Jones (Fallout), Richard Harrington (Hinterland), Serhat Metin (Dune – Parte due), Timothy Oliphant (Justified – L’uomo della legge), Gordon Alexander (Gangs of London), John Cummins (The Franchise), Forest Whitaker (L’ultimo re di Scozia), Jessie Mei Li (Ultima notte a Soho), Narges Rashidi (Sotto l’ombra), Astrid Fox-Sahan (Il giovane Wallander) e Sunny Pang (Headshot).
Havoc: la trama del film
In una città corrotta fino al midollo un gruppo di giovani ladri ruba delle lavatrici piene di cocaina per saldare un debito, ma finisce inevitabilmente al centro di una faida più grande che li porterà a doversi separare. La criminalità cinese prende di mira Charlie (Justin Cornwell), figlio di Lawrence Beaumont (Forest Whitaker), sindaco e magnate della città, e Mia (Quelin Sepulveda), la sua ragazza. E il politico, informato, chiede a Patrick Walker (Tom Hardy), agente di polizia corrotto, di fare di tutto per salvare il ragazzo.
Parte così una caccia all’uomo serrata e senza esclusione di colpi, con Charlie e Mia braccati da Walker, dalla Triade e dalle forze dell’ordine che si dilunga per tutta la città e fa emergere tanto il passato burrascoso del poliziotto quanto il marciume presente dietro gli stendardi della legge e dell’autorità. E che alla fine conferma quanto il male possa corrompere qualunque organo, richiedendo prezzi da pagare altissimi per andarsene e non tornare.
Un gruppo di ladri finisce nel mirino della Triade e deve fare di tutto per sopravvivere.
Inseguimenti psichedelici
La regia di Havoc spicca per la dinamicità della macchina da presa, sempre all’inseguimento delle macchine che sfrecciano su e giù per la città e saltellante tra i vari personaggi durante le sparatorie e le scene di combattimento. Ad appoggiarla c’è una fotografia che risalta e satura alcune scale di colore, dando al film un’atmosfera psichedelica e quasi fuori dalla realtà. Gli effetti speciali sono misti, ma in particolar modo applaudiamo quelli artigianali, che spingono molto su effetti splatter senza però risultare eccessivamente finti.
La grande pecca di Havoc è però la sua sceneggiatura, che nonostante l’abbondante minutaggio non spicca per la trama. Abbiamo infatti corruzione, criminalità organizzata, amore, politica e tradimenti che si intrecciano a perdifiato senza però dare, alla fine della visione, qualcosa allo spettatore. Nulla da dire invece sul cast: Tom Hardy splende sempre quando ricopre il ruolo di antieroe, e sono presenti altri volti noti al grande pubblico per altri prodotti presenti nel catalogo Netflix, come Jessie Mei Li. Peccato che non sia stato dato spazio alle individualità dei singoli.
Città vuota
Protagonista silenziosa della pellicola è la città senza nome nella quale si svolgono gli eventi di Havoc, un luogo buio con sprazzi di colori violenti e vivaci che tengono sempre alta l’attenzione dello spettatore. La scenografia richiama alla mente dello spettatore atmosfere simili a Gotham City o alla metropoli di Cyberpunk 2077, e anche i personaggi in un certo senso fanno pensare ad ambienti simili. La città emerge come un luogo sporco e pieno di segreti, con un sottobosco criminale che si intreccia strettamente con il mondo delle forze dell’ordine, rappresentate sicuramente in maniera negativa anche se, lo ribadiamo, in maniera poco incisiva.
Capiamo la necessità di voler realizzare una pellicola che mette al primo posto scene action che intrattengono lo spettatore ma creare un film per il puro gusto di mostrare 2 ore di attori impegnati intricati coreografie e spargimenti di sangue artificiale non è comunque giustificabile se la trama resta appesa a un filo. Inoltre la preponderanza delle scene action è talmente incisiva che non nascondiamo di aver dovuto riguardare intere sequenze del film perché non riuscivamo a capire in che modo i combattimenti e le sparatorie fossero collegate alla trama principale e ai susseguenti risvolti.
La città è la protagonista silenziosa di Havoc, e per le sue vie si perde completamente la trama.
Una spinta verso i buoni sentimenti
C’è comunque della poesia nella morale di questa pellicola, ma pensiamo che ridurre tutto a un dramma alla Romeo e Giulietta condito da bande di criminali rivali che si contendono carichi di droga sia riduttivo. Un altro elemento che però merita il nostro plauso sono alcune scene specifiche in cui entriamo nella mente di Walker e vediamo il modo in cui ricostruisce le scene del crimine, con la violenza delle sparatorie che si fonde con il disordine ordinato del jazz dando vita a uno spettacolo visivo non indifferente. Il problema è che questo punto di forza della pellicola è presente davvero in misura minima rispetto al minutaggio e non basta risollevare le sorti di questo film.
Ultimo tema – ma non meno importante – è il confronto di 2 genitori che guardano alla crescita dei propri figli e si rendono conto degli errori commessi. Questo conflitto interiore si conclude con l’espiazione, un fattore che ritorna costantemente nella pellicola perché non ci sono personaggi positivi – se non per un paio di sporadici casi. C’è una riflessione sulle scelte e sulle conseguenze delle scelte, di cui bisogna prendere atto e assumersi la responsabilità, qualunque sia l’esito, ma ripetiamo: anche qualora non termini in tragedia, il film rimane estremamente fumoso.
Le nostre conclusioni su Havoc
Havoc è un film perfetto per voi se state cercando una fuga dalla realtà di 2 ore che vi faccia spegnere il cervello e vi faccia dimenticare della trama perché volete soltanto godervi le sparatorie e il sangue. Se invece siete alla ricerca di un action più raffinato che mette al centro intrighi politici e risvolti intricati probabilmente rimarrete delusi. La presenza di un buon cast che esprime comunque il meglio, unito a una regia che scandisce bene i ritmi serrati della narrazione non riescono, in ogni caso, a rendere il film memorabile.
Cosa pensate di Havoc? Lo avete visto? Lasciateci un commento qui su Kaleidoverse o sulla nostra pagina Instagram, che potete seguire per restare sempre aggiornati sulle ultime novità in campo cinematografico, seriale, d’animazione e videoludico. Vi lascio, nel salutarvi, alcuni dei nostri ultimi articoli: la recensione dell’ultimo arrivo in casa Marvel, Thunderbolts*, quella di Étoile e quella dell’ultimo capitolo del manga di One Piece. Ci leggiamo alla prossima!
Pro di Havoc
Regia dinamica che enfatizza il ritmo serrato della narrazione;
Fotografia saturata che evidenzia le scene splatter;
Ottimo cast;
Ottimi effetti speciali artigianali;
Colonna sonora ben inserita.
Contro di Havoc
Trama debole e fumosa;
Personaggi poco sviluppati;
Finale aperto non necessario;
Linee narrative lasciate in sospeso o dimenticate;
Temi importanti chiusi con superficialità.