Ci sono sempre nuovi prodotti in uscita su Disney+, tra serie TV e film, la cui qualità è in bilico tra il perfetto e l’evitabile. Oggi vogliamo parlarvi di una docuserie il cui posto è tra quelle proposte di qualità. Non solo perché si parla di cibo e Italia, ma anche per cosa viene narrato con il filtro di chi l’Italia l’ha vissuta diversamente. Stiamo parlando di Tucci in Italy di cui state per leggere la nostra recensione.
Chi è Tucci per poter parlare di cibo? Stanley Tucci è nato a Peekskill negli USA da genitori di origine italiana. I nonni di Stanley sono infatti entrambi calabresi e da giovane ha vissuto per un anno a Firenze. Probabilmente è da qui che ha preso l’idea, quasi 20 anni fa, di dar vita a questa docuserie. L’amore per l’Italia e la buona cucina, gli innumerevoli luoghi visitati durante i suoi soggiorni italiani e tanto altro, questo è quello che vi aspetta.
Cinque regioni, tanta diversità culinaria
Di solito cerchiamo di darvi una trama della serie di cui state leggendo la recensione, in questo caso di Tucci in Italy, ma non oggi. Ogni puntata ha come focus il mettere in luce piatti, tradizioni e innovazione provenienti dal mondo della cucina. Il viaggio di Stanley parte, ovviamente, da Firenze dove lui ha vissuto per un anno. Il percorso inizia con un bel panino con il lampredotto per colazione e con lui arriva l’acquolina in bocca allo spettatore.
Dalla Toscana al Trentino passando per la Lombardia e poi ancora giù in Abruzzo per finire poi nel Lazio. Cinque regioni le quali ognuna può raccontare, attraverso i propri piatti ma non solo, diversità ma anche tradizioni radicate saldamente nella cultura di tutti. Come si fa a dire no a un bel panino con la porchetta di Ariccia? Oppure perché rinunciare a un piatto caldo di knӧdel abbinati ad un vino del Trentino? Tucci vi guiderà in lungo in largo tra nuovi gusti e vecchie preparazioni.
Non è solo di cucina che si parla
Abbiamo capito che l’intera docuserie vi farà venire fame e avrete il cervello annebbiato dal cibo. Quello che Stanley però sta cercando di mostrare è anche l’importanza delle storie che ogni cibo ha da raccontare e non solo. Il ristorante Da Vittorio non è solo un triplo stellato in cui è la qualità a far la differenza. Il suo orto botanico di un ettaro la cui resa è di trecento ettari, farà pur la differenza dagli altri no?
L’evoluzione della cucina parte anche dalle materie prime e se si usano sempre gli stessi ingredienti, dov’è il cambiamento? Vittorio Cerea, fondatore del ristorante insieme alla moglie Bruna, lo sa bene e infatti il suo orto non è quello classico. Grazie alla docuserie Tucci in Italy e alla nostra recensione, oggi scoprirete l’esistenza del basilico cannella o del basilico rosso e tanto altro. Vogliamo parlare anche del Cibrèo con la sua fusione tra cucina fiorentina e giapponese?
La tradizione come fulcro dell’italianità
Siamo famosi in tutto il mondo per quello che sappiamo fare meglio ovvero cucinare, oltre che mangiare. Dietro ogni preparazione ci sono decenni o anche centinaia di anni di tradizione tramandata dalle vecchie alle nuove generazioni. Prima abbiamo accennato della fusione tra cucina fiorentina e giapponese, pura follia per un italiano e ancor di più per un fiorentino. Eppure Stanley impazzisce per i sapori che gli vengono proposti perché dietro c’è uno studio, un lampo di genio per la creazione dello stesso.
Per poter sperimentare però bisogna sempre partire da una base, da ciò che più si conosce e questo i ristoratori lo sanno alla perfezione. La catena Autogrill è infatti protagonista di una delle proposte lombarde con il suo piatto di pasta con ragù vegano. 10 anni di prove e studi per inventare un piatto per l’Autogrill direte voi? Noi lo abbiamo visto più come un’apertura verso nuovi orizzonti per non rimanere indietro, vista la strada che si sta intraprendendo in quest’epoca.
Storie di tutti i giorni
Stanley ci ha visto lungo e ha capito che per comprendere meglio il paese che visita bisogna provarne il cibo e ascoltarne la storia. Non parliamo solo delle origini di un piatto, di come viene preparato il lardo di Colonnata, ad esempio, ma di cosa evoca. Una vicenda narrata vedeva protagonisti una coppia omosessuale e il loro stress giornaliero. L’adozione di un bambino, non riconosciuto in Italia per mancanza di diritti per le coppie omosessuali, può dar vita a una riflessione sul nostro Paese.
Pensieri che si possono fare anche per l’ospite etiope in terra trentina o anche la comunità ladina le cui origini sono ben chiare. Non importa da dove tu provenga, se dall’Austria o dall’Italia, l’importante è l’appartenenza a un gruppo di cui tu sai di far parte. La condivisione del cibo però rende tutti parte di un’unica grande famiglia: quella culinaria. Tucci in Italy, e con essa la nostra recensione, vuole sottolineare un tratto distintivo dell’uomo ovvero che davanti al cibo siamo tutti uguali.
Le nostre conclusioni su Tucci in Italy
L’attore e regista ci porta in sole cinque regioni ma ciò non significa che le altre non abbiano da raccontare qualcosa. Sappiamo bene quanto sia importante per gli italiani la propria identità gastronomica. Questa è solo la prima stagione e non è detto che nelle prossime, se ci saranno, non vengano esplorate altre parti d’Italia. Stanley Tucci ha portato la sua visione parziale e la sua esperienza da girovago sul territorio peninsulare italiano.
Siamo sicuri che vogliate sapere cosa ne pensiamo sul nuovo live action targato Disney+ Lilo e Stitch. La nostra recensione in merito vi aspetta sul sito di Kaleidoverse insieme a tanti nuovi articoli e approfondimenti ogni settimana. La nuova stagione di Love, Death & robots sarà riuscita a mantenere gli standard delle stagioni precedenti o sarà stato un flop? Rimanere aggiornati è facilissimo, seguendoci sulla nostra pagina Instagram dove potete anche lasciarci un commento in merito. Noi come sempre vi ringraziamo per averci letto e vi aspettiamo alla prossima recensione!