Qualche giorno fa, più precisamente il 20 maggio, ha finalmente fatto il suo debutto sul catalogo di Prime Video Motorheads, l’atteso teen drama presentato sin dal principio come un racconto sulle prime volte, soprattutto la prima auto. Prodotta da Amazon MGM Studios – a cui dobbiamo, come intuibile, l’esistenza di molte opere presenti sulla piattaforma – la serie conta al momento una sola stagione composta da dieci episodi della durata di circa un’ora.
Essa è frutto delle idee di John A. Norris, che stato dietro le quinte non solo di One Tree Hill – una serie di genere molto simile a quella in questione, come approfondiremo nella recensione – ma anche di altre opere di successo, come Bull e Beauty and The Beast. Inoltre, il cast conta alcuni volti conosciuti, tra cui Manuel Cimino (Love, Viktor; Non ho mai; ecc.), qui nei panni di Zac, uno dei protagonisti.
John A. Norris scrive un racconto sulle prime volte
Motorheads: la trama
Quando la madre trova lavoro nella sua città natale, Caitlyn e Zac Torres lasciano la Grande Mela per trasferirsi ad Ironwood, dove ruote e motori costituiscono un vero e proprio stile di vita. Giunti all’officina di Logan – lo zio paterno – i gemelli fanno la conoscenza di Marcel, un tipo un po’ goffo, ma dal cuore grande. In seguito, nella nuova scuola, Cate e Zac fanno incontrano rispettivamente Alicia e Curtis, con cui sembra scoccare la scintilla. Ma ovviamente, purtroppo, la scuola non è teatro solo di incontri piacevoli.
I due fratelli si ritrovano infatti a godere della dolce compagnia (si fa per dire) di Harris, il ragazzo di Alicia, la cui famiglia sembra possedere la città. Già uniti dalla passione per le corse e i motori, il gruppetto formato da Caitlyn, Zac, Marcel e Curtis trova un ulteriore punto di comunione nell’essere i bersagli delle sue umiliazioni. Per cui, quando Caitlyn curiosando nell’officina di Logan trova l’auto di Christian Maddox – il padre scomparso dei gemelli, considerato ad Ironwood come una sorta di leggenda delle corse – i ragazzi decidono di rimetterla a nuovo e sfidare Harris al suo stesso gioco.
Tra passato e presente
I nostalgici che in adolescenza si sono trovati bene a One Tree Hill e Orange County potrebbero trovare interessante anche la ruggente Ironwood, tra adulti imprigionati nel passato e giovani che rischiano di finire a fondo con (e a volte a causa) loro, ma anche tanto umorismo e amicizie sincere. Di sicuro, i buoni vecchi fan di Seth da O.C. non resteranno delusi, visto che Marcel sembra essere stato modellato su di lui e Mouth di One Tree Hill.
Infatti, come già accennato, Motorheads fa indubbiamente parte della stessa categoria di drama a cui appartengono serie come le due già sopracitate, ma anche Smallville, Dawson’s Creek e tante altre. E, per forza di cose, ne conserva la stessa dose di surrealismo – e anche un pizzico di cliché. Tuttavia, ci troviamo davanti a qualcosa di più di una serie per ragazzini o nostalgici; la sceneggiatura parla dell’adolescenza nella sua forma più semplice e allo stesso tempo complessa possibile, usando come canale due concetti fondamentali: la famiglia e, ovviamente, le auto.
Se c’è qualcosa che viene messo bene in chiaro, è quanto entrambi possano rivelarsi delle lame a doppio taglio, soprattutto quando si ha l’età dei protagonisti. La famiglia è una comfort zone, una rete di sicurezza su cui cadere se necessario. Ma è anche un vincolo, una figura di comando che richiede dall’adolescente la capacità di prendersi le responsabilità di un adulto, ma anche di adeguarsi alle misure di sicurezza che di solito si impongono ad un bambino – il rapporto tra Harris e Darren ne è un buon esempio.
La macchina, da parte sua, è la libertà per antonomasia – specialmente in un Paese in cui la patente si prende a sedici anni. Essa è velocità, la possibilità di andare dove si vuole senza tenere conto della distanza. Eppure, come tutti i grandi poteri, richiede di stare nelle mani di chi è in grado di gestirlo con responsabilità e buone intenzioni – così come il potere decisionale che ci guida nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Non per niente, la serie è stata categorizzata come “coming-of-age”, che potremmo tradurre come “letteratura di formazione”.
L’auto come simbolo di libertà e responsabilità
Un Orange County senza Sandy Cohen
Motorheads ha tutto ciò di cui una serie di questo genere ha bisogno; un mistero da scoprire, un contesto di fondo interessante (One Tree Hill aveva il basket, Irowood ha le auto), buona musica, intrecci amorosi. E, ovviamente, un cast di personaggi in cui deve essere facile rivedersi – o rivedere il vecchio se stesso. Il quartetto di protagonisti composto dai gemelli, Marcel e Curtis dà una buona rappresentazione di un’amicizia sincera, in cui a volte ci si fa del male a vicenda, ma si trova sempre il modo di fare pace. Inoltre, alcune performance si sono meritate una menzione d’onore; in particolare Josh Macqueen nei panni di Harris, con il suo crogiolarsi nella rabbia.
Tuttavia, non si può dire lo stesso di tutte le interpretazioni, e anzi alcune lasciano decisamente a desiderare, come la tiepida Alicia di Mia Haley. Senza considerare che, ovviamente, le performance individuali non possono portare avanti la baracca se il collettivo non funziona. Infatti, se escludiamo il gruppetto sopracitato, si nota una mancanza di chimica piuttosto grande – e anche grave, se teniamo conto del genere – tra gli attori, sia che essi interpretino due amici stretti, due rivali, o due innamorati. L’unica coppia di personaggi che sembrerebbe salvarsi sono Sam (Nathalie Kelley) e Logan (Ryan Phillippe), che sembrano dare un’immagine convincente di affetto fraterno.
Le nostre conclusioni su Motorheads
In sostanza, Motorheads è una serie sicuramente modificabile, ma non per questo senza potenziale. Tra triangoli amorosi, un passato tutto da svelare e temi molto vicini al pubblico, ha tutte le carte in regola per portarsi a casa la promozione. Nonostante il cast abbia palesemente bisogno di scaldarsi, noi della redazione di Kaleidoverse sentiamo di riporre le nostre speranze nelle stagioni future.
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Pro:
La metafora della macchina usata in modo intelligente.
Un gruppetto di protagonisti simpatici.
Temi molto vicini al pubblico, tra cui la famiglia.
Rappresentazione semplice e veritiera dell’adolescenza.
Una colonna sonora orecchiabile.
Contro:
Una grande mancanza di chimica tra i membri del cast nella sua collettività.
Alcune performance individuali lasciano a desiderare.
Una buona dose di surrealismo, come tipico dei teen drama.
Parecchi cliché nella parte di sceneggiatura legata agli intrecci amorosi.
Una notevole mancanza di show don’t tell.